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Full text of "Rime et prose di m. Giovanni della Casa .."

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DUKE 

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RIME, ET  PROSE 

DI M.    GIOVANNI 

DELLA   CASA. 


Con  le  Concefsionì,  &  Priuilegij 
di  tutti  iPrencipi. 


l*  uAu.  -uJji.  ■UC~ !*£****■  j*t>J 


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IMPRESSE    IN  V  IN  E  GIÀ, 

PER    NICOLO      BEVILAC  QJV  A, 

NEL    MESE    d'o  TTOBRE, 

M.    D.    LVIIT, 


AL  (ALARISSIMO 


%    ir 


GIROLAMO   QUIRINO, 

FV     DEL     MAGNIFICO 

MESSERE        S    MERIO. 


•j. 


3G 


Osono  fiato  buona  pezza  fo- 
fpefo  5  confiderando  meco  me- 
d  efimo  quale  di  due  cole  più 
mi  fi  conueniffe  di  fare ,  intor- 
no alle  opere,  che  appretto  di 
me  fi  ritruouano  ;  di  quella  dal 
mondo  honorata  &  da  me  Tem- 
pre riuei  ita  memoria  di  Monfignor  della  Cafà  mio 
Padrone  :  &  ciò  era ,  le  io  douefsi  publicarle  per  via 
della  ftampa ,  o  no  :  Hauédo  dall'uno  de  lati  la  mol- 
ta refiftenza  de  Signori  fiioi  heredi,che  da  ciò  gran- 
demente mi  ritraheuano  ;  ne  per  colà,  o  ragione , 
che  loro  fi  allegale,  vi  fi  poteano  indurre:  come 
confapeuoli  della  intention  dell'Autore ,  il  quale  nel 
tempo,che  fu  affalito  da  quella,  che  di  tutte  le  noftre 
operationièvltimofinejiion  fiera  anchora  d'alcu- 
no de  fltoi  componimenti  in  maniera  fodisfatto,  che 
egli  fé  ne  appagarle  interamente:  Dall'altro  in- 
tendo io  il  dilìderio  (porlo  dire  )  vniueriàle  di  tutti 
i  dotti  &  feientiati  huomini,  non  folo  Italiani,  ma 
etiandioid' altre  nationi  ,  &  pure  de  più  nobili  & 

a     2     maggior 


;.-.'. 


maggior  perfbnaggi  del  nofìro  fecolo:  i  quali  tutto'l 
giorno,  quando  con  lettere ,  &  quando  in  altra  guifà 
infilandomi  &  follecitandomi ,  lì  moftrauano  fuor  di 
modo  accefi  &  difiofi  di  leggere  alcuna  delle  Tue 
fcritture .  La  onde  io  diuenuto  più  vago  difodisfa- 
re  a  quello  comune  difiderio ,  che  di  piacere  &  di 
vbidire  in  ciò  a  cui  io  ho  cotanti  anni  in  tutte  le  altre 
cofè  vbidito  &  feruito;  dopo  lohauere  non  lenza 
molti  prèghi  &  molta  malageuolezza  ottenuto  il 
confenfo  de  predetti  Signori;  mi  fono  alla  perfine 
falciato  perfuadere  a  douere  al  mondo  comunicare 
quefto  prefence  volume  di  Rime,&  di  Profe  :  lequali 
fono  pur  quelle  poche,  che  io  con  ogni  mio  ftudio 
&  diligenza  ho  potuto  rinuenire,&  mettere  infieme 
delle  tante,  che  egli  nella  iua  natia  lingua  fcrirTe  & 
dettò  :  come  ciaicuno,che  famigliarmente  il  conob- 
be, può  giudicare;  fapendo,che  egli  tutto  quel  tem- 
po, che  dalle  fue  moke,&  molto  graui  occupationi 
gli  venia  conceduto ,  fènza  pure  vn  picciolo  momé- 
to  perderne;  intorno  a fuoifelicifsimi  ftudi ,  horain 
leggendo  ,  hora  infcriuendo  &  dettando  auidifsi- 
mamente  impiegaua .  Di  che  Voterà  Clarifsima 
Magnificenza  più  d*  ogni  altro  gentiluomo  , 
che  hoggi  viua,  può  rendere  teftimonianza  a  cia- 
fcuno  ;  come  quella,  che  più  di  ogni  altro  gli  fu  do- 
meftica ,  &  famigliare,  &  più  di  ogni  altro  f  amaua  ; 
&  allo'ncontro  più  di  ogni  altro,  fudallui  amata 
&  hauuta  cara  :  fi  come  egli  medefimo  volle  moren- 
do ?che'l  mondo  manifeftamente  fapefle,&  inten- 
derle; 


defle  ;  raccomandando  alla  molta  fede ,  &  molta 
fincerità  del  voftro  alto  &valorofo  animo,  non  pure 
le  Tue  colè,  ma  quelle  cofè,  che  gli  erano,  &  effere 
doueano  &  più  care  &  più  pretiofe  di  tutte  l'altre: 
hauendo  egli  per  viua  ifperienza  conofciuto ,  che  in 
V.  M.  non  fi  fcorgeano  men  chiari ,  ne  meno  illuftri, 
i  riguardeuoli  &  fantasimi  effetti  della  vera  amiftà, 
di  quello ,  che  la  gentilezza  del  fuo  nobilifsimo  fan- 
gue  rifplendefle  hoggi  in  quefto  ampifsimo  ,  & 
honoratifsimo  Theatrodel  mondo, che  Vinegia 
s'appella,voftra  patria  :  felicifsima  per  molte  cagio- 
ni &  rifpetti ,  ma  {penalmente  per  effere  ella  da  vo- 
ftri  pari  retta  &  gouernata .  Per  laqual  cofa  niuno 
iftimerò  io  poterfi  ritrouare,  che  delmiogiudicio 
s'habbia  comeche  fia  a  marauigliare,  fe  io  quefta 
picciola  Operetta  fòtto  il  nome  di  V.  M.  Clarifsima 
hauerò  lafciata  vfcire  in  luce  &  nel  confpetto  de  gli 
huomini  -,  effendo  ella  parto  &  fetura  d'uno  fpirito 
tanto  allei  caro  &  tanto  dallei  amato ,  quanto  io  fo, 
&  poflb  con  verità  altrui  affermare .  Ora  hauendo 
io  V.Clariisima  Magnificenza  in  ogni  tempo  pofcia 
che  io  la  conobbi,  con  tutto  l'affetto  del  cuor  mio 
offeruata  &  riuerita  ;  ho  fra  me  fteflb  diliberato  di 
ciò  fare  maggiormente  per  lo  innanzi  :  affine  di  po- 
tere nel  tronco,  la  Dio  mercè,anchor  viuo  &  verde, 
della  fuanobilifsimaperfòna;  inneftare  quella  anti- 
ca &  lunga  feruitù,  che  io  con  quel  buon  Signore 
hauea ,  con  fermo  &  faldo  proponimento  di  douer- 
la  in  qualunque  occafione  mi  fi  parerà  dauanti  dili- 


ge ntif 


gcntifsi inamente  continuare,  infino  cheaNofìro 
Signor  Dio  farà  in  grado ,  che  quefta  vita  mi  bafti . 
In  Vinegia,  A  X.  d'Ottobre.  MDLVIII. 


Di  V.  M.  Clarifs. 


Humilifsimofèruo 

Eraimo  Gemini. 


A  LETTORI. 


e  e  o  v  i    humanifsimi  Lettori 
vn  Volume  di  Rime,  &  di  Pro- 
fé  nella  noftra  volgar  lingua 
fcritte ,  molto  per  quel ,  che  io 
odo,  da  voi  afpettato,&  difi- 
derato  5  il  qual  ritrouerete  in 
tre  parti  diftinto  .    Nella  pri- 
ma le  Rime  ,  nelle  due  feguenti  fieno  le  Profe . 
Intorno  a  che  io  potrei  di  molte  cole  allertimi , 
lequali ,  come  fouerchie ,  mi  parlerò  con  filentio  > 
per  la  grande  openione,  che  io  del  voftro  buon  giu- 
dicio  tengo;  confidatomi,  che  nella  lettura  di  que- 
lle cofe  voi  non  vferete  meno  gli  occhi  della  beni- 
gnità ,  che  quelli  della  cenfura  &  del  rigore .    Ven- 
go hora  a dirui  quello,  che  allaprefente fatica  m'ha 
morTo  j  &  ciò  è  ftato  per  fodisfare  in  parte ,  &  quan- 
to per  me  fi  puote  il  più ,  al  gran  difiderio ,  che  io  in- 
tendo indifferentemente  trouarfi  in  tutti  voi ,  di 
hoggimai  vedere  &  leggere  alcuna  delle  fcritture  di 
quefto  noftro  celebratifsimo  Autore:  fapendo  voi 
quanto  egli,  mentre  e  vifle ,  fu  diligente  &  accura- 
to fcrittore ,  fi  può  dire ,  in  ciafeuna  delle  tre  lingue 
più  belle  ;  &  {penalmente  nella  Latina ,  &  in  quefta 
noftra  Thofcana ,  nellaquale ,  come  voi  fapete ,  egli 
nacque  5  &  dallaquale  a  me  è  paruto  in  publicando 
far  capo ,  per  feguire  in  ciò  1  ordine  della  medefima 

natura  : 


natura:  con  difcgno  di  dami  appreflb  di  mano  in 
m ano  tutto  il  rimanente .    Comeche  alfafpettatio- 
nevoftra,permio  auifo,  fia  per  parere  affai  poco 
quello  cotanto ,  che  io  potrò  darui  oltre  accio  :  non 
hauendo  io  da  molti  fuoi  Latini  componimenti ,  che 
alle  mie  mani  fon  peruenuti ,  potuto  ritrarre  altro , 
che  finito, o  compiuto,  dire  fi  poffa,  che  vn  Vo- 
lume, di  Veri!  fomigliantemente,&  di  Profè  me- 
fcolato ,  non  guari  maggior  di  quefto ,  che  hora  vi 
fi  dona .  Ne  di  ciò  douerà  prender  marauiglia  al- 
cuno ,  che  de  gli  ftudi  di  lui  piena  contezza  hauuto 
habbia  :  percioche  lo  fcriuere  &  componer  fuo  infi- 
no all'hora,  che  egli  ci  lafciò,era  per  lo  più  flato  a 
diporto  fuo,  &  per  effercitio  &  profitto  delle  altre 
opere,  che  egli  parte  incominciate,  parte  nella  mé- 
te concepute  hauea .  Ora  per  ragionare  alcuna  co- 
là con  voi  intorno  a  quefto  prefente  volume;  Di- 
co, che  le  Rime,  le  quali  nella  primiera  parte  fono; 
furono  per  diuerfe  cagioni,&  in  diuerfi  tempi  da!- 
lui  dettate  :  quali  nella  fua  prima  età ,  per  a  qualche 
fuo  giouenile  appetito  fòdisfare  ;  quali  ad  inftantia 
d'amici  &  di  Signori,  che  nel  richiedeuano  :  &  qua- 
li aftretto  dalla  necefsità  del  rispondere  alle  altrui 
Rime ,  che  gli  erano  fcritte  &  mandate  :  molte  etia- 
dio  ne  dettò  ,  per  fua  propria  diuotione  &:  com- 
puntane :  fi  come  in  leggendole  affai  manifeftamé- 
tefi  pare  .  L'oratione,  che  dopo  le  Rime  iegue, 
&  la  feconda  parte  della  diftintion  del  Libro  fae, 
non  ha  meftiero  di  mia,o  d'altrui  dichiaratione,  per 

dimo- 


dimoftramento  dell'affetto,  che  a  quello  argomen- 
to prendere  finduffe,  percioche  la  materia  per  fé 
fteffa  il  manifefta  a  chiunq  uè  la  legge .  Seguita  ap- 
pretto Il  Galatheo ,  che  la  terza  &  vltima  parte  è ,  & 
compie  il  Volume  :  ilquale  come  haueffe  luogo,  al- 
tresì da  fefteffo  fi  dichiara,  nominandoli  per  Auto- 
re ,  &  occafione  del  medefimo  Trattato .  Ma  per- 
cioche voi  perauentura  chi  quefto  Mefler  Gala- 
theo fi  forte ,  volentieri  intenderefte  5  io  il  vi  dirò,  & 
come  il  fatto  adiueniffe  brieuemente  vi  farò  chiaro. 
Ciaicuno  di  voi  puote  alcuna  volta  hauere  vdito  ri- 
cordare Mefler  Galeazzo  Florimonte  al  prefente 
Vefcouo  di  SeiTa ,  degno  per  la  fua  dottrina,  &  per 
li  fuoi  coftumi,  &  per  la  bontà  &  fincerità  della  fua 
natura ,  &  vie  più  per  la  vera  pietà  Chriftiana  &  ot- 
tima Religione ,  che  in  lui  fi  truouano ,  di  molto 
maggior  grado  &  maggior  fortuna,  che  egli  non  ha. 
Auenne  adunque ,  che  ritrouadofi  egli  vn  giorno  in 
Roma  con  l'Autor  noftro ,  (  che  affai  fouente  acca- 
dea  loro  di  effere  infieme,  come  quelli ,  che  in  amo- 
re &  vicendeuolebeniuolenza  erano  congiuntifsi- 
mi  &  domeftichifsimi;  )  d'uno  in  altro  ragionaméto 
paffando ,  vennero  a  dire  del  viuere  ciuile  &  politi- 
co, &  della  leggiadria  &  conuenenza  de  coftumi ,  & 
delle  fconcie  &  laide  maniere,che  gli  huomini  vfano 
bene  fpeffo  infra  di  loro:  alla  fine  foggiumeil  Vefco- 
uo ,  che  allui  molto  a  grado  farebbe  di  vedere  intor- 
no a  modi  che  la  géte  nelfvfanza  comune  dee  tene- 
re o  fchifare,vn  Trattato  nella  noftra  volgar  fauella , 

b  accio- 


accioche  più  largamente  comunicar  fi  potefle;  ma 
che  l'amerebbe  vie  meglio  nello  ftile  di  lui  che  d'al- 
tro fcrittore ,  che  egli  a  quel  tempo  conofceffe  :  & 
che  disponendoli  eflb  accio  fare,  egli  lo  participe- 
rebbe  d'alquanti  auertimenti  dallui  fopra  ciò  rac- 
colti ,  nel  tempo ,  che  egli  andò  per  lo  mondo  pe- 
regrinando, &  vifitando  le  Corti  de  gli  Re,&  de 
Prencipi,  &  d'altri  gran  Signori  ;  &  mafsimamente 
in  Verona ,  in  cala  quel  buono  &  fanto  Vefcouo  Gi- 
berti  ;  laquale  fu  appunto  vno  Afilo  de  più  dotti ,  & 
de  più  coftumati ,  &  infieme  de  più  religiofi  huomi- 
ni  di  quel  lecolo  5  fi  come  è  manifefto  a  ciafeun 
che'l  conobbe .  Perche  il  noftro  Autore ,  accettato 
lo'nuito,&la  offerta, fi  diede,  come  prima  potè,  a 
metterla  in  eflecutione  :  ilche  quanto  felicemente 
gli  fuccedeffe  ;  voftro  ne  douerà  hora  eflere  il  giu- 
dicio,  &  non  mio .  State  fani ,  &  di  me  ricordeuolij 
fé  tanto  o  quanto  quefto  noftro  Volume ,  vi  gioue- 
rà  d'hauer  letto  . 

Il  medefimo  Eralmo. 


Rime 

di  messer  giovanni 
della  casa. 


1 

Oi  ch'ogni  efperta ,  ogni  fpedita  mano, 
P     Qualunque  mofle  mai  più  pronto  ftile, 
Pigra  in  feguir  voi  fora ,  Alma  gentile, 

Pregio  del  mondo  &  mio  lòmmo  &fourano; 
Ne  poria  lingua ,  od  intelletto  humano 

Formar  fua  loda  a  uoi  par ,  nefimile; 

Troppo  ampio  (patio ,  il  mio  dir  tardo  humilc 

Dietro  al  uoftro  ualor  uerrà  lontano  : 
Et  più  mi  fora  honor  uolgerlo  altroue  ; 

Se  non  chel  defir  mio  tutto  sfauilla , 

Ange!  nouo  del  ciel  qua  giù  mirando  : 
O  fé  cura  di  uoi  figlie  di  Gioue 

Pur  fuol  deftarmi  al  primo  fuon  di  Iquillaj 

Date  al  mio  ftilcoftei  feguir  uolando . 
O- 
Si  cocente  pemer  nel  cor  mi  fiede  ; 

O  de  dolci  miei  falli  amara  pena; 

Ch'io  temo  non  gli  Ipirti  in  ogni  uena 

Mi  fugga  ,  &  la  mia  uita  arda  &  deprede  : 
Come  per  dubbio  calle  huom  moueil  piede 

Con  fallò  duce  ,  &  quegli  a  morte  il  mena  ; 

Tal  io  l'hora ,  ch'Amor  libera  &  piena 

Soura  i  miei  Ipirti  fignoria  ui  diede  5 
Il  mio  di  uoi  penfer  fido  &  lòaue 

Sperando ,  cieco ,  ou  ei  mifcorle ,  andai  : 

Hor  mi  ritrouo  da  ripofo  lunge  : 
Ch'a  me  per  uoi  disleal  fatto ,  &  graue , 

L'anima  trauiata  opprime,  &  punge, 

Si ,  ch'io  ne  pero,  &  noi  foftengo  homai . 

A         Affliger 


X 

Affliger  chi  per  uoi  la  uita  piagne , 

Che  uien  mancando ,  eìfine  ha  da  uicino , 
E  naturai  fierezza  ,  o  mio  deftino , 
Che  fi  da  uoi  pietà  parta  &  fcompagne  ? 

Certo  perch'io  mi  ftrugga ,  &  di  duol  bagne 
Gliocchi  dogliofi ,  e'1  info  trillo  &  chino  $ 
Et  quafi  infermo  &  fianco  peregrino , 
Manchi  per  dura  uia  d'afpre  montagne  5 

Nulla  da  uoi  fin  qui  mi  uene  aita  : 

Ne  pur  per  entro  il  uoilro  acerbo  orgoglio 
Men  faticofo  calle  ha'l  penfer  mio  : 

Afpro  coftume  in  bella  donna  &  rio , 

Difdegno  armarli  ;  &  romper  l'altrui  uita 
A  mezzo  il  corfo,  come  duro  fcoglio. 

Amor  per  lo  tuo  calle  a  morte  uafsi; 

E'n  breue  tempo  uccide  il  tuo  tormento  j 
Si  com'io  prouo  ;  &  non  però  conlento , 
Ne  fo  per  altra  uia  mouer  i  pafèi  : 

Anzi ,  perche'l  defio  uole  &  trapafsi 

Più  ueloce  al  fuo  mal ,  che  tirale  o  uento  5 
Spello  del  fuo  tardar  mi  lagno  &  pento , 
Sofpignendo  pur  oltre  i  penfier  lafsi  : 

Tal  che,  s'i  non  m'inganno,  unpicciol  uarco 
E  lunge  il  fin  de  la  mia  uita  amara  5 
Etnei  tuo  regno  il  pie  pofi  pur  dianzi: 

Poco  da  uiuer  più  credo  m'auanzi  ; 
Ne  di  donarlo  a  te  tutto  fon  parco  : 
Tal  coftume  Signor  teco  s'impara . 

Gliocchi 


s 

3 

Gliocchi  fereni  e'1  dolce  fguardo  honefto , 

Ouamor  le  fue  gioie  infème  aduna  ; 
Ver  me  conuerfì  in  uifta  amara  &  bruna, 
Fanno'l  mio  ftato  tenebrofo  &  mefto  : 

Che  qualhor  torno  al  mio  conforto,  &prefto 
Son ,  laflb ,  di  nutrir  l'alma  digiuna  $ 
Trouo  chi  mi  contrafta  ;  e'1  uarco  impruna 
Con  troppo  acerbe  fpine;  ond'io  m'arrefto  • 

Cofi  delufo  il  cor  più  uolte ,  &  punto 

Da  Tafpi'0  orgoglio ,  piagne  :  &  già  non  haue 
Schermo  miglior,  che  lachrime  &fofpiri  : 

Softegno  a  la  mia  uita  afflitta  &  graue , 

Scampo  al  mio  duolo ,  &  fegno  a  i  miei  defiri, 
Chi  t'ha  fi  tofto  da  mercè  difgiunto  ? 

Nel  duro  aflalto ,  oue  feroce  &  franco 

Gue ire r ,  cofi  com'io ,  perduto  haurebbe  ; 
A  uoi  mi  rendei  uinto  ;  &  non  m'increbbe 
Priuo  di  libertà  pur  uiuer  ancho  : 

Hor  tal  è  nato  giel  foura'l  mio  fianco , 
Che  men  fredda  di  lui  morte  farebbe, 
Et  men  afpra  ;  ch'un  di  pace  non  hebbe 
L'alma  con  eflb;  ne  ripofo  unquanco: 

Oue  il  fonno  talhor  tregua  m'adduce 
Le  notti ,  &  pur  a  fuoi  martir  m'inuola  5 
Q^uefti  del  petto  laflb  ultimo  parte  : 

Poi  come  in  fui  mattili  l'alba  riluce , 

Io  non  fo  con  quai  piume  o  di  che  parte  5 
Ma  fempre  nel  mio  cor  primo  fen  uola. 

A     2  Io  mi 


4 

lo  mi  uiuea  d'amara  gioia ,  &  bene 

D  annofo  affai ,  ma  defiato  &  caro  ; 

Ne  fapea  già ,  che'!  mio  Signor  auaro 

A*  buon  feguaci  fuoi  fede  non  tene  : 
Hor  l'angeliche  note ,  &  le  ferene 

Luci  ,  che  col  bel  lume  ardente  &  chiaro  , 

Lieto  più,  ch'altri  in  feftami  menaro 

Si  lungo  {patio ,  fra  tormenti  &  pene; 
E'1  dolce  rifo ,  ou'era  il  mio  refugio , 

Quando  l'alma  fenda  più  graue  doglia; 

Repente  ad  altri  Amor  dona  &difpenfa> 
Laffo  :  &  fuggir  deuria  di  quefta  ipoglia 

Lo  fpirto  oppreffo  da  la  pena  intenfà; 

Ma  per  maggior  mio  mal,  procura  indugio . 

Cura ,  che  di  timor  ti  nutrì  &  creici  ; 

Et  più  temendo ,  maggior  forza  acquifti; 
Et  mentre  con  la  fiamm  a  il  gielo  mefci , 
Tutto'l  regno  d'Amor  turbi  &  contrifli  ; 

Poi ,  che'n  breu'hora  entr'al  mio  dolce  hai  milli 
Tutti  gli  amari  tuoi ,  del  mio  cor  efci: 
Torna  a  Cocito  ;  a  i  iagrimofi  &  trifti 
Campi  d'inferno  :  iui  a  te  fteffa increfci : 

lui  fenza  ripofo  i  giorni  mena; 
Senza  fonno  le  notti  ;  iui  ti  duoli 
Non  men  di  dubbia ,  che  di  certa  pena  : 

Vattene  :  a  che  più  fera ,  che  non  fuoli, 
Se'l  tuo  uenen  m'è  coriò  in  ogni  uena; 
Con  no  uè  larue ,  a  me  ritorni  &  uoli  ì 

Danno 


Danno  (ne  di  tentarlo  ho  già  baldanza) 
Fuggir  mi  fora  il  uoftro  ardente  raggio; 
Bench'io  n'auampi  o  donna;  &non  uantaggiO| 
Si  cara  &  di  tal  pregio  è  mia  Iperanza , 

Et  fé  talhor  contra  l'antica  ufanza 

Mi  fermo ,  &  feguir  uoi  forza  non  haggio  j 
Fo ,  come  chi  pofando  in  fuo  viaggio 
Vigor  racquifta  5  e'n  ritardar  s'auanza  : 

Per  poter  poi  ,  quando  fi  rio  tal  uolta 

Con  tai  due  fproni  il  mio  Signor  mi  punge  5 
Correr  ueloce ,  &  con  ben  laida  lena  : 

Quanto  la  uoftra  luce  alma  m'è  tolca , 
Tanto'l  diletto  mio  m'è  pofto  lunge  : 
Perch'io  precorro  Amor ,  ch'a  uoi  mi  mena. 

Dolci  fon  le  quadrella ,  ond'Amor  punge; 

Dolce  braccio  le  auenta  ;  &  dolce,  &  pieno 

Di  piacer,  di  falute ,  è'ifuo  ueneno  ; 

Et  dolce  il  giogo ,  ond'ei  lega  &  congiunge  : 
Quant'io  donna  da  lui  uifsi  non  lunge  ; 

Quanto  portai  fuo  dolce  foco  in  feno  ; 

Tanto  fui  uiuer  mio  lieto  &fereno; 

Et  fia ,  finche  la  uita  al  fuo  fin  giunge  : 
Come  doglia  fin  qui  fu  meco  &  pianto , 

Se  non  quando  diletto  Amor  mi  porle  ; 

Et  Ibi  fu  dolce  amando  il  uiuer  mio  ; 
Cofi  fia  fempre  :  &  loda  haronne  &  uanto  ; 

Che  fcriuerafsi  al  mio  fepolchro  forfè , 

Quelli  feruo  d'Amor  uifle  &  mono. 

Sagge, 


Sagge,  {òaui,  angeliche  parole; 

Dolce  rigor;  cortefe  orgoglio  &  pio  ; 
Chiara  fronte  5  &  begli  occhi  ardenti  ;  oncTio 
Ne  le  tenebre  mie  fpecchio  hebbi  &  fole  : 

Et  tu  creipo  oro  fin  $  la  doue  fole 

Speflb  allaccio  cader  coleo  il  cor  mio  5 
Et  uoi  candide  man ,  che'l  colpo  rio 
Mi  defte ,  cui  fanar  l'alma  non  uole  ; 

Voi  d'Amor  gloria  lète  unica;  e'nfeme 
Cibo  &  foftegno  mio  5  colqual  ho  corfo 
Securo  affai  tutta  l'età  più  frefca  : 

Ne  fia  già  mai  quando'l  cor  laffo  freme 
Nel  fuo  digiun,  ch'i  mi  procuri  altr'efca  5 
Ne  fianco  altro ,  che  uoi ,  cerchi  foccorfo . 

/^ 

11  tuo  candido  fil  torto  le  amare 

Per  me,SoRANzo  mio ,  Parche  troncaro  : 

Et  troncandolo ,  in  lutto  mi  laffaro; 

Che  noia,  quant'10  miro ,  &duol  m'appare  : 
Ben  fai ,  ch'ai  uiuer  mio ,  cui  breui  &rare 

PrefcrifTe  hore  ferene  il  ciel  auaro  ; 

Non  hebbi  altro ,  che  te ,  lume ,  o  riparo  : 

Hor  non  è  chi'l  foftenga ,  o  chi'l  nichiare  : 
Bella  fera  &  gentil  mi  punfè  il  feno  ; 

Et  poi  fuggio  da  me  ratta  lontano , 

Vago  laffando  il  cor  del  fuo  ueneno  ; 
Et  mentre  ella  per  me  s'attende  inuano  ; 

Laffo  j  ti  parti  tu ,  non  anchor  pieno 

J  primi  fpatij  pur  del  corfo  humano . 

Fuor 


7 
Fuor  di  man  di  Tiranno  a  giufto  Regno 

Soranzo  mio  fuggito,  in  pace  horfei: 

Deh  come  uolentier  teco  uerrei 

Fuggendo  anch'io  Signor  crudele  e'ndegno. 
Duro  mi  fia,  fin  qui  col  tuo  foftegno 

Vfato  di  portar  gli  affanni  miei  ; 

Hor  uiuer  orbo  i  graui  giorni  &  rei  : 

Che  fòl  m'auanz,a  homai  pianto  &  difdegno  • 
Tolfemi  antico  bene  inuidia  noua  : 

Et  s'io  ne  pianfi ,  &  morte  hebbi  dapreflb , 

Tu' 1  fai  ;  cui  lo  mio  cor  chiufo  non  fue  : 
Et  hor  m'hai  tu  di  doppio  affanno  oppreffo 

Partendo ,  che  l'un  duol  l'altro  nnouaj 

Ne  bafto  i  folo  a  {offrirli  ambidue. 

Cangiai  con  gran  mio  duol  contrada  &  parte  ; 
Com'egro  fuol ,  che'n  fua  magion  non  fana  : 
Ma  già  perch'io  mi  parta,  erma  &  lontana 
Riua  cercando ,  Amor  da  me  non  pa rte  : 

Ma  come  fia  del  mio  corpo  ombra ,  o  parte  5 
Da  me  nemica  un  uarco  s'allontana  : 
Ne  perch'io  fugga  &  mi  dilunghi  ;  è  fana 
La  doglia  mia ,  ne  pur  men  graue  in  parte  : 

Signor  fuggito  più  turbato  aggiunge  : 
Et  chi  dal  giogo  fuo  feruo  fecuro 
Prima  pardo ,  di  ferro  hebbe'l  cor  cinto 

Veracemente  :  &  quegli  ancho  fu  duro , 
Che  uifle  un  di  dalafuadonnalunsje; 


Et  di  fi  graue  duol  non  cadde  uinto . 


Quella, 


8 

Quella,  che  del  mio  mal  cura  non  prende; 
Come  colpa  non  fia  de  fuoi  begli  occhi 
Quant'io  languifco  5  o  come  altronde  fcocchi 
L'acuto  Arai ,  che  la  mia  uita  offende; 

Non  gradifce  il  mio  cor }  &  noi  mi  rende  ; 
Perch'ei  Tempre  di  lachrime  trabocchi  : 
Ne  uol  ch'i  pera  ;  &  perche  già  mi  tocchi 
Morte  col  braccio ,  anchor  non  mi  difende  : 

Et  io  fon  prefo,  &  è'1  career  aperto  : 

Et  giungo  a  mia  falute ,  &  fuggo  indietro  : 
Et  gioia  n  forfè  bramo ,  &  duo!  ho  certo  : 

Da  fpada  di  diamante  ,un  fragil  uetro 
Schermo  mi  face  :  &  di  mio  flato  incerto  , 
Ne  morte  Amor  da  te,  ne  uita  impetro . 

Tempo  ben  fora  homai  ftolto  mio  core, 
Da  mitigar  quefti  fofpiri  ardenti  $ 
E  ncontr'a  tal  nemico ,  &  fi  pungenti 
Arme ,  da  procurar  fchermo  migliore  : 

Cia  uago  non  fon  io  del  mio  dolore  ; 
Ma  non  commofler  mai  contrari  uenti 
Cnda  di  mar,  come  le  noftre  menti , 
Con  le  tempefte  fue  conturba  Amore  : 

Dunque  doueui  tu  fpirto  fi  fero , 
Ver  cui  nulla  ti  ual  uela  o  gouerno , 
Riceuer  nel  mio  pria  tranquillo  flato  ? 

Alihor  ne  l'età  frefoa ,  human  penfero  , 
Senz'amor  fia ,  che  fenza  nubi  il  uerno , 
S  ecuro  andrà,  centra  Orione  armato. 

Io  ;  che 


■ 


.      ^  9 

Io,  che  feti  folea  uiuef  nel  fango; 

Hoggi ,  mutato  il  cor  da  quel ,  ch'i  fòglio , 

D'ogni  immondo  penfèr  mi  purgo  &  Ipoglio  ; 

E'1  mio  lungo  fallir  correggo  &  piango  : 
Di  feguir  falfo  duce  mi  rimango  : 

A  te  mi  dono  ;  ad  ogni  altro  mi  toglio  : 

Ne  rotta  naue  mai  partì  da  fcoglio , 

Si  pentita  del  mar ,  com'io  rimango  : 
Et  poi ,  ch'a  mortai  rifchio  è  gita  inuano; 

Et  lenza  frutto  i  cari  giorni  ha  Ipefi 

Q^uefta  mia  uita  ;  in  porto  nomai  l'accolgo  : 
Reggami  per  pietà  tua  fanta  mano 

Padre  del  ciel  ;  che  poich'a  te  mi  uolgo  ; 

Tanto  t'adorerò  >  quant'io  t'offefi . 

S'io  uifsi  cieco ,  &  graue  fallo  indegno 

Fin  qui  commifi;  hor ,  ch'io  miipecchio,&lentOj 
Che  tanto  ho  di  ragion  uarcato  il  legno 
In  procurando  pur  danno  &  tormento  $ 

Piangone  trifto  $  &  gli  occhi  a  fermo  fegno 
Riuolgo ,  &:  apro  il  feno  a  miglior  uento  : 
Di  me  mi  doglio  5  e'ncontro  Amor  mi  fdegno  5 
Per  cui'l  mio  lume  in  tutto  è  quali  Ipento  : 

O  fera  uoglia ,  che  ne  rodi ,  &  pafci , 
Et  fuggi  il  cor ,  quafi  affamato  uerme  ; 
Ch'amara  crefci ,  &  pur  dolce  cominci  $ 

Di  che  fallo  piacer  circondi  &  falci 

Le  tue  menzogne  ;  e'1  noftro  uero  inerme 
Come  lòuente,  lalfo ,  inganni  &  uinci . 

B         Sperando, 


IO 

Sperando ,  Amor ,  da  te  falute  in  uano 
Moki  anni  trifti ,  epoche  hore  ferene, 
Vifsi  di  falfà  gioia  &  nuda  lpene; 
Contrario  nudrimento  al  cor  non  fano  : 

Per  ricourarmi ,  &  fuor  de  la  tua  mano 
Viuer  lieto  il  mio  tempo ,  &  fuor  di  pene  $ 
Hor5  che  tanta  dalciel  luce  mi  uene$ 
Quant'io  poflb  5  da  te  fuggo  lontano  : 

Etto  come  augellin ,  campato  il  uifeo, 
Che  fugge  ratto  a  i  più  nafeoftì  rami 3 
Et  sbigottite  del  paffato  rifeo  : 

Ben  fento  i  te ,  che'ndietro  mi  richiami; 
Ma  quel  Signor ,  ch'i  lodo  &  reuerifeo , 
Homai  uuol ,  che  lui  folo  >  &  me  fteflb  ami  ♦ 

Ben  folle  uoi  per  l'armi  e'1  foco  elette , 

Luci  leggiadre ,  ond'anii  tempo  i  mora; 

Si  tofto  il  cor  piagarle;  e'n  fi  breu'hora 

Fur  le  uirtuti  mie  d'arder  conftrette  : 
Terrene  ftelle  al  ciel  care  &  dilette, 

Che  de  lo  iplendor  ilio  u  orna  &  honora  ; 

Breue  fpatio  per  uoi  uiuer  mi  fora 

In  pianco  e'n  feruitu  (ètt'aoni  &  fette  : 
Sol  per  uaghezza  del  bel  nome  chiaro , 

Clfi  uo  cantando ,  laflb .  in  dolce  fuono  ; 

Ed  ei  pur  nel  mio  cor  rimbomba  amaro 5 
Ma  cheunque  lo  flato  è ,  dou'io  fono  ; 

Doglia ,  o  feruaggio ,  o  merce  ;  affili  m'è  caro  y 

Da  fi  begli  occhi ,  &pretiofo  dono . 

Già  nel 


*¥ft 


Il 

Già  nel  mio  duol  non  potè  Amor  quetarmi  ; 

Perche  dolcezza  altronde  in  me  defilile , 

Che  da  begli  occhi,  ond'efcon le  fauille, 

Che  fole  hanno  uigor  cenere  farmi  : 
Da  lor  fui  pria  traffitto  ;  &  con  quefte  armi , 

Chiuda  le  piaghe  mie  colei ,  eh  aprille  ; 

O  l'inafpri,  &  m'uccida  ;  &  pia  tranquille 

Mio  corfo,o'l  turbi,  &  pur  d'orgoglio  s'armi: 
Peroche  da  lei  fola  ogni  mio  fato , 

Quaiì  da  chiaro  del  ciel  lume,  pende  : 

Per  altra  haue  ei  quadrella  ottufe  &  tarde  : 
Anzi ,  quanto  m'è'l  raggio  fuo  negato  ; 

Tanco'l  mio  flame  lei ,  che'l  torce  &  ftende  ; 

Prego  raccorci ,  o  fermi  il  fufb  &  tarde  : 

N  e  quale  ingegno  è'n  uoi  colto  &  ferace 
CosMo;ne  feorto  in  nobil  arte  il  uero  ; 
Ne  retto  con  uirtù  tranquillo  impero  ; 
Ne  loda ,  ne  ualor  fommo  &  uerace  ; 

Ne  altro  mai,  cheunque  più  ne  piace; 
Empieo  fi  di  dolcezza  human  penfèro  ; 
Confai  regno  d'Amor  turbato  &  fero 
Di  bella  donna  amata  hor  pietà  hor  pace  : 

Ciò  con  tutto'i  mio  cor  uo  cercand'io 

Da  lei ,  ch'è  four'ogni  altra  amata  &  bella , 
Ma  fin  qui,  laffo  me,  guerrera  &  cruda  : 

Nulfaltro  è ,  di  ch'io  penfi  :  ella  m'aprio 
Con  dolci  piaghe  acerbe  il  fianco  ;  ed  ella 
Vien ,  che  m'uccida;  o  pur  le  fani  &  chiuda . 

B     2         Sotto! 


I  z 

Sotto'!  gran  fafcio  de  miei  primi  danni 

Amor,  di  cui  piangendo  anchorfon  roco; 
E  per  fel  cor  opprefio  ;  &  non  u'han  loco 
Lachrime  &  foipir  noui  >  o  frefchi  affanni  : 

Et  tu  pur  mi  richiami  5  &  ricondanni 
A  l'aipre  lutte  del  tuo  crudo  gioco , 
La  u'io  ricaggia  ;  &  par  ch'a  poco  a  poca 
Di  mio  ftefìo  uoler  mi  sforzi  e'nganni  : 

Ma  s'io  fommetto  a  nouo  incarco  l'alma 
Debile  &  uinta  >  &  poi  l'affliga  il  pondo  ; 
Che  fia  miafeufa  >  o  chi  n'haura  pietade  ? 

Pur  coli  fianco ,  &  fotto  doppia  falma 
Di  feguir  te  per  le  tue  dure  flrade , 
M'inuoglia  il  defir  mio ,  ned  io  l'afcondo . 

Nefìun  lieto  giamai ,  ne'n  fua  uentura 
Pago ,  ne  pien ,  com'io ,  di  fpeme  uiffe , 
I  pochi  di  j  ch'a  la  mia  uita  ofeura 
Puri  &  fereni  il  ciel  parco  preferirle  : 

Ma  tofto  in  chiara  fronte  oltra  mifura 
Lungo  &  acerbo  flratio  Amore  ferirle  ; 
Et  pofeia  5  in  quefta  felce  bella  &  dura 
Le  leggi  del  tuo  corfo  haurai ,  mi  diffe . 

Et  quefta  man  d'auorio  terfa  &  bianca, 

Et  quefte  braccia ,  &  quefte  bionde  chiome , 
Fian  per  inanzi  a  te  ferza  &  tormento  * 

Ond'io  parte  di  duol  ftrugger  mi  fento  ; 
Et  parte  leggo  in  due  begli  occhi ,  come 
N  on  dee  mai  ripofar  quell'alma  fianca. 

Solea 


Solea  per  bofchi  il  di  fontana  o  'peco 
Cercar  cantando ,  &  le  mie  dolci  pene 
Teffendo  in  rime  ;  &  le  notti  ferene 
Vegghiar  ;  quand'eran  Phebò  &  Amor  meco  : 

*Ne  temea  di  poggiar  Bernardo  teco 
Nel  facro  monte ,  ou'hoggi  huom  rado  uene  : 
Ma  quafi  onda  di  mar ,  cui  nulla  affrene, 
L'ufo  del  vulgo  traffe  ancho  me  ieco  : 

E'n  pianto  mi  ripofe ,  e'n  uita  acerba  ; 

Oue  non  fonti ,  oue  non  lauro ,  od  ombra , 
Ma  falfo  d'honor  légno  in  pregio  è  porto . 

Hor  con  la  mente  non  d'inuidia  fgombra 
Te  giunto  miro  a  giogo  erto  &  riporto, 
Oue  non  fegnò  pria  ueftigio  l'herba . 

Mentre  fra  ualli  paludose  &  ime 

Ritengon  me  larue  turbate  &  moftri , 
Che  tra  le  gemme,  laffo,  &  l'auro  &  gli  oftri 
Copron  uenen ,  che!  cor  mi  roda  &  lime  ; 

Ouorma  di  uirtù  raro  s'imprime, 

Per  fender  noui ,  a  nullo  anchor  dimoftri , 
Qual  chi  feco  d'honor  contenda  &  gioftri , 
Ten  uai  tu  fciolto  a  le  fpedite  cime  : 

Onde  m'affai  uergogna  &  duol  ;  qualhora 
Membrando  uo ,  com'a  non  degna  rete 
Col  vulgo  caddi,  &  conuerrà  ch'io  mora . 

Felice  te ,  che  ipento  hai  la  tua  fete  : 
Meco  non  Phebo ,  ma  dolor  dimora , 
Cui  fola  pò  lauar  l'onda  di  Lethe  • 

Gioia 


14:   I 

Gioia  &  mercede,  &  non  ira  &  tormento , 
Principio  lòn  de  le  mie  rixe  noue  : 
Et  con  pietate  Amor  guerra  mi  moue  ; 
Che  come  più  tranquillo ,  i  più  1  pauento  • 

Ma  fi  fperanza  in  me  ragione  ha  {pento , 
E  t  fi  tolte  mi  fon  l'armi ,  ond'io  proue 
Difefa  far  3  ch'io  bramo  in  me  rinoue , 
L'acerbo  imperio  fuo ,  non  pur  conferito . 

Manfueto  odio  fpero ,  &  pregion  pia , 

Da  Signor  crudo  &  fero ,  a  cui  pur  dianzi , 
Con  tal  delio  cercai  ribello  farmi . 

O  penfer  folle  :  &  te  V  e  n  e  t  i  a  mia 
Ne'n  colpo;  ch'a  nemico  aipro  dinanzi , 
Et  d'ardire  &  di  fchermo  mi  difarmi . 

Certo  ben  fon  quei  due  begli  occhi  degni, 
Onde  non  fchifi  il  cor  piaga  profonda  $ 
Et  quella  treccia  inanellata  &  bionda , 
Oue  allaccio  cader  l'alma  non  fdegni . 

Altri  dueluftri ,  &  più ,  nel  mio  cor  regni, 
Et  mi  conduca  ala  prigion  feconda 
Amor ,  che  i  pafsi  miei  fempre  circonda , 
Co  i  più  pericolofi  fuoi  ritegni  ; 

Poi  che  fi  dolce  èi  colpo ,  ond'i  languifco  $ 
Si  leggiadra  la  rete,  ondi  fon  prefo  ; 
Si'l  nouo  career  mio  diporto  &  fefta  : 

Benedetta  colei ,  che  mìiaue  offefo  ; 

Eì  mare ,  &  l'onda ,  in  cui  nacque  il  mio  rifoo 
S ecuro ,  &  la  tranquilla  mia  tempefta . 

Soccorri 


Soccorri  Amor  al  mio  nouo  periglio  ; 

Cheìi ripolo  en piacer,  trauaglio &  guai , 

E'n  fomma  cortefia ,  morte  trouai  ; 

Ne  uagliono  al  mio  fcampo  armi ,  o  configlio  : 
D'un  lieto  fguardo  ,  &  d'un  fereno  ciglio  , 

Cui  par  nel  regno  tuo  luce  non  hai , 

A  te  mi  doglio ,  ch'iui  entro  ti  ftai  5 

Et  dun  bel  uifo  candido  &  uermiglio . 
Et  de  leggiadri  membri  ancho  mi  lagno, 

Eguali  a  quei ,  che  contrattar  ignudi 

Vider  le  felue  fortunate  dlda . 
Da  quefti  con  pietate  acerbi  &  crudi 

Nemici  (poi  ch'anchor  non  mi  fcompagno 

Da  le  tuefchiere,)  tu,  che  poi,  m'affida . 

Le  chiome  d'or ,  ch'Amor  iblea  moftrarmi 
Per  merauiglia ,  fiammeggiar  fòuente 
Dintorno  al  foco  mio  puro,  cocente  5 
Et  ben  haurà  uigor  cenere  farmi  ; 

Son  tronche ,  ahi  laflb  :  o  fera  mano ,  &  armi 
Crude  ;  &  o  leui  mie  cathene  &  lente  : 
Deh  come  il  Signor  mio  fofFra  &  coniente, 
Del  (bei  lacciuol  più  forte  altri  il  dilanili  ? 

Qual  chiufo  in  horto  fuol  purpureo  fiore , 
Cui  l'aura  dolce ,  ci  fol  tepido ,  el  rio 
Corrente  nutre ,  aprir  tra  l'herba  frefea  5 

Tale ,  &  più  uago  anchora  il  crin  uid'io  ; 
Che  folo  eìTer  deuea  laccio  al  mio  core  : 
Non  già  di  io ,  rotto  lui ,  del  career  efea. 

Le  bionde 


16. 

Lebionde  chiome ,  ou'ancho  intrica  &  prende 
Amor  quell'alma,  a  lui  fidata  ancella , 
Ferro  recide  ;  &  fèmpre  uer  me  fella 
Et  fcarfa  man  quel  fi  dolce  oro  offende  : 

Ne  di  tanto  fplendor  priua ,  m'incende 
Con  men  cocente,  o  men  chiara  facella 
L'alma  mia  luce  ;  &  fa  fi  come  ftella , 
Che  ce  n  l'ardente  crin  fiammeggia  &fplendej 

Ne  quello  extinto ,  men  riluce  poi  ; 
Ne  men  co  ì  propri  rai  nuda  le  notti , 
Per  lo  fereno  ciel  arde  &  sfauilla . 

Non  è  franco  il  mio  cor ,  laflb ,  interrotti 
1  faldi  &  infiammati  lacci  ruoi  : 
Ne  de  l'incendio  mio  Ipento  è  fauilla . 

Arfi  5  &  non  pur  la  uerde  flagion  frefea 
Di  quell'anno  mio  breue,  Amor,  ti  diedi  5 
Ma  del  maturo  tempo  ancho  gran  parte  : 
Libertà  cheggio  ;  &  tu  m'affali  &  fiedi , 
Comhuom ,  cfranzi'l  fuo  di  del  career  efea; 
Ne  prego  ualmi,  o  fuga ,  o  forza,  od  arte  : 
Deh  qual  farà  per  me  fecura  parte  ? 
Qual  folta  felua  in  alpe ,  o  fcoglio  in  onda 
Chiufo  fia ,  che  nYafconda  ? 
Et  da  quelle  armi ,  ch'io  pauento  &  tremo , 
De  la  mia  uita  affidi  al  men  l'extremo  ? 

Ben  debb'io  pauentar  quelle  crude  armi , 
Che  mille  uolte  il  cor  m'hanno  reciiò , 
Ne  contra  lor  fin  qui  trouato  ho  fchermo 

Altro, 


*7 

Altro,  che  tofto  pallido  &  conquifo 

Con  rocauocehumil  uinto  chiamarmi: 

Hor ,  che  la  chioma  ho  uaria,  e'1  fianco  infermo  ; 

Cercando  no  feluaggio  loco  &  ermoj 

Ou'io  ricouri ,  fuor  de  la  tua  mano  ; 

Che'l  piufeguirti  è  uano  ; 

Ne  fra  la  turba  tua  pronta  &  leggera , 

Zoppo  curfòre  homai  uittoria  fpera  • 

Ma  j  laffo  me ,  per  le  deferte  arene , 
Per  quefto  paludofoinftabil  campo , 
Hanno  i  miniftri  tuoi  trouato  il  calle  ; 
Ch'i  riconofco  di  tua  face  il  lampo , 
E'1  fuon  de  l'arco ,  ch'a  piagar  mi  uene; 
Ne  l'onda  ualmi ,  o'I  giel  di  quella  ualle , 
Nel  fegno  è  duro ,  ne  l'arcier  mai  falle  : 
Ma  perch'età  cangiando ,  ogni  ualore 
Cofi  fmarrito  hai  core , 
Com'herba  fua  uirtù  per  tempo  perde  ; 
S  ecca  è  la  ipeme ,  e'1  defir  folo  è  uerde  : 

Rigido  già  di  bella  donna  arpetto 

Pregar  tremando  &  lachrimando  uolli; 
Et  talhor  ritrouai  ruuida  benda 
Voglie  &  penfier  coprir  fi  dolci  &  molli , 
Che  la  tema  e'1  dolor  uoliì  in  diletto  : 
Hor  chi  farà ,  che  mie  ragion  difenda? 
O  i  miei  fofpiri  intempeftiui  intenda  ? 
Roca  è  la  uoce ,  &  quell'ardire  è  fpento  ; 
Et  agghiacciarfifento, 

C  Et  pigro 


i8 

Et  pigro  farfi  ogni  mio  fenfo  interno  ; 

Com'angue  fuolein  fredda  piaggia  il  uemo . 
Rendimi  il  uigor  mio ,  che  gli  anni  auari 

Tolto  m'han  tolto ,  &  quella  antica  forza , 

Che  mi  fea  pronto  ;  &  quelli  capei  tingi 

Nel  color  primo  5  che  di  fuor  lafcorza , 

Come  uinto  è  quel  dentro ,  non  dichiari; 

Et  atto  a  guerra  far  mi  forma  &:  fingi  ; 

Et  poi  tra  le  tue  fchiere  mi  fofpingi  ; 

Ch'io  noi  recufo ,  e'1  non  poter  m'è  duolo  : 

Hor  nel  tuo  forte  iluolo , 

Che  face  più  guerrer  debile  &  ueglio  ? 

Libero  farmi  il  tuo  fora,  el  mio  meglio . 
Le  nubi  e'1  gielo  &  quelle  neui  foie 

De  la  mia  uita ,  Amor  ,  da  me  non  hai  ; 

Et  quella  al  foco  tuo  contraria  bruma: 

Ne  graue  eifer  ti  dee  ■>  che  frale  nomai 

Lun^i  da  te  con  l'ali  fciolte  i  uole  : 

Peroche  augello  anchor  d'inferma  piuma 

A  quella  tua ,  che  in  un  pafce  &  confuma , 

Elea,  fui  prefo  :  &  ben  dee  uiuer  franco 

Antico  feruo  llanco 

S  uo  tempo  extremo  almen  la ,  doue  fi  a , 

Cortefe  &  manfueta  fignoria . 
Ma  perche  Amor  configlio  non  apprezza , 

Segui  pur  mia  uaghezza 

Breue  Canzone;  &  a  Madonna  auante 

Porta  i  folpiri  di  canuto  amante . 


Ben 


I* 

Benueggoio,TiTiANo,informenoue 
L'idolo  mio ,  che  i begli  occhi  apre  &  gira, 
In  uoftre  viue  charce ,  &  parla  &  fpira 
Veracemente ,  e  i  dolci  membri  mque  j 

Etpiacemi,  che'lcor  doppio  ritroue 
Il  fuo  conforto ,  oue  talhor  fofpira; 
Et  mentre  che  l'un  uolto  &  l'altro  mira  ; 
Brama  il  uero  trouar ,  ne  fa  ben  doue  : 

Ma  io  come  potrò  l'interna  parte 

Formar  giamai  di  quefta  altera  imago , 
Ofcuro  fabro  a  fi  chiara  opra  eletto  > 

Tu  Phebo  (poi  ch'Amor  men  rende  uago  ) 
Reggi  il  mio  ftil ,  che  tanto  alto  fubietto 
Fi  a  fomma  gloria  a  la  tua  nobil  arte . 

Son  quefte  Amor  le  uaghe  treccie  bionde, 

Tra  frefche  roie  &  puro  latte  fparte, 

Chi  prender  bramo ,  &  far  uendettain  parte, 

De  le  piaghe ,  ch'i  porto  alpre  Se  profonde  ? 
E  quefto  quel  bel  ciglio ,  in  cui  s'afeonde , 

Chi  le  mie  uoglie5  com'ei  uuol ,  comparte  ? 

Son  quelli  gli  occhi ,  onde'l  tuo  ftral  fi  parte  ? 

Ne  con  tal  forza  ufeir  potrebbe  altronde  : 
Deh  chi'l  bel  uolto  in  breue  charta  ha  chiufb  ? 

Cui  lo  mio  ftil  ritrarre  indarno  proua  : 

Ne  in  ciò  me  fol ,  ma  l'arte  infeme  accufò  • 
St  i  amo  a ueder  la  merauiglia  noua , 

Che'n  Adria  il  mar  produce ,  6c  l'antico  ufo 

Di  partorir  celefti  Dee  rinoua . 

C     2         L'altero 


L'altero  nido ,  ou'io  fi  lieto  albergo 
Fuor  d'ira  &  di  difcordia  acerba  &  ria , 
Che  la  mia  dolce  terra ,  alma ,  natia , 
EtRoMA,  dal  penfer  parto  &  diipergo; 

Mentr'io  colore  a  le  mie  charte  aipergo 
Caduco ,  &  temo  extinto  in  breue  fia  ; 
Et  con  lo  ftil ,  ch'a  i  buon  tempi  fioria , 
Poco  da  terra  mifolleuo  &  ergo  ; 

Meco  di  uoi  fi  gloria  :  &  è  ben  degno  ; 
Poi  che  fi  chiare  &  honorate  palme 
La  uoce  uoftra  a  le  fue  lodi  accrebbe  $ 

Sola  per  cui  tanto  d'Apollo  calme , 
Sacro  Cigno  fublime ,  che  farebbe 
Hoggi  altramente  d'ogni  pregio  indegno. 

La  bella  Greca ,  onde'l  paftor  Ideo 
In  chiaro  foco  &  memorabil  arfe, 
Per  cui  l'È  uropa  armofsi ,  &  guerra  feo , 
Et  alto  imperio  antico  a  terra  fparie  5 

Et  le  bellezze  incenerite  &  arie 

Di  quella ,  che  fua  morte  in  don  chiedeo  ; 
E  i  begli  occhi  &  le  chiome  a  l'aura  fpariè 
Di  lei ,  che  fianca  in  riua  di  Peneo 

Nouo  arbofcello  a  i  uerdi  bofchi  accrebbe  ; 
Et  qual  altra ,  fra  quante  il  mondo  honora , 
In  maggior  pregio  di  bellezza  crebbe  j 

Da  uoi ,  giudice  lui ,  uinta  farebbe  > 
Che  le  tre  diue  (o  fé  beato  allhora) 
Tra  fuoi  be  colli ,  ignude  a  mirar  hebbe . 

Or  piagni 


Il 

Or  piagni  in  negra  uefta  Orba  &  dolente 
V  e  n  e  t  i  a  ;  poi  che  tolto  ha  morte  auara 
Dal  bel  the/òro ,  onde  ricca  eri  &  chiara , 
Si  pretiofa  gemma  &  fi  lucente  : 

Ne  la  tua  magna ,  illuftre ,  inclita  gente , 
Che  fola  Italia  tutta  orna  &  rifchiara; 
Era  alma  a  Dio  diletta ,  a  Phebo  cara, 
D'honor  amica ,  e'n  bene  oprar  ardente  : 

Quefta ,  Angel  nouo  fatta ,  al  ciel  fèn  uola , 
Suo  proprio  albergo  ;  e'mpouerita  &fcema 
Del  fuo  pregio  fouran  la  terra  laffa  : 

Bene  ha ,  Qj  irino,  ond'ella  plori  &  gema , 
La  patria  uoftra ,  hor  tenebrofa  &  fola  > 
Et  del  nobil  fuo  B  e  m  b  o  ignuda  &  cafla . 

Vago  augelletto  da  le  uerdi  piume , 

Che  peregrino  il  parlar  noftro  apprendi  ; 
Le  note  attentamente  afcolta  e'ntendi, 
Che  Madonna  dettarti  ha  per  coftume  : 

Et  parte  dal  fòaue  &  caldo  lume 
De  fuoi  begli  occhi  l'ali  tue  difendi; 
Che  1  foco  lor ,  fé ,  com'io  fei ,  t'accendi , 
Non  ombra  o  pioggia ,  &  non  fontana  o  fiume , 

Ne  uerno  allentar  pò  d'alpeftri  monti  : 
Ed  ella ,  ghiaccio  hauendo  i  penfier  fuoi , 
Pur  de  l'incendio  altrui  par ,  che  fi  goda  : 

Ma  tu  da  lei  leggiadri  accenti  &  pronti 
Difcepol  nouo ,  impara  ;  &  dirai  poi , 
Qjr  i  r  i  n  a  in  gentil  cor  pietate  è  loda . 

Quel 


12 

Quel  uago  prlgioncro  peregrino  * 
Ch'ai  fuon  di  uoftra  angelica  parola  f 
Sua  lontananza  &  Tuo  career  confola, 
E'n  ciò  men  del  mio  fero  haue  dettino  ; 

Permeffo  tutto ,  e'1  bel  monte  uicino 
Vincer  potrà,  non  pur  Calliope  fòla; 
Da  fi  dolce  maeftra,  e'n  talefchola 
Parlar  ode  &  impara  alto  et  diuino  : 

Ben  lo  prego  io ,  ch'attentamente  apprenda 
Con  quai  note  pietà  fi  fuegli ,  &  come 
Vera  eloquenza  un  cor  gelato  accenda  ; 

Si  dirà  poi  ,  che  tra  fi  bionde  chiome 

E'n  fi  begli  occhi  Amor  giamai  non  feenda , 
Quello  è  notte  &  ueneno  al  uoftro  nome . 

Come  uago  aueelletto  fuggir  fole 

Poi ,  che  feorto  ha'i  lacciuol  tra  i  uerdi  rami  ; 

Cofi  te  fugge  il  cor ,  ne  prender  uole 

Efca  fi  dolce,  fra  fi  pungenti  hami  : 
Come  augellin ,  ch'a  fuo'cibo  fon  uole  ; 

Cofi  par,  ch'egli  a  me  ritornar  brami  ; 

Si'l  colpo ,  ond'io'l  ferì,  diletta  &  dole  : 

Et  fol ,  perche!  mio  mal  gioia  fi  chiami . 
Ma  la  nemica  mia  perche  non  piaga 

Lo  ftral  tuo  dolce  ?  &  ben  fora  cortei 

D  i  fi  forte  arco ,  &  di  chi'l  tende ,  honore . 
Pcrùer  feluaggi,  adamantino  core , 

N  on  adefea piacer, ne  punge  piaga,- 

Ne  uifeo  intrica  o  rete  occhi  fi  rei . 

Ben 


lì 

Ben  mi  fcorgea  quel  di  crudele  ftella , 
Et  di  dolor  miniftra  &  di  martiri  ; 
Quando  fur  prima  uolti  i  miei  fofpiri 
A  pregar  alma  fi  feluaggia  &  fella  : 

O  tempeftoia ,  o  torbida  procella, 
Che'n  mar  fi  crudo  la  mia  uita  giri  : 
Donna  amar ,  ch'Amor  odia ,  e  i  fuoi  defiri  5 
Che  fdegno  &  feritate ,  honore  appella  ; 

Qual  dura  quercia  in  felua  antica ,  od  elee 
Frondofa  in  alto  monte ,  ad  amar  fora , 
O  Tonda ,  che  Caribdi  afforbe  &  mefee  ; 

Tal  prouo  io  lei,  che  più  s'impetra  ognihora, 
Quanto  io  più  piango  ;  come  alpeftra felce, 
Che  per  uento  &  per  pioggia  afprezza  crefee . 

Già  non  potrete  uoi  per  fuggir  lunge , 

Ne  per  celarui  in  monte  afpro  &feluaggio , 
Tonni  de  bei  uoftri  occhi  il  dolce  raggio  ; 
Che  da  me  lontananza  noi  difeiunge  : 

Nel  mio  cor ,  donna ,  luce  altra  non  giunge , 
Che'l  uoftro  fguardo  5  &  fole  altro  non  haggio  : 
Et  s'egli  è  pur  lontan  ;  lungo  uiaggio 
E  breue  corfo ,  oue  Amor  sferza  &  punge  : 

Portato  da  deftrier ,  che  fren  non  haue, 

Pur  ciafeun  giorno  anchor ,  fi  com'io  foglio  , 
Se  ueder  mi  fapefte ,  a  uoi  ne  uegno  5 

Et  con  la  uifta  lachrimofa  &  graue , 

Fo  mefti  i  bofehi  &  pij  del  mio  cordoglio  : 
Solo  in  uoi  di  pietà  non  feorgo  io  fegno  • 

Viuo 


24 

Viuo  mio  fcoglio ,  Se  fece  alpeftra  &  dura, 
Le  cui  chiare  fauille  il  cor  m'hanno  arfò  ; 
Freddo  marmo ,  d'amor,  di  pietà  fcarfò  $ 
Vago  quanto  più  pò  formar  natura; 

Aipra  Colonna ,  il  cui  bel  iàflb  indura , 
L'onda  del  pianto  da  quefti  occhi  iparfo  5 
Oue  repente  hora  è  fuggito  &  iparfo 
Tuo  lume  altero  ?  &  chi  me'l  toglie  &  fura  ? 

C  uerdi  poggi  ,  o  felue  ombrofè  &  folte  ; 
Le  uaghe  luci  de  begli  occhi  rei , 
Ghe'i  duol  iòaue  fanno ,  el  pianger  lieto  ; 

A  uoi  conceffe,  laflb,  a  me  fon  tolte  ; 
E  epuro  fele  hor  pafee  i  penfier  miei  ; 
E'icor  dogliofo  in  nulla  parte  ho  queto. 

Quella ,  che  lieta  del  mortai  mio  duolo , 
Ne  i  monti  &  per  le  felue  ofcure  &  fole 
Fuggendo  gir  come  nemico  fole 
M  e ,  che  lei ,  come  donna  honoro  &  colo  ; 

Al  penfèr  mio  ,  che  quefto  obietto  ha  folo  ; 
Et  ch'indi  uiue ,  &  cibo  altro  non  uole  $ 
Celar  non  pò  de  fuoi  begli  occhi  il  Sole , 
Ne  per  fuggir ,  ne  per  leuarfi  a  uolo  : 

Ben  potè  ella  fparire  a  me  dinanzi , 

Come  augeìlin ,  che'l  duro  arciero  ha  foorto , 
Ratto  uer  gli  alti  bofohi  a  uolar  prende  y 

M  a  Tali  del  penfer  chi  fia  ch'auanzi  ? 

Cui  lungo  calle  &  afpro  è  piano  &  corto  ; 
Cofi  caldo  defio  l'affretta  &  ftende. 

Amor, 


Amor,I  piango  ;  Se  ben  fu  rio  deftino , 

Che  cruda  T  igre  ad  amar  diemmi,  &  feo g'io 
Sordo,  cuinefofpir,  ne  pianto  moue: 
Et  come  afflitto  &  fianco  peregrino , 
Chechiufo  a  fera  il  dolce  albergo  troue; 
Pur  coftei  prego  ;  &pur  con  lei  mi  doglio  : 
Ne  perche  fempre  indarno  il  mio  cordoglio 
Al  uento  li  difperga , 
Si  come  nebbia fuol ,  che'n  alto  s  erga; 
Men  dolermi  con  lei ,  ne  pianger  uoglio  : 
Et  coli  tinge  &  uerga 
Ben  mille  charte  homai  lafpro  mio  duolo  j 
Peroche'l  cor  queft'vn  conforto  ha  folo  ; 
Ne  troua  incontra  gli  afpri  fuoi  martiri 
Schermo  miglior ,  che  lachrime  &forpiri. 

Qual  chiufo  albergo  infolitario  bofeo 

♦  Pien  di  fofpetto  fuol  pregar  talhora 
Corrier  di  notte  trauiato  &  lafTo  ; 
Tal  io  per  entro  il  tuo  dubbiofo  &  fofeo 
Et  duro  calle ,  Amor ,  corro ,  &  trapaflò 
Fin  la'ue'l  dolce  mio  ripofo  fora  : 
lui  pregando  fo  lunga  dimora: 
Ne  p ererfio  pianga  &  gridi , 
Lefelue  empiendo  d'amorofi  ftridi, 
Laflb ,le porte  men rinchiufe anchora 
Del  mio  ricetto  uidi  : 
Ne  per  lachrime  antiche,  o  dolor  nouo, 
Pofa ,  o  fbccorfb ,  o  refrigerio  trouo  5 
Cofi  fe'imio  deftin,  laftellamìa, 
Sorda  pietate  in  lei ,  ch'udir  deuria . 

D         O  fortunato 


7  6 

O  fortnnato ,  chi  feri  gio  (otterrà  ; 

Et  col  Tuo  pianto  rea  benigna  Morte; 

Si  temprar  Teppe  i  lach.rim.ofi  uerfi  ; 

Se  non  che  gran  deiìo  trafcorre  &  erra  : 

A  me  non  ual ,  ch'i  pianga ,  eì  mio  duol  uerfi  9 

Quanto  m'è  dato ,  in  dolci  note  &  fcorte  : 

Ne  del  martiro ,  che  mi  duol  fi  forte, 

In  quei  begli  occhi  rei 

Anchor  uenne  pietade  :  &  ben  torrei 

Senza  mirar  la  cruda  mia  conforte  , 

Girmen  per  uia  con  lei , 

Fin  ch'io  fcorgefsi  il  ciel  fereno  e'1  die  : 

Poi  che  non  ponno  altrui  parole  ,0  mie , 

Dal  bel  ciglio  impetrar  atti  men  feri; 

Fa  tu  Signor  almen ,  ch'i  non  lo  (peri  : 
Ch'io  pur  m'inganno,  en  quelle  acerbe  luci , 

Per  cui  del  mio  dolor  giamai  non  taccio ,  # •  • 

Dico  le  rime  mie  pietà  defta  hanno  ; 

E  t  forfe  (o  defir  cieco  oue  m'adduci  >  ) 

Lachriman  hor  foura'l  mio  lungo  affanno  ; 

Et  noia  è  lor ,  quant'io  mi  ftruggo  &  sfaccio  : 

Cofi  corro  a  Madonna;  &  neue  &  ghiaccio 

Le  trouo  il  cor  ;  e'nuano 

Di  quel  nudrirmi ,  ond'io  fon  fi  lontano , 

Col  penfer  cerco  ;  anzi  più  doglia  abbraccio  ; 

Qjaal  pouerel  non  fano , 

Cui  l'afpra  fete  uccide ,  &  ber  gli  è  tolto  ; 

Hor  chiaro  fonte  in  uiuo  faflb  accolto , 

Et  hora  in  fredda  ualle  ombrofo  rio 

Membrando ,  arroge  alfuo  mortai  defio. 

Laflb, 


*7 

Laflb  ,  &  ben  femmi  &  affètato ,  e  nfermo 
Febre  amorofa  ;  &  un  penfèr  nudrilla , 
Che  gioia  invaginando ,  hebbe  martiro: 
Cofi  m'offende  lo  mio  fteflb  fchermo , 
Non  pur  mi  ual;  che  s'io  piango  &  fofpiro, 
Incominciando  al  primo  fuon  di  fquilla; 
Già  non  ifcema  in  tanto  ardor  fauillaj 
Anzi  il  mio  duol  mortale 
Crefce  piangendo ,  &  più  s'infiamma  ;  quale 
Facella,  che  commoffa  arde  &  sfauilla  : 
Fero  deftin  fatale: 

Quando  fia  mai  che  la  mia  fonte  uiua , 
Perch'io  pur  lei  nel  cor  formi  &  defcriua, 
Et  per  lei  mi  confumi  &  pianga  &  prieghi  5 
Le  fue  dolci  acque  un  giorno  a  me  non  nieghi  ì 

Forfè  1  (Et  ben  romper  fuol  fortuna  rea 
jb  Buono  ftudio  talhor  )  ne  la  dolce  onda , 
Ch'i  bramo  tanto ,  almen  per  breue  fpatio 
Dato  mi  fia,  ch'un  di  m'attuffi  ;  &  bea 
■  k    Fin  ch'io  ne  lenta  il  cor ,  non  dico  fatio, 
Però  che  nulla  riua  è  fi  profonda , 
Qualhora  il  uerno  più  di  pioggie  abonda  ; 
Ma  Ibi  bagnato  un  poco  : 
O  fortunato  il  di ,  beato  il  loco  : 
Ben  potrei  dire ,  aduerfità  feconda 
Mi  diede  Amore ,  &  foco 
M'accefe  il  cor  di  refrigerio  pieno  : 
S'un  giorno  fol,  non  auampando  io  meno, 
La  graue  arfura  mia,  lafete  immenfa, 
Larga  pietà  confperge  &  ricompenfà . 

D     2  Che 


28-    . 

Che  parlo  ?  o  chi  m'inganna  ?  a  canta  fece 
Le  dolci  onde  falubri  indarno  fpera 
Il  cor ,  che  morte  ha  preffo ,  &  mercè  lunge  : 
Ma  tu  Signor ,  che  non  più  falda  rete 
Homai  diftendi  ?  &  qual  più  adenrro  punge 
Quadrello ,  auenti  a  queft  a  alpeftra  fera  ? 
Si ,  ch'ella  caggia  fanguinofa ,  &  pera  : 
Et  quel  feluaggio  core 
Ne  lefue  piaghe fenta il  mio  dolore; 
Et  biafmando  f  altrui  cruda  &  guerrera 
Voglia ,  il  fuo  proprio  errore 
Et  la  fua  crudeltà  colpi  &  condanni  : 
Et  fia  vendetta  de  miei  graui  affanni , 
Veder  ne  lacci  difalute  in  forfè 
L'acerba  fera ,  che  mi  punfe  &  morie . 

Già  non  mi  cai ,  s'in  tanta  preda  parte , 
Canz-on ,  non  harò  poi  ; 
E  t  fo  che  raro  i  dolci  premi  fuoi 
Con  giufta  lance  Amor  libra  &  comparte  5 
Pur  ch'eliache  di  noi 
Si  lungo  ftratio  féo ,  con  le  fue  piaghe 
La  uifta  un  giorno  di  quefti  occhi  appaghe  : 
Ma,  laflb ,  a  la  percofla,  ond'io  uaneggio , 
Vendetta  indarno  &  medicina  cheggio . 


*• 

* 


Come 


2* 

Come  fuggir  per  felua  ombrofa  &  folta 

Noua  ceruetta  fole  ; 

Se  mouer l'aura  tra  le  frondi  ferite, 

O  mormorar  fra  fherbe  onda  corrente  ; 

Cofi  la  fera  mia  me  non  afcolta  j 

Ma  fugge  im mantenente 

Al  primo  fuon  talhor  de  le  parole , 

Ch'io  d'amor  mouo;  &  ben  mi  pefa  &  dole  $ 

Ma  non  ho  poi  uigor ,  laflb  dolente , 

Da  feguir  lei ,  che  leue 

Prende  fuo  corfo  per  feluaggia  uia  $ 

Et  dico  meco ,  hor  breue 

Certo  lo  fpatio  di  mia  uita  fia . 
Ella  fen  fugge ,  &  ne  begli  occhi  fuoi 

Gli  fpirti  miei  ne  porta 

Nel  fuo  da  me  partir ,  lafciando  a  uenti , 

Quando  l'ho  a  dir  de  mieipenfier  dolenti  : 

Ne  già  uiuer  potrei,  fé  non  che  poi 

Ritorna ,  &  ne  tormenti , 

Onde  quefta  alma  in  tanta  pena  è  torta  ; 

Quau*  giudice  pio  mi  riconforta 5 

Non  che  però'l  mio  graue  duol  s'allenti  : 

Ma  fpero ;  &  ragion  fora  $ 

Pietà  trouar  in  quei  begli  occhi  rei  $ 

Ond'io  le  narro  allhora 

Tutte  le  iniìdie ,  e  i  dolci  furti  miei . 
Ne  taccio ,  oue  talhor  quelli  occhi  uaghi 

Sen  uan  fotto  un  bel  uelo  ; 

S'auien  che  l'aura  lo  folleui  &  moua  $ 

Et  come  il  dolce  fen  mirarmi  gioua; 

Non 


Non  che  l'ingorda  uiftaiui  s'appaghi: 

Et  qual  gioia  il  cor  proua , 

Doueì  bel  pie  fi  fcopra ,  ancho  non  celo  : 

Cofi  gli  inganni  miei  conto  &  riuelo  : 

Ne  quefto  in  tanta  lite  ancho  mi  gioua  : 

Deh  chi  fia  mai ,  che  fcioglia 

Ver  la  giudice  mia  fi  dolci  prieghi , 

Ch'almen  non  mi  fi  toglia 

Dritta  ragion  j  fé  pur  pietà  fi  nieghi  > 
Donne  uoi ,  che  Tamaro ,  eì  dolce  tempo 

Di  lei  già  per  lungo  ufo 

Saper  deuete ,  e  i  benigni  atti  e  i feri $ 

Chiedete  pofa  a  i  lafsi  miei  penfieri  $ 

I  quai  cangiando  uo  di  tempo  in  tempo  $ 

Nefo  s'io  tema ,  o  fperi , 

Già  mille  uolte  in  mia  ragion  delufo  $ 

Si  m'ha'l  Ilio  duro  uariar  confufo  ; 

E'l  dolce  riib ,  &  quei  begli  occhi  alteri 

Voti  talhor  d'orgoglio , 

Ch'altrui  prometcon  pace,  &  guerra  fanno: 

Ne  già  di  lei  mi  doglio , 

Che  n  uita  tienimi  con  benigno  inganno . 
Pietofa  tigre  il  cielo  ad  amar  diemmi , 

Donne ;  &  ferena  &  piana 

Procella  il  corfo  mio  dubbiofo  face  : 

Onde  talhoniil  cor  ripofa  &  tace  ; 

Talhor  ne  gli  occhi  &  ne  la  fronte  uiemmi , 

Pien  di  duol  fi  uerace , 

Cho.gni  mia  proua  in  acquetarlo  è  liana  $ 

Alìhor  m'adiro  ;  &  ccn  la  mente  infima 

Membrando 


5* 

Membrando  uo, che  men  di  lei  fugace 

Donna  fentio  fermarli 

A  mezzo  il  corfo  j  &  fe'l  buon  tempo  antico 

Non  mente,  arbore  farli 

Mifera,  o  faflb  ;  &lachrimando  dico: 
Hor  uedefs'io  cangiato  in  dura  felce > 

Come  d'alcuna  è  fcritto , 

Quel  freddo  petto  ;  e'1  uifb ,  e  i  capei  d'oro, 

Non  uago  fior  tra  l'herbe ,  o  uerde  alloro , 

Ma  quercia  fatti  in  gelida  alpe ,  od  elee 

Frondofa  ;  e'1  mio  di  loro 

Penfer  ,  dolce  nouella  al  core  afflitto , 

Contra  quel,  che  nel  ciel  forfè  è  prefcritto> 

Recar  poteffe  ;  ahi  mio  nobil  theforo, 

Troppo  inanzi  trafeorre 

La  lingua ,  &  quel ,  ch'i  non  detto ,  ragiona  : 

Colpa  d'Amor ,  che  porre 

Le  deuria  freno  5  &ei  la  feioglie  &  fprona . 
Canzon ,  tra  fpeme ,  &  doglia 

Amor  mia  uita  inforfa  :  &  ben  m  auueggio , 

Che  l'altrui  mobil  uoglia 

Colpando ,  io  fteffo  poi  uario  &  uaneggio. 

Errai  gran  tempo  ;  &  del  camino  incerto , 
Mifero  peregrin  molti  anni  andai 
Con  dubbio  pie ,  fender  cangiando  fpeffo  $ 
Ne pofa leppi  ritrouar  giamai 
Per  piano  calle ,  o  per  alpeftro  &  erto , 
Terra  cercando  &  mar  lungi  &  dapreffo  : 
Tal  che'n  ira ,  e'n  difpregio  hebbi  me  fteffo  ; 

Et  tutti 


3%i 

E  t  tutti  i  miei  pender  mi  lpìacq uer  poi , 

Ch'i  non  potea  trouar  fcorta,  o  configlio  : 

Ahi  cieco  mondo ,  hor  ueggio  i  frutti  tuoi, 

Come  in  tutto  dal  fior  nafcon  diuerfi  : 

Pietofa  hiftoria  a  dir  quel  3  ch'io  fofferfi , 

In  cofi  lungo  exiglio 

Peregrinando ,  fora  ; 

N  on  già  ch'io  fcorga  il  dolce  albergo  anchora  ; 

Maì  mio  fanto  Signor  con  nouo  raggio 

La  uia  mi  moflra  ;  &  mia  colpa  è ,  s'io  caggio . 

Noua  mi  nacque  in  prima  al  cor  uaghezza, 
Si  dolce  al  gufto  infu  l'età  fiorita , 
Che  tofto  ogni  mio  fenfò  ebro  ne  fue  : 
Et  non  fi  cerca  o  libertate ,  o  uita , 
O  s'altro  più  di  quefle  huom  faggio  prezza , 
Con  fi  fatto  defio ,  com'i  le  tue 
Dolcezze  Amor  cercaua  ;  &  hor  di  due 
Begli  occhi  un  guardo ,  hor  dVna  bianca  mano 
Seguia  le  neui  ;  &  fé  due  treccie  d'oro 
Sotto  un  bel  velo  fiammeggiar  lontano, 
O  fé  talhor  di  giouenetta  donna 
Candido  piefcoprio  leggiadra  gonna  -y 
(  Hor  ne  fofpiro  &  ploro  ) 
Corfi ,  com'augel  fole , 
Che  d'alto  fcenda ,  &  a  fuo  cibo  uole  : 
Tal  fur,  laffo,  le  uie  de  penfier  miei 
Ne  primi  tempi  ;  &  camin  torto  fei . 

Et  per  far  ancho  il  mio  pentir  più  amaro  ; 
Speifo  piangendo  altrui  termine  chiefi 
De  le  mie  care  &  uolòntarie  pene  : 

E'n 


33 

En  dolci  modi  lachrimare  apprefi  | 

E'n  cor  piegando  di  pietate  auaro 
Vegghiai  le  notti  gelide  &fèrene; 
Et  talhor  fu ,  ch'io'l  torfi  ;  et  ben  contiene 
Hor  penitentia  &  duol  l'anima  lane  - 
De  color  atri ,  &  del  terreftre  limo , 
Ond'ella  è  per  mia  colpa  infiifà  &  grauc  : 
Che  fé  1  ciel  me  la  die  candida  &  leue  j 
Terrena  &  fofca  a  lui  falir  non  deue  : 
N  e  pò ,  s'»io  dritto  eftimo , 
Ne  le  fue  prime  forme 
Tornar  giamai,  che  pria  non  fègni  Torme 
Pietà  fuperna  nel  camin  ueracej 
Et  la  tragga  di  guerra ,  &  ponga  in  pace . 
Quel  uero  amor  dunque  mi  guidi ,  &  feorga , 
Che  di  nulla  degnò  fi  nobil  farmi  ; 
Poi  per  fé  1  cor  pure  afiniftra  uolge; 
Ne  1  altrui  pò  >  nel  mio  configlio  aitarmi; 
Si  tutto  quel ,  che  luce  a  l'alma  porga , 
Il  defir  cieco  in  tenebre  riuolge: 
Come  fcotendo  pure  al  fin  fi  fuolge 
Stanca  talhor  fera  da  i  lacci ,  &  fugge  ; 
Tal  io  da  lui ,  ch'ai  ilio  uenen  mi  colfe 
Con  la  dolce  elea ,  ond'ei  palcendo  ftru^ge; 
Tardo  partimmi ,  &  laffo ,  a  lento  uolo  :  . 
Indi  cantando  il  mio  paffato  duolo , 
In  fé  l'alma  s'accolfe  ; 
Et  di  defir  nouo  arfè , 
Credendo  affai  da  terra  alto  leuar/è  : 
Ond'io  uidi  Helicona ,  e  i  facri  poggi 

E  Sali;, 


Salij,doue  rado  orma  è  legnata  hoggi  : 
Qu3.\  peregrin,  fé  rimembranza  il  punge 
Di  fua  dolce  magion ,  talhor  se'nuia 
Ratto  per  ielue  &  per  alpeftri  monti  j 
Tal  men  giuo  io  perla  non  piana  uia , 
Seguendo  pur  alcun ,  ch'io  fcorfi  lunge  ; 
Etfur  tra  noi  cantando  illuftri  &  conti  • 
Erano  i  pie  men  del  defir  mio  pronti  j 
Ond'io  del  fonno  &  del  ripofò  l'hore 
Dolci  fcemando ,  parte  aggiunti  al  die 
De  le  mie  notti  3  ancho  in  quell'altro  errore  ; 
Per  apprettar  quella  honorata  fchiera  : 
Ma  poco  alto  falir  concedo  ni  era  : 
Sublimi  elette  uie, 
Onde'l  mio  buon  uicino 
Lungo  Permeflò  féo  nouo  camino  ; 
Deh  come  feguir  uoi  miei  pie  rur  uaghi  : 
Ne  par  ch'altroue  anchor  l'alma  s'appaghi. 
Ma  uofiè  il  penfér  mio  folle  credenza, 
A  feguir  poi  falfa  d'honore  iniegna  ; 
Et  bramai  farmi  a  i  buon  di  fuor  fimiie  : 
Come  non  fia  ualor,  s'altri  noi fegna 
D i  gemme  &  d'oftro  5  o  come  uirtù ,  lènza 
Alcun  fregio ,  per  fé  fia  manca  &  uile  : 
Quanto  pianfi  io  dolce  mio  flato  humile, 
I  tuoi  ripofi ,  e  i  tuoi  fereni  giorni 
Volti  in  notti  atre  &  rie  ;  poi  ch'i  m'accori! , 
Che  gloria  promettendo  angofeia  &  feorni 
Dà  il  mondo  ;  &  uidi',  quai  penfieri  &  opre 
Di  letitia  talhor  uefte  &  ricopre  : 

Ecco 


3J 

Ecco  le  uie,  ch'io  cord  , 

Diftorte  :  hor  uinto  &  fianco  ; 
Poi  che  uaria  ho  la  chioma ,  infermo  il  fianco  , 
Volgo,  quantunque  pigro ,  indietro  i  pafsi  ; 
Che  per  quei  fender  primi  a  morte  uafsi . 
Picciola  fiamma  affai  lunge  riluce , 

Canzon  mia  mefta  ;  &  ancho  alcuna  uolta 

Angufto  calle  a  nobil  terra  adduce  : 

Che  fai ,  fé  quel  penfero  infermo  &  lento, 

Ch'io  mouer  dentro  a  l'alma  afflitta  lènto , 

Anchor  potrà  la  folta 

Nebbia  cacciare  ?  ond'io 

In  tenebre  finito  ho  il  corfò  mio  : 

Et  per  fecura  uia ,  fè'l  ciel  l'affida, 

Si  com'io  /pero ,  effer  mia  luce  &  guida  ? 

Come  fplende  ualor ,  per  c'huom  noi  falci 

Di  gemmerò  d  oftro;&  come  ignuda  piace, 

Et  negletta  uirtù  pura  &  uerace  ; 

T  r  i  p  h  o  n  morendo  exempio  al  mondo  laici  : 
Et  col  ciel  ti  rallegri ,  e'n  lui  rinafei  ; 

Come  a  parte  miglior  translato  face 

Lieto  arbofcel  taDiora  ;  e'n  uera  pace 

Ti  godi  >  &  di  faper  certo  ti  palei  : 
Ne  di  me,  credo  ,o  del  tuo  fido  &  faggio 

Qvi  ri  n  o ,  unqua  però  ti  prefe  oblio  ; 

Ch'ambo  i ueftigi  tuoi cerchiam piangendo: 
Ei  dritto ,  &  fcarco ,  &  pronto  in  fuo  uiaggio  5 

Io  pigro  anchor;  pur  col  tuo  fpecchio  amendo 

Gli  error ,  che  torto  han  fatto  il  uiuer  mio. 

E     z        Poco 


Poco  il  mondo  giamai  t'infuie ,  o  tinfè , 
T  r  i  p  h  o  n  ,  ne  l'atro  Tuo  limo  terreno  ; 
Et  poco  inuer  gli  abifsi  3  onde  egli  è  pieno, 
I  puri  &  fanti  tuoi  pender  foipinfe  : 

Et  hor  di  lui  fi  icone  in  tutto ,  &  fcinfe 
Tua  candida  alma  ;  &  leue  fatta  a  pieno , 
Salio  3  fon  certo ,  ou'è  più  il  ciel  fereno  j 
Et  quanto  lice  più ,  uer  Dio  fi  ftrinfe . 

Ma  io  raflembro  pur  fublimc  augello 
In  ima  ualle  prefo  $  &  queite  piume 
Caduche  homai ,  pur  anchor  uifco  inuoglia, 

Laffb  5  ne  ragion  pò  contra  il  coftume  : 
Ma  tu  del  cielo  habitator  nouello 
PregailSignor,cheperpietàlefcioglia. 

Curi  le  paci  lue ,  chi  uede  Marte 

Gli  altrui  campi  inondar  torbido  infoio  £ 
Et  chi  fdrufcita  nauicella  inuano    : 
Vede  taihormouergouerno,&  forte,    \* 

Ami  jMarmitta,,  il  porto  :  Iniqua  parte 
Elegge  ben ,  chi  il  ciel  chiaro  &fourano 
LafTa  ;  &  gli  abifsi  prende  :  ahi  cieco  humano 
Defir ,  che  mal  da  terra  fi  diparte . 

Quando  in  quefto  caduco  manto  &  frale, 
Cui  tofto  Atropo  lquarcia ,  &  noi  ricuce 
Giamai  5  altro  che  notte  hebbe  huom  mortale  * 

Procuriam  dunque  homai  celefte  luce  : 
Che  poco  a  chiari  farne  Apollo  uale  ; 
Lo  qual  fi  puro  in  uoi  iplende  &  riluce. 

.  .   .  Silieta 


37 

Si  lieta  hauefsio  l'alma ,  &  d  ogni  parte 

Il  cor ,  M  a  r  m  i  t  t  a  mio ^tranquillo  &  pian-!)  ; 

Come  fafpra  fua  doglia  al  còrpo  iiilano , 

Poi  ch'Adria  m'hebbe ,  è  men  noiofa  in  parte . 
Laflb  5  quefta  di  noi  terrena  parte 

Fia  dal  tempo  diftrutta  a  mano  a  mano  5 

E  i  cari  nomi  poco  indHontano; 

Il  mio  col  uulgo ,  e'1  tuo  fcelto ,  e'ndilparte  \ 
Pur  come  foglia ,  che  col  uento  fàle , 

Cader  uedranfi  :  O  fofca ,  o  lènza  luce 

Vtfh  mortai,  cuifi  del  mondo  cale: 
Come  non  tergi  al  del?  che  fol  produce 

E  terni  frutti  :  ahi  uile  augel ,  fu  Tale 

Pronto ,  ch'a  terra  pur  fi  riconduce. 

Feroce  Ipirto  un  tempo  hebbi  &  guerrcro  ; 
Et  per  ornar  la  feorza  anch'io  di  fore  , 
Molto  contefi  ;  hor  langue  il  corpo ,  e'1  core 
Pauenta  ;  ond'io  ripofo  &  pace  chero  : 

Coprami  homai  uermiglia  uefta,  o  nero 
Manto,  f)òeo  mi  fia  giòia ,  o  dolore  ; 
Ch'a  fera  è'1  mio  di  corfo  ;  &  ben l'errore 
Scorgo  hor  del  uulgo ,  che  mal  feerne  il  uero  : 

La  fpoglia  il  mondo  mira  :  Or  non  s'arrefta 
Speffo  nel  fango  augel  di  bianche  piume  ? 
Gloria  non  di  uirtù  figlia ,  che  uale  ? 

Per  lei,  F  rance  sco  hebb'io  guerra  molefta; 
Et  hor  placido ,  inerme  entro  un  bel  fiume 
Sacro  ho  mio  nido  ;  &  nulla  altro  mi  cale . 

Varchi, 


53 

V  a*  e  h  i  ;  Hippocrene  il  nobil  Cigno  alberga 
Che  n  Adria  mifè  le  fue  eterne  piume  ; 
A  la  cui  fama ,  al  cui  chiaro  uolume , 
Non  fia che'l  tempo  mai  tenebre  asperga: 

Ma  io  paluftre  augel ,  che  poco  s'erga 
Su  l'ale ,  fembro ,  o  luce  inferma ,  &  lume, 
Ch'a  leue  aura  uacille ,  &fi  confume  : 
Ne  pò  lauro  inneftar  caduca  uerga 

D'ignobil  felua .  Dunque  i  uerfi,  ond'io 
Dolci  di  me ,  ma  falfè  udì  nouelle , 
Amor  dettouui ,  &  non  giudicio  :  &  poi 

La  mia  cafetta  humil  chiufà  è  d'oblio  ; 
Quanto  dianzi  perdeo  Ve  n  e  ti  a  ,  &  noi 
Apollo  in  uoi  reftauri  &  rinouelle . 


O  fonno ,  o  de  la  queta ,  humida ,  ombrofi 
Notte  placido  figlio  ;  o  de  mortali 
Egri  conforto  >  oblio  dolce  de  mali 
Si  graui  >  ond'è  la  uita  afpra  &  noiofa; 

Soccorri  al  core  homai ,  che  langue ,  & pofa 
Non  haue  j  &  quefte  membra  (lanche  &  frali 
Solleua  :  a  me  ten  uola  o  fònno ,  &  Tali 
Tue  brune  fòura  me diftendi  &pofà . 

O  u'è'l  fi  lentio ,  che'l  di  fugge ,  e'1  lume  * 
Eilieuifbgnijche  connonfècurc 
Veftigia  di  feguirti  han  per  coftume  ? 

Laffo ,  che'nuan  te  chiamo ,  &  quefte  ofcure 
Et  gelide  ombre  inuan  lufingo  :  o  piume 
Deprezza  colme  :  o  notti  acerbe  &  dure. 

Mendico 


i9 

Mendico  &  nudo  piango ,  &  de  miei  danni 

Men  uo  la  fomma ,  tardi  homai ,  contando 
Tra  quefte  ombrofè  querce,  &  obliando 
Q^uel,  chegia  Roma  m'infegnò  molti  anni: 

Ne  dì  gloria,  onde  par  tanto  s'affanni 

Humano  ftudio ,  a  me  più  cale  %  &  quando 
Fallace  il  mondo  ueggio,  a  terra  Ipando 
Ciafcun  fuo  dono ,  accio  più  non  m'inganni  • 

Quella  leggiadra  Colon  n  e  s  e  ,  &  fàggia , 
Et  bella ,  &  chiara,  che  co  i  raggi  fuoi 
La  luce  de i  Latin  fpenta  raccende; 

Nobil  poeta  canti ,  e'n  guardia  l'haggia  ; 
Che  Thumil  cethra  mia  roca ,  che  uoi 
Vdir  chiedete ,  già  dimeffa  pende. 

Hor  pompa  &  oftro ,  &  hor  fontana  &  elee 
Cercando ,  a  uefpro  addutta  ho  la  mia  luce 
Senz.a  alcun  prò  ;  pur  come  loglio ,  o  felce 
Suenturata ,  che  frutto  non  produce  : 

Et  bene  il  cor  del  uaneggiar  mio  duce , 
Vie  più  sfauilla ,  che  percoffa  felce  ; 
Si  torbido  lo  fpirto  riconduce , 
A  chi  fi  puro  in  guardia  &  chiaro  dielce  ; 

Milero  :  &  degno  è  ben ,  ch'ei  frema  &  arda  -y 
Poi  che'n  fua  pretiofa  &  nobil  merce 
Non  ben  guidata ,  danno  &:  duol  raccoglie  : 

Ne  per  Borea  giamai ,  di  quefte  querce , 
Come  tremo  io ,  tremar  l'horride  foglie  : 
Si  temo,  ch'ogni  amenda  homai  iia  tarda . 

Doglia 


4° 

Doglia;  che  uaga  bornia  al  cor  n'appone, 
Piagandol  co  begli  occhi  $  amare  ftrida, 
Et  lungo  pianto  ;  &  non  di  Creta ,  &  d'Ida 
Dittamo ,  Signor  mio ,  uien  che  conforte  : 

Fuggite  Amor  :  quegli  è  uer  lui  più  forte , 
Che  men  sarrifchia ,  ouegli  a  guerra  sfida  : 
Cola  uè  dolce  parli ,  o  dolce  rida 
Bella  donna  ->  iui  preflb  è  pianto ,  &  morte  : 

Peroche  gli  occhi  alletta ,  e'1  cor  recide 
Donna  gentil ,  che  dolce  fguardo  moua  : 
Ahi  uenen  nouo,  che  piacendo  ancide  j 

Nulla  in  die  charte  huom  fàggio  antica ,  o  noua 
Medicina  haue,  che  d'Amor  n'affide  5 
Ver  cui  fol lontananza  &  oblio  gioua . 

Signor  mio  caro ,  il  mondo  auaro  &  flolto 
In  procurar  pur  nobiltade  &  oro 
Fatto  è  mendico  &  uile  ;  e'1  bel  thefòro 
Di  gentilezza  unito ,  ha  iparfo  &  fciolto  ; 

Già  fu  ualore ,  &  chiaro  fàngue  accolto 
Infeme ,  &  cortefia;  hor  è  tra  loro 
Difcordia  tal ,  ch'io  ne  fofpiro  &  ploro  : 
Secol  mirando  in  tanto  errore  auolto  : 

Et  perche  in  te  dalfangue  non  diicorda 

Virtute ;  a  te  C  h  r  1  st.ophoro  mi uolgo, 
Che  mi  (occorra  al  maggior  uopo  mio  : 

Et  fi  porterai  tu  Chrifto  oltra  il  rio 
Di  charitate  j  colà  doue  il  uolgo 
Cieco  portarlo  più  non  fi  ricorda  • 

C0RREG105 


4* 

Cor  regio  ;  che  per  prò  mai ,  ne  per  danno 

Difcordar  da  te  fteffo  non  confenti; 
Contra  il  coftume  de  le  inique  genti , 
Che  le  fortune  aduerfè  amar  non  fanno  ; 

Mentre  quel,  ch'ifèguia,  fuggir  m'affanno; 
Et  fuggol ,  ma  con  pafsi  corti  &  lenti; 
Le  due  Latine  luci  chiare  ardenti , 
Alexandro,&Ranvccio  tuoi  che  fanno? 

E  uero ,  cheì  cielo  orni  &  priuilegi 

Tuo  dolce  marmo  fi ,  cheSMiRNA,&SAMO 
Perde  ,&  C  o  r  i  n  t  h  o  ,  e  i  lor  maeftri  egregi  ? 

Per  quefta ,  &  per  quei  due ,  di  quel ,  ch'io  bramo 
Obliar ,  mi  fouien  ;  per  tai  fuo  pregi , 
R  o  m  a  ,  che  fi  mi  nocque ,  honoro  &  amo  • 

S'egli  auerrà;  che  quel ,  ch'io  fcriuo ,  o  detto 
Con  tanto  ftudio ,  &  già  fcritto  il  diftorno 
Affai  fbuente ,  &  come  io  fò  >  f  adorno 
Penfofo  in  mio  feluaggio  ermo  ricetto; 

Da  le  genti  talhor  cantato  ,  o  letto , 
Dopo  la  morte  mia  uiua  alcun  giorno  ; 
Bene  udirà  del  noftro  mar  l'un  corno 
Et  l'altro,  Rota,  il  gentil  uoftro  affetto;- 

Che'l  fuo  proprio  thefòro  in  altri  apprezza, 
Et  quel ,  che  tutto  a  uoi  fòlo  conuiene  ; 
Per  honorarne  me ,  diuide ,  &  fpezza  : 

Mio  deuer  già  gran  tempo  ale  Tirrhene 
Onde  mi  chiama  ;  &  hor  di  uoi  uaghezza 
Mi  fprona  :  ahi  pofi  homai  chi  mi  ritiene . 

F         Di  la, 


42 

Di  la ,  doue  per  oftro ,  &  pompa ,  &  oro , 

Fra  genti  inermi  ha  perigliofa  guerra  ; 

Fuggo  io  mendico ,  &  folo  ;  &  di  quella  efca , 

Ch'i  bramai  tanto ,  fatio ,  a  quefte  querce 

Ricorro  ,  uago  homai  di  miglior  cibo  ; 

Per  hauer  po£i  almen  quefti  ultimi  anni  : 

Ricca  gente  &  beatane  primi  anni 

Del  mondo,  hor  ferro  fatto  ;  che  fenz  ora 
Men  di  noi  macra  in  fuo  feluaggio  cibo 
Si  uifle ,  &  fenza  Marte  armato  in  guerra; 
Quando  tra  l'elei  &  le  frondofe  querce 
Anchor  non  fi  prendea  l'hamo  entro  a  l'efca  : 

Io ,  come  tùie  augel  feende  a  poca  efca 
Dal  cielo  in  ima  ualle  ;  i  miei  dolci  anni 
Vifsi  in  paluftre  limo  ;  hor  fonti  &  querce 
M  i  fon  quel ,  che  oftro  fummi ,  &  uafel  d'oro  : 
Cofi  l'anima  purgo  ;  &  cangio  guerra 
Con  pace ,  &  con  digiun  fouerchio  cibo . 

Fallace  mondo  5  che  d'amaro  cibo , 

Si  dolce  menfa  ingombri  :  Or  di  quella  efca 
Fofs'io  digiun ,  chanchor  mi  graua ,  e'n  guerra 
Tenne  l'alma  co  i  fenfi  ha  già  tanti  anni  5 
Che  più  pregiate ,  che  le  gemme ,  &  l'oro , 
Renderei  l'ombre  anchor  de  le  m  ie  querce . 

O  riui ,  o  fonti ,  o  fiumi,  o  faggi ,  o  querce , 
Onde  il  mondo  nouello  hebbe  fuo  cibo, 
In  quei  tranquilli  fecoli  de  l'oro  : 
Deh  come  ha  il  folle  poi  cangiando  1  efca 

Cangiato 


45 

Cangiato  il  gufto;&  come  fon  quefti  anni 

Da  quei  diuerfi  in  pouertate ,  e'n  guerra  : 

Già  uincitor  di  gloriola  guerra 

Prendea  Tuo  pregio  da  l'ombrofe  querc  e: 
Ma  d'hora  in  hor  più  duri  uolgon  gli  anni  : 
Ond'io  ritorno  a  quello  antico  cibo , 
Che  pur  di  fere  è  fatto ,  &  d'augelli  efca; 
Per  arricchire  anchor  di  quel  primo  oro. 

Già  in  pretioib  cibo ,  on  gonna  d'oro 

Non  crebbe  ;  anzi  tra  querce ,  e'n  pouera  elea 
Virtù ,  che  con  quefti  annihafdegno  &  guerra. 


Già  lefsi ,  &  hor  conofco  in  me ,  fi  come 

Glauco  nel  mar  fi  pofe  huom  puro  &  chiaro  ; 

Et  comefue  fembianze  fi  mifchiaro 

Di fpume,& conche; &ferfi alga fue  chiome j 

Però  che'n  quefto  Egeo ,  che  uita  ha  nome, 
Puro  anch'io  fcefi ,  e'n  quefte  de  l'amaro 
Mondo  tempefte  -,ed  elle  mi  grauaro 
I  fenfi  &  l'alma ,  ahi  di  che  indegne  fòme 

LaiTo  :  &  ìbuiemmi  d'Eiaco ,  che  l'ali 
D'amorofò  pallorfègnate  anchora 
Digiuno  per  lo  cielo  apre  &  diftende  5 

Et  poi  fatollo  indarno  a  uolar  prende  : 
Si'l  core  anch'io ,  che  per  fe  leue  fora , 
Grauato  ho  di  terrene  efche  mortali. 

E     2  O  dolce 


44 

Ò  dolce  fèlua  Solitaria ,  amica 

De  miei  penfieri  sbigottiti  &  fianchi  ; 

Mentre  Borea  ne  di  torbidi  &  manchi 

D'horrido  giel  l'aere ,  &  la  terra  implica; 

Et  la  tua  uerde  chioma  ombrola ,  antica , 
Come  la  mia ,  par  d'ognintorno  imbianchi  ; 
Hor ,  che'n  uece  di  fior  uermigli  &  bianchi , 
Ha  neue  &  ghiaccio  ogni  tua  piaggia  aprica  ; 

A  quefta  bretie  &  nubilofa  luce 

Vo ripenfkndo, chemauanza; &  ghiaccio 
Gli  fpirti  anch'io  fento ,  &  le  membra  farfi  : 

Ma  più  di  te  dentro ,  &  dintorno  agghiaccio  ; 
Che  più  crudo  Euro  a  me  mio  uerno  adduce, 
Più  lunga  notte ,  &  di  più  freddi  &  fcarfi . 

Quefta  uita  mortai  $  che  n  una ,  o'n  due 

Breui  &  notturne  hore  trapafla ,  ofcura , 

Et  fredda  3  inuolto  hauea  fin  qui  la  pura 

Parte  di  me ,  ne  l'atre  nubi  fue  : 
Hor  a  mirar  le  gratie  tante  tue 

Prendo  :  che  frutti ,  &fior,  gielo ,  &  arfurà, 

Et  fi  dolce  del  ciel  legge  &mifura , 

Eterno  Dio  tuo  magifterio  fue  : 
Anzi'l  dolce  aer  puro ,  &  quefta  luce 

Chiara ,  che'l  mondo  a  gli  occhi  noftri  Icopre, 

Trahefti  tu  d'abifsi  ofcuri  &  mifti  : 
Et  tutto  quel ,  che'n  terra ,  o'n  ciel  riluce; 

Di  tenebre  era  chiufb  ;  &  tu  l'aprirti  ; 

E51  giorno ,  e'ifol  de  le  tue  man  fono  opre . 

Sonetto 


45 

Sonetto  di  M.  Bernardo  Capello ,  a  M.  Gio. 

della  Cafa. 

Casa  gentil  ;  che  confi  colte  rime 
Scriuete  i  cafti ,  &  dolci  affetti  uoftri, 
Ch'elle  già  ben  di  quante  a  tempi  noftri 
Si  leggon ,  uanno  al  cielo  altere ,  &  prime  $ 

Accio  che'l  mondo  alquanto  pur  mi  ftime, 
Prego ,  ch'a  me  per  uoi  fi  fcopra ,  &  moftri , 
Com'io  poffa  acquiftar  fi  puri  inchioftri , 
Strada  fi  piana ,  &  mente  fi  fublime  : 

Se  quello  don  non  mi  negate  ;  anchora 
Tentare  ardito  il  monte  mi  uedrete , 
Nel  qual  uoi  Phebo  degnamente  honora  : 

Phebo ,  &  le  M  ufe  ;  a  quai  punto  non  fete 
Men  caro  del  gran  Thofco  :  che  talhora 
Mentre  il  cercate  pareggiar,  uincete. 

Al  quale  M.  Gio.  riipSde  co  quello,  che  incomincia 
Mentre  fra  ualli  paludofe  &  ime . 

Riipofta  del  detto  Capello  al  Sonetto  che  inco- 
mincia    Solea  per  bofchi  il  di  fontana  o  fpeco, 

O  chi  m'adduce  al  dolce  natio  fpeco  ; 
Ou  io ,  depofte  le  mie  amare  pene , 
Et  uolte  l'atre  mie  notti  in  ferene , 


Polfa  talhor  le  Mufe  albergar  meco  : 


Si  m'ap- 


46  ;       "  ' 

Si  m  appretterei  forfè  al  giogo  ù  teco;1 

Altro  nefliin  che'l  maggior  Thofco  uene, 

Col  Bembo;  alqual  nulla  è ,  che'l  corfo  afFrene* 

Si ,  ch'egli  a  par  a  par  non  poggi  foco . 

Hor  che  lunge  mi  tien  rea  forte  acerba 

Da  quelle  Diue ,  &  dal  mio  nido  -y  e'n  ombra , 
Ch'adugge  il  feme  di  mia  gioia ,  pofto  ; 

Con  l'alma  non  d'Amor,  ne  d'ira  fgombra 

Te  inchino ,  albergo  a  Phebo  alto ,  &  ripofto  : 
Et  fegno  in  humilpian  col  uulgo  l'herba. 

Sonetto  del  detto  Capello  a  M.  Gio.  della  Cafa , 

Cas  a  ,  che'n  uerfi,  od  in  fermone  fciolto 

Nel  antico  idioma ,  &  nel  moderno 

Quei  pareggiate ,  onde  col  grido  eterno 

D'alta  lode  a  tutt'altri  il  pregio  è  tolto  $ 
Pofcia  ch'io  fon  ne  iioftri  fcritti  accolto 

A  che  temer  ira  di  tempo  ,  o  icherno  ? 

Già  quinci  fcemo  lui  di  forze  io  fcerno  ; 

Et  mefemprehonorato  effere  afcolto . 
Viurommi  dunque  nel  perpetuo  fuono 

Del  uoftro  colto,  &  ben  gradito  itile, 

L'alme  uaghe  d'honor  d'inuidia  empiendo . 
Hor  tante  a  uoi ,  quanti  ha  fioretti  Aprile , 

Et  ftelle  il  cielo ,  e'1  mar  arene ,  io  rendo 

Gratie  Signor  di  cofi  largo  dono . 

Sonetto 


47 
Sonetto  di  M.  Pietro  Bembo  a  M .  Gio.  dellaCafa. 

C  a  s  a  ;  in  cui  le  uirtuti  han  chiaro  albergo  5 

Efpura  fede ,  &  uera  cortefia  ; 
v     Et  lo  ftil ,  che  d'Arpin  fi  dolce  ufcia , 

Ff  iforge ,  e  i  dopo  forti  lafcia  a  cergo  : 
S  io  mouo  per  lodami ,  &  charte  uergo  ; 

Prefontuofò  il  mio  penfer  non  fi  a  : 

Che  mentre  e  uiene  a  uoi  per  tanta  tiia  ; 

Nel  uoftro  gran  ualor  m'affino  &  tergo. 
Et  forfè  anchora  un  amorofò  ingegno 
.  —    Ciò  leggendo  dirà  ;  più  felici  alme 

Di  quelle  il  tempo  lor  certo  non  hebbe. 
D  uè  città  fenz^  pari  Se  belle  Se  alme 

Lediero  al  móndo  5  Se  R  o  ma  tenne,  Se  crebbe: 

Qual  pò  coppia  fperar  deftin  più  dégno  ? 

Al  quale  M.  Gio.rifpóde  con  quello, ch'incomincia. 
L'altero  nido  j  ou'10  fi  lieto  albergo. 

Sonetto  di  M.  Iac.  Marmitta  a  M.  Gio.  della  Cafa. 

Se  l'honeflo  defio ,  che'n  quella  parte , 

Ch'ai  mar  d'Adria  pon  freno ,  a  noi  lontano  , 
Signor  ui  truffe ,  il  ciel  non  faccia  uano , 
Che'n  uoi  cotante  gratie  ha  infufe  Se  (parte  ; 

Mafenza  oprar  d'humano  ingegno,  od  arte, 
Sgombro  di  quell'humor  maligno ,  Se  Urano, 
Homai  ui  renda  5  Se  l'honorata  mano 

Libera 


48 

Libera  lafci ,  a  uergar  dotte  charte  ; 

Piacciaui ,  prego ,  di  inoltrarmi  quale 

Sia  il  dritco ,  &  bel  fender ,  che  limoni  conduce 
Al  poggio ,  ou'ei  fi  fa  chiaro ,  e  immortale  :     ? 

Ch'altra  per  me  non  trouo  {corta ,  o  duce  : 

E'1  tempo  uola,  come  d'arco ftrale,  *  ,1 

Che  ne  l'eterno  oblio ,  laffo ,  m'adduce  ; 

Al  quale  M.  Gio.  risponde  con  quelli  che  in- 
cominciano 
Curi  le  paci  fue  chi  uede  Marte. 
Si  lieta  hauefs'io  l'alma  &  d'ogni  parte . 


•    .    • 


*t  ~ 


4  & 

Replica  del  Marmitta . 

I  mi  ueggio  hor  da  terra  alzato  in  parte, 

Oue  il  mio  antico  error ,  m'è  chiaro  &  piano  : 

Et  quanto  baffo ,  anzi  pur  cieco.,  e'nfàno 

Siaildefirmio,conofcoaparte  a  parte  ; 
Cnde  l'alma  da  fé  lo  fcaccia  ;  &  parte  ; 

E'ncomincia  a  ritrarfi  a  mano  a  mano 

Su  uerfo'l  cielo ,  ond'io  fon  fi  lontano  ; 

Et  dal  errante  uolgo  irne  in  difparte  ; 
Ch'ella  feorgendo  che  fi  poco  fale 

Humana  gloria ,  a  l'alta ,  eterna  luce 

Si  uolge  ;  &  di  nulla  altro  homai  le  cale . 
Quefto  bel  frutto  in  lei ,  Casa  ,  produce 

Jl  uoftro  alto  configlio  ;  &  con  quefte  ale 

Al  uero ,  &  fommo  ben  fi  riconduce. 

Sonetto 


V 


4* 

Sonetto  di  M.  Benedetto  Varchi  a  M.  Giouan. 

della  Cara. 

^  C  a  s  a  gentile  ;  oue  altamente  alberga 
O^ii  uirtute  ogni  real  cofttime  : 
C!a  s  a  ,  onde  uien ,  che  quefta  etate  allume, 
Ejle  tenebre  noftre  apra  &  difperga  : 
A  l'Auftro  do»a  fiori ,  in  rena  uerga  ; 
Suoipenfier  icriue  in  ben  rapido  fiume, 
Chi  d'agguagliarli  a  uoi  ftolto  prefume, 
In  cui  par  ch'ogni  buon  fi  ipecchi  &  terga. 

?  Quanto  alhor ,  che'l  gran  Be  m  b  o  a  noi  morio , 
Perderò  itf  lui  le  tre  lingue  più  belle , 
Tutto  ritorna  &  giafiorifce  in  uoi  : 
Per  uoi  l'altero  nido  uoftro  &  mio , 

\       Che  gli  rendete  i  pregi  antichi  Tuoi 
Rifonar  s'ode  in  fin  fopra  le  ftelle . 

Al  quale  M.  Gio.  rifponde  con  quello  che  in- 
comincia 
.  Varchi  ;  Hippocrene  il  nobil  Cigno  alberga. 

*  Sonetto  dei  Signor  Bernardino  Rota  a  M.  Gio. 

y        de -la  Cala. 

P^rte  daliuo  natio  pouero  tetto 

Da  pure  uoglie  accompagnato  intorno 
Contacjin  rozzo ,  &  giugne  abel  foggiorno, 
D  a  chiari  Regi  in  gran  diporto  eletto  : 

"  *  •  G         lui 


5° 

lui  tal  marauiglia  haue  &  diletto , 

In  ueder  di  ricche  opre  il  luogo  adorno , 

Che  gli  occhi,  e'1  pie  non  moue,&  noia  &  fccjtno,    # 

Prende  del  dianzi  Tuo  caro  alberghetto, 

Tale  auen  al  penfèr  le  la  battezza  * 

Del  mendico  mio  flii  lafcia ,  &  ne  uene 
Del  uoflro  a  contemplar  l'alta  ricchezza . 

Casa,  nera  magion  del  primo  benej 
In  cui  per  albergar  Phebo  diip rezza 
Lo  del ,  non  che  Parnafò ,  &  Hippocrene. 


Al  quale  M.  Giouan.  rilpònde  con  quello  che 

incomincia  « 

S'egli  auerrà  y  che  quel  ch'io  ferino ,  o  detto . 

IL     FINE. 


5* 
A 

Aftìiger chi  per  uoi la uita piagne,  a 

Amor,  per  lo  tuo  calle  a  morte  uafsi .  % 

#  Arfi  5  &  non  pur  la  uerde  ftagion  frefea .  1 6 
Amor»,  I  piango  ;  &  ben  fu  rio  dettino .  a  5 

B 

Benfofteuoi  per  l'armi  e'1  foco  elette.  io 

Ben  ueggo  io  t i t i  a n o  in  forme  noue.  A  1 9 

M.  Titiano  Pittore. 

B en  mi  feor^ea  quel  di  crudele  ftella.  2  j 

C 

*  C  ura ,  che  di  timor  ti  nutri  &  creici .  4 
Cangiai  con  gran  mio  duol  contrada  &  parte .  7 
Certo ,  ben  fon  quei  duo  begli  occhi  degni .  1 4 
Come  uago  augelletto  fuggir  fole .  2  2 
Come  fuggir  per  felua  ombro  la  &  folta.  2.9 
Come  fplende  ualor ,  perc'huom  noi  falci .  3  5 
Curi  le  paci  fue  chi  uede  Marte.  A  M.  3  6 

lacomo  Marmitta. 

CoRP.EGiojcheperpròmai,neperdanno.  41 
Al  Signor  Girolamo  di  Corregio  . 

D 

Danno  (ne  di  tentarlo  ho  già  baldanza  )  5 

Dolci  fon  le  quadrella ,  ond'Amor  punge  •  5 

Doglia ,  che  uaga  donna  al  cor  n'apporre .  40 

Dila,doueperoftro,&pompa,&oro.  42 

E 

Errai  gran  tempo ,  &  del  camino  incerto .  5 1 

G     2         Fuor 


5* 

F 

Fuor  di  man  di  tiranno  a  giufto  Pregno .  In  7 

morte  di  M.  M.  Ant.  Soranzo . 
Feroce  fpirto  un  tempo  hebbi  &  gitérrero  .A      37 
M.  Francefco  Nafi 

G 
Gli  occhi  fereni  e'1  dolce  fguardo  hohefto .  3 

Già  nel  mio  duol  non  potè  Amor  quotarmi,         1 1 
Gioia  &  mercede  &z  non  ira  &  te  1  mento.  1 4 

Già  non  potrete  uoi  per  fuggir  lunge  2  3 

Già  lefsi  &  hor  conofeo  iti  me  fi  come .  43 

H 
Hor  pompa  &  oflro  3  &  hor  fontana  &  elee.         3  9 

I 

10  mi  uiuea  d'amara  gioia  &  bene .  4 

11  tuo  candido  fi!  tofto  le  amare .  In  morte  6 

di  M.  M.  Ant.  Soranzo . 
Io ,  che  l'età  folea  uiuer  nel  fango .  ?p 

L 
Le  chiome  d'or ,  ch'Amor  iblea  inoltrarmi .        1 5 
Le  bionde  chiome ,  ou'ancho  intrica  &  prende.   1 6 
L'altero  nido  ou'io  fi  lieto  albergo .  Al  Card.        2  o 
'     Bembo . 
La  bella  greca  onde'l  paftore  Ideo .  20 

M 
Mentre  fra  ualli  paludofe  &  ime .  A  M.  13 

Bernardo  Capello. 
Mendico  &  nudo  piango  &  de  miei  danni.         39 

Nel  duro 


ss 

N 

Nel  duro  affalto  oue  feroce  &  franco .  $ 

Ne  quale  ingegno  è  in  noi  coìto  &  ferace  .A  ir 

•  M.  Cof.no  Gerio  Vefcouo  di  Fano . 

Neffun  lieto  giamai  ne  in  fua  uentura.  i  x 

O 

Or  piagni  in  negra  uefta  orba  &  dolente  .A  2  r 

M.  Girolamo  Quirino. 

O  fonno  o  della  queta  humida  ombrofa.  3  8 

O  dolce  felua  folitaria  amica .  44 

P 

Poi  ch'ogni  efperta  ogni  fpedita  mano .  1 

Poco  il  mondo  giamai  t  infule ,  o  tinfe .  16 

Quella  che  del  mio  mal  cura  non  prende.  8 

Quel  uago  pregionero peregrino  A  .Mad.  2 2 

Lifabetta  Quirina . 

Quella  che  lieta  del  mortai  mio  duolo.  24 

Quella  uita  mortai  che 'n  una o'n  due.  44 

S 

Si  cocente  penfer  nel  cor  mi  (lede.  1 

Sagge  foaui  angeliche  parole .  6 

S'io  uifsi  cieco  &  graue  fallo  indegno.  9 

Sperando ,  Amor ,  da  te  fàlute  inuano .  1  o 

Sottoì  gran  falcio  de  miei  primi  danni.  1  2 

Solea  per  boichi  il  di  fontana  o  fpeco.  A.  M.  13 

Bernardo  Capello. 

Soccorri  amore  al  mio  nouo  periglio.  1 5 

Soa 


54 

Son  quefte,  Amor,  le  uaghe  treccie  bionde,       1 9 

Si  lieta  hauefs'io  l'alma ,  &  d'ogni  parte.  3  7 

A  M.  Iacomo  Marmitta. 

Signor  mio  caro,  il  mondo  auaro  &  ftolto .  40 

Al  Card,  di  Trento . 

S'egli  auerrà,  che  quel  ch'io  fcriuo,o  detto.  4 1 

Al  Sig.  Bernardino  Rota . 

T 
Tempo  ben  fora  nomai  ftolto  mio  core .  8 

V 

Vago  augelletto  da  le  uerdi  piume.  2 1 

Viuo  mio  fcoglio  &  felce  alpeftra  &  dura.  14 
Varchi  ,Hippocrene il  nobil Cigno  alberga.   38 

AM.  Benedetto  Varchi. 

IL     FINE. 


55 


* 


ORATIONE 

DI    M.    GIOVANNI     DELLA     CASA 

SCRITTA  A  CARLO  QVINTO 

IMPERADORE. 


57 

OrATIONE     DI     M.     GIOVANNI    DELLA     CASA, 

SCRITTA   A   CARLO   QJINTO   IMPERADORE 

INTORNO     ALLA     RESTITVTIONE 

DELLA     CITTA       DI 

PIACENZA 


I  come  noi ueggiamo interuenire al- 
cuna uoka  Sacra  Maeftà,  chequado  o 
Cometa ,  o  altra  nuoualuce  è  apparita 
nell'aria  5  il  più  delle  genti  riuolte  al  eie 
lo,mirano  colà,  doue  quel  marauiglio- 
fo  lume  rifplende  5  cofi  auiene  hora  del  uoftro  Splen- 
dore, &  di  Voi  ;  percioche  tutti  gli  huomini ,  &  ogni 
popolo,  &  ciafeuna  parte  della  terra  rifguardainuer- 
fo  di  Voi  iblo.Ne  creda  Voftra  Maeftà,che  i  prefenti 
Greci, &  noi  Italiani,&  alcune  altre  nationi  dopo  tan 
ti  &  tanti  fecolifi  uatino  aneftora.  &  fi  rallegrinp  del- 
la memoria  de  ualorofi  antichi  principi  loro,&  hab- 
biano  in  bocca  pur  Dario,&  Ciro,&  Xerfe,&Miltia- 
èt ,  &  Pericle ,  &  Philippo,  &  Pirrho,  &  Aleffandro , 
jé.  Marcello ,  &  Scipione,  &  Mario,  &  Celare,  &  Ca 
tone ,  &  Metello  ;  &  quefta  età  non  {1  glorij  &  non 
fi  dia  uanto  di  hauer  Voi  uiuo  &  prefente  :  anzi  fé  ne 
epalta  &  uiuene  lieta  &  fuperba.  Perlaqualcola  io  fo- 
no certifsimo,che  eifendo  Voi  locato  in  fi  alta  $c  fi  r  i- 
guardeuol  parte,  ottimamente  conofeete,  che  al  uo- 
ftro altifsimo  grado  fi  conuiene,  che  ciafcun  uoftro 

H  penfiero , 


58 

penficro ,  &  ogni  uoftra  attione  fia  no  folamente  le- 
gitima&  buona,ma  infieme  anchora  laudabile  &  gè- 
nerolàj&  che  ciocche  procede  da  Voi,  fia  nò  fo lamé- 
te  lecito,  &  cóceduto,  &  approuato,ma  magnanimo 
infieme,  &  commendato ,  ammirato  :  conciofia- 
cofa ,  che  la  uoftra  uita ,  i  uoftri  coftumi,  &  le  uoftre 
mamere,&  tutti  i  uoftri  preteriti  &  prefenti  fattila- 
no  non  folamente  attefi ,  &  mirati ,  ma  ancjiora  rac- 
colti, &  fcritti,&  difFufamente  narrati  da  molti  fiy 
che  non  gli  jriuomini  foli  di  quefto  fecolo ,  ma  quelli , 
che  nafceranno  dopo  noi,  &  quelli ,  che  faranno  nel- 
le future  età ,  &  nella  lunghezza  8c  nella  eternità  del 
tempo  auenire,udirano  le  opere  uoftre,&  tutte  ad  u- 
naadunalefaperano  5 '&  come  io  fpero,le  appro- 
ueranno  tutte ,  fi  come  diritte ,  &  pure ,  &  chiare ,  tk 
grandi,&  marauigliofe  :  et  quanto  il  ualore,  &  la  uir- 
tù  fia  cara  a  gli  huomini,&  in  prezzo  5  tanto  fia  il  no- 
me di  V.  Maeftà ,  fommamente  lodato  &  uenerato. 
Vera  cofa  è  che  molti  fono ,  i  quali  non  lodano  cofi 
pienamente  ch'ella  ritenga  Piacenza,  come  efsi  fo- 
no conftretti  di  commendare  ogni  cofa ,  che  infino  a 
quel  di  era  fiata  fatta  da  Voi:  Et  quantunque  affai 
chiaro  inditio  poifa  eflere  a  ciafcuno,che  quefta  ope 
ra  è  giufta ,  poi  che  ella  è  uoftra ,  &  da  uoi  operata  ; 
nondimeno  ,  peroche  ella  nella  fua  apparenza  ,  & 
quafi  nella  corteccia  di  fuori ,  non  fi  confà  con  le  al- 
tre uoftre  attioni;  molti  fono  coloro,  che  non  la  ri- 
conofcono,&  non  faccettano  per  uoftro  fatto  5  non 
contenti  che  ciocche  ha  da  Voi  origine, fi  poflaa 

a buona 


59 

abuona  equità  difendere  ;  ma  difiderofi,  che  ogni 
uoftra  operatone  fi  couéga  a  forza  lodare.  Et  uera- 
mente, fé  io  non  fono  ingannato ,  coloro  checofi 
giudicano,quantunque  eglino  forfè  in  ciò  fi  diparta- 
no dalla  ragione  5  nondimeno  largamente  mentano 
perdono  da  Voftra  Maeftà ,  percioche  fé  efsi  atten- 
dono ,  &  ricercano  dajlei ,  &  fra  le  ricchezze  della 
fua  chiarifsima  gloria  oro  finifsimo  fk  lenza  miftura , 
&  ogni  altra  materia  quantunque  nobile  &pre(iofà 
rifiutano  da  Voi;  la  colpa  è  pure  di  Voftra  Maeftà, 
che  fcauete  auetzi  &  habituati  gli  animi  noftri  a  pu- 
ra K  fine  magnanimità,  per  fi  lungo  Se  fi  continuo 
fpapo .  Perche  fé  quello  che  (ì  accetterebbe  da  altri 
per  buono ,  &  per  legifimo,  da  Voi  fi  rifiuta  ;  &  non 
come  non  buono ,  ma  come  non  uoftro ,  &  non  co- 
me fcarfo ,  ma  come  non  uantaggiato ,  non  fi  rice- 
ue ,  Se  perche  Voi  lo  fcambiate ,  ui  fi  rende  ;  ciò  non 
fi  dee  attribuire  a  biafimo  de  prefenti  uoftri  fatti;  ma 
è  laude  delle  uoftre  preterite  attioni.Et  quantunque 
l'Ilauer  Voftra  Maeftà,  non  dico  tolta ,  ma  accettata 
Piacenza ,  fi  debba  forfè  in  fé  approuare ,  nondime- 
no,percioche  quefto  fatto  uerfò  di  Voi,  &  co  U  altre 
uoftre  chiarifsime  opere  comparato,  per  rifp  etto  a 
quelle  molto  men  riluce,  &  molto  men  rifplende; 
eflb  non  è  da  feruidori  di  Voftra  Maeftà,coiruo  diC- 
fi ,  uolentier  riceuuto ,  ne  lietamente  collocato  nel 
patrimonio  delle  uoftre  diuìne  laudi .  Ef  ueramente 
egli  pare  da  temer  forte,  che  quefto  attopofla  reca- 
re al  nome  di  Voftra  Maeftà,  fé  non  tenebre,  alme- 

H     2         no  alcuna 


6o 

no  alcuna  ombra ,  per  molte  ragioni ,  lequali  io  prie- 
go  Voftra  Maeftà ,  che  le  piaccia  di  udire  da  me  di- 
ligentemente,n6  mirando  quale  io  fono,  ma  ciocche 
io  dico.  E/ perche  alcuni  accecati  nella  auaritia,  Se 
nella  cupidità  loro,  affermano,  che  Voftra  Maeftà 
non  confèntirà  mai  di  lafciar  Piacenza,  cheche  di- 
sponga fopra  ciò  la  ragion  ciuile  ;  conciofia  che  la  ra- 
gion de  gli  flati  noi  comporta  ;  dico  che  quefta  uo- 
ce  è  non  iblamente  poco  chriftiana;ma  ella  è  ancho- 
rapoco kumana  :  quafi l'equità  &  idoneità,  come i 
uili  ueftiméti  &  grofsi  fi  adoperano  ne  di  da  lauora- 
re ,  &'  non  ne  folenni ,  cofi  fia  da  ufàre  nelle  cofe  uili , 
&  mechaniche,  &  non  ne  nobili  affari  :  anzi  è  il  con- 
trario ;  perochela  ragione  alcuna  uolta  come  ma- 
gnanima ,  riguarda  le  picciole  cofe  priuate  con  po- 
ca attentione ,  ma  nelle  gradi,&  masfimamente  nel- 
le publiche  uegghia ,  &  attende  5  fi  come  quella,  che 
N.  S.  Dio  ordinò  miniftra,  facendola  cmafi  ufficia- 
le  fopra  la  quiete ,  &  (òpra  la  fallite  della  lumana  ge- 
neratione  :  il  che  in  niuna  altra  cofa  confifte,  che  nel- 
la conferuatione  di  fé ,  Sedi  fuo  Ratiere  a  ciafeuno: 
&  però  chiunque  la  contrafta,  &  spezialmente  nelle 
cofe  di  ftato ,  Se  in  occupando  le  altrui  iuridittioni,o 
poilefsioni ,  niuna  altra  cofa  fa ,  che  opporfi  alla  na- 
tura, &:  prendere  guerra  con  Dio  :  pero  eh  e  fé  la  ra- 
gione ,  con  laquale  gli  flati  fono  gouernati  &  retti , 
attende  folo  il  commodo ,  &  l'utile ,  rotto  &  {pezza- 
to ogni  altra  leg  gè,  &  ogni  altra  honeftà  ;  in  che  pof- 
fiamo  noi  dire ,  che  fiano  differenti  fra  loro,  i  Tiran- 
ni 5& 


6\ 

ni ,  £  i  Re  ;  &  le  Città,&  i  Corfali  ;  o  pure  gli  huomi- 
ni ,  &  le  fiere  ?  Perlaqualcofa  io  fono  certifsimo  che 
fi  crudele  cófiglio  nò  entrò  mai  nel  benigno  animo 
di  Voftra  Maeftà ,  ne  mai  ui  fiaxiceuuto  ;  anzi  fono 
io  ficuro ,  che  le  uoftre  orecchie  inedefime  abhorri- 
fcono  cotal  uoce  barbara  &c  fiera  :  Ne  diciopuo- 
te  alcuno  con  ragione  dubitare  ;  fé  fi  bara  diligen- 
temente rifguardo  alla  preterita  uita  di  Voftra  Mae- 
ila  ,  &  alle  maniere  ,  che  ella  ha  tenute  ne  tempi 
pafiati  ;  conciofia  che  ella  potendo  ageuolmét  e  fpo- 
gliar  molti  fiati  della  loro  libertà  ;  anzi  hauendpla  in 
fua  forza,  l'ha  loro  renduta,  &:  hanegli  riueftiti;  &  ha 
uoluto  più  tofto  ufàndo  magnanimità,  prouare  la  fe- 
de altrui  con  pericolo,  che  operando  iniquità,  mac- 
chiar la  fua  con  guadagno.  Hauete  adunque  lafciato 
i  Genouefi ,  &  i  Lucchefi ,  &  molte  altre  Città  nella 
loro  franchezza ,  elfendo  in  uoftro  potere  il  lotto  - 
mettergli  alla  uoftra  fignoria  per  diuerfi  accidenti: 
&  oltre  accio  non  folte  Voi  lungo  tempo  dipofita- 
rio  di  Modona ,  &  di  Reggio  ?  «Se  fé  a  Voi  ftaua  il  ri- 
tener quelle  due  Città,  &  il  renderle^perche  elegge- 
fte  Voi  di  darle  al  Duca  di  Ferrara?  o  perche  glie  le 
rendefte  ?  certo  non  per  altro ,  fé  non  che  la  ^iuftitia 
et  l'honeftà  uinfe  e*  fuperò  la  cupidigia  et  l'appetito; 
&  fu  nella  grandezza  dell'animo  uoftro  in  più  prez- 
zo la  ragioneclannofa,che  l'inganno  utile;  &  per  que 
fta  cagione  medefima  rendè  etiandio  Voftra  Mae- 
ftà Tunifi  a  quel  Re  moro  &  barbaro.  Io  lafcio  Ila- 
re &  Bologna ,  &  Fiorenza ,  &  Roma ,  &  molti  altri 

flati 


6% 

ftati ,  de  quali  Voi  per  auentura  hàrefte  potuto  age- 
volmente in  diuerfi  tempi  farui  Signore;  ma  nonpa- 
rendoui  di  far  bene  &  giuftaméte,  uè  ne  fiete  attenu- 
to .  Perche  fé  futile  ui  configlia  a  ritener  Piacenza, 
fecondo  che  quefti  uoglion  che  altri  creda;l']iionore, 
&  la  giuftitia,  troppo  migliori  configlieri,  &  di  trop- 
po maggior  fede  degni,  dall'altro  lato  uè  ne  fconfì- 
gliano  efsi  ;  &  non  consentono,  che  quello  inuitto  & 
inuincibile  animosi  quale  non  ha  gran  tempo  paffa- 
to  per  pacificare  i  chriftiani  fra  loro ,  che  frano  in 
diffenfione,non  ricusò  di  dare  altrui  tutto  lo  flato 
di  Melano,  che  era  fuo^hora  per  ritener  Piacenza  fo- 
la, &  forfè  non  fua,uoglia  turbare  i  chriftiani,  che  fo- 
no in  pace,&  porgli  in  guerra  &  in  ruina.  Perlaquale 
cofà  quantunque  coftoro ,  Seguendo  il  pufillanimo 
appetito  di  guadagnare,  molto  lufinghino  Voftra 
Maeftà  jio  fon  certo ,  che  ella  per  niun  partito  fi  in- 
durrà giamai  adafcoltarlimevorràfofferire,che  i  fuoi 
nimici ,  o  coloro  che  nafceranno  dopo  noi ,  poflano 
eziandio  falfamente ,  fra  le  fue  chiarifsime  palme ,  & 
fra  le  fue  tante  &  fi  diuerfe,  &  fi  gloriofe  uittorie,  an- 
nouerare,ne  moftrare  a  dito  furto,ne  inganno,ne  ra- 
pina. Et  certo,quelle  fortifsime  braccia,  le  quali  con 
tanto  uigore  hanno  Lamagna  armata  &  contrattan- 
te foofla  Rabbattuta ,  non  degneranno  hora  di  rico- 
gliere in  terra ,  &:  nel  fangue ,  $  tra  gl'inganni  le  ipo- 
glie miferabilifsime  d'un  morto  5  ne  la  uoftra  con- 
ferenza auezza  ad  hauer  candida  non  pure  la  uifta  di 
fuori ,  ma  i  membri  &  le  interne  parti  tutte,compor- 

tera 


6% 

cera  hora  di  eflere ,  non  fecondo  il  ilio  coftume  bella 
&  formofa,ma  {blamente  ornata  &  lifciata .  Allaqual 
cofa  fare  alcuni  per  auentura  la  configliano,  &  uo- 
glion  nafcondere  fotto'l  nome  della  ragione,l  opera 
della  fraude ,  &'  della  uiolenza;  &  l'imprefa,che  è  co- 
minciata con  la  forza ,  uoglion  terminare  co  piati,  & 
con  le  liti  :i  quali  turbano  &  confondono  l'ordine 
delle  cofe,&  della  natura;  in  quanto  la  forza  naturai- 
méte  debbe  effer  miniftra,&  effecutrice  della  ragio- 
ne^ eglino  hora,  che  Piacenza  è  uenuta  in  man  uo« 
ftra  con  la  forza,ricorr  édo  alle  liti  &  a  giudicij,fanno 
la  giuftitia  della  uiolenza  ferua  &  feguace:&  quando 
aVoftraMaeftà  farebbe  ftata  lodeuol  cofa  il  chiede- 
re giuftitia  ,.efsi  ufarono  i  fatti ,  &  1  opere  ;  ma  hora 
che  il  fare  Se  l'operare  è  commendabile  &  debito  a 
Voftra  Maeftà,  uoglion  che  ella  ufi  le  parole,  &  le 
cautele ;&  che  ella  col  mezzo  della  falfa  ragione, 
prenda  la  difela  della  loro  uera  ingiuftitia  :  A  quali , 
{e  io  ho  ben  conofeiuto  per  lo  paffato  il  ualore  &  la 
grandezza  dell'animo  uoftro,  niuna  udienza  darà 
hora  Voftra  Maeftà,non  che  ella  confenta  loro  alcu- 
na cofa  intorno  a  quefto  fatto  ;  i  quali  affai  chiara- 
mente confeffano  di  quanta  riuerenza  fia  degna  la 
ragione  ;  poi  che  efsi  medefimi ,  che  la  contrariano , 
fono  conftretti  di  rifuggire  allei.  Et  fenon  che  io  cre- 
derei col  raccontare  i  giufti  fatti  de  gli  antichi  ualo- 
rofi  huomini,  offendere  Voftra  Maeftà;  quafi la f  uà 
dirittura  foffe  retta  &  regolata  con  gli  altrui  effem- 
pi  j  &  non  con  la  fua  naturai  uirtù;  io  produrrei  mol- 
te hiftorie, 


6* . 

te  hiftorie ,  per  le  quali  chiaramente  apparirebbe,  la 
ragione  &l'honeftà  in  ogni  tempo  effere  fiate  più 
del  guadagno  &  più  dell'utile  apprezzate  &riueri- 
te;&  direi,che  gli  Atheniefi,  per  lo  cui  Audio  la  uirtù 
fteffa  fi  dice  effere -diuenuta  più  leggiadra  ,&  più 
uaga ,  &  più  perfetta ,  per  niuna  conditione  fi  uoìfè- 
ro  attenere  al  configlio  di  Themiftocle  ;  percioche 
egli  non  fi  poteua  honeftaméte  ufare;  tutto  che  foffe 
fenza  alcun  fallo  utilifsimoj&  cheiluoftro  antico 
Romano  rifiutò  di  prendere  i  nobili  fanciulli ,  che  il 
loro  federato  maeftro  gli  appreientaua;  quantuque 
egli  non  parentado ,  ne  amiftà,  maicoperta  guerra 
haueffe,&  palefe  inimicitia  co  eflo  lororE  t  non  tace- 
rei chela  cupidigia  configliaua  parimente  i  Romani 
che  riteneffero  Rheggio,  terra  poffente  in  quel  tem- 
po, &fituata  cofi  di  coffa  alla  Sicilia,come  Piacéza  a 
Cremona  &  a  Melano  è  dirimpeto^ma  l'honeftà  &la 
ragion  uera&  legitima , richiedeua  cheeisi  larefti- 
tuiffero;perocheper  furto  &  per  rapinala  poffede- 
uano.  Perlaqualcofa  quel  ualorofo  &  diritto  popo- 
losi qualeVoftraMaeftà  rapprefenta  hora,&'dalqua- 
le  lo'mperio  del  mondo  anchora  ha  fuo  nome ,  co- 
me che  naturalmente  foffe  feroce  &  guerrero ,°  non 
follmente  non  accettò  la  male  acquiftatapoffesfion 
di  Rheggio  ;  ma  con  afera  uendetta  &  memorabile 
punì  que  fuoifoldati ,  chel  haueano  occupata  a  tor- 
za;non  guardando  che  quell'utile,  che  hoggi  fi  chia- 
ma ragion  di  fiato ,  consigliarle  altramente .  Ma  pe- 
reche  io  fono  certisfimo  che  il  buon  uolere  di  Vò- 

ftra 


69 

ftra  Maeflà  non  ha  bifogno  di  ftimolo  alcuno;  non 
è  neceffario  che  io  dica  più  auanti  de  giufti  facti  de 
gli  antichi  huomini  ;  che  molti  &  molto  chiari  ne 
potrei  raccontare. Inuano  adunque  li  affaticano  co- 
loro ,  che  fanno  due  ragioni ,  l'una  torta ,  &  falfa ,  & 
diffoluta,  &  difpofla  a  rubare,&  a  mal  fare  ;  &  a  que- 
lla han  pofto  nome  ragion  di  flato;  &  allei  aifegna- 
no  il  gouerno  de  Reami ,  &  de  gl'imperij  ;  &  l'altra 
femplice,&diritta,&conflante;  &  quella  fgridano 
dalla  cura,&  dal  reggimento  delle  Città,&de  Regni; 
&  cacciatila  a  piatire,  &  a  contendere  tra  i  litiganti  : 
imperoche  Voflra  Maeflà  l'una  fola  delle  due  cono- 
fceì&  quella  fola  ubidifce  &  afcolta,cofi  nel  gouerno 
del  fupremo  ufficio ,  alquale  la  diuina  Maeflà  l'ha  e- 
letta,come  nelle  differenze  priuate,&:  ne  gli  affari 
ciuili  ne  più  ne  meno  ;  &  quella  altra  fiera,  &  inhu- 
mana  ragione  abhorrifce,&abomina  in  ogni  fuo  fat- 
to^ piu,nepiu  illuftri  &  più  riguardeuoli;  &  fegué- 
do,non  il  commodo  della  utilità,  &  dello  appetito  ; 
percioche  quefla  è  la  ragione  degli  animali,  &  delle 
fiere  ;  maofferuando  il  conueneuole  della  giuflitia , 
che  la  legge  è  de  gli  huomini;  è  diuenuta  pari  &  fu- 
periore  a  quelli  più  nominati  &  più  lodati  antichi  ;  i 
quali  fé  ignoranti  del  uerace  camino,  &  fra  le  tene- 
bre della  loro  cecità,&  del  loro  paganefimo,  pure  la 
luce  della  giuflitia,  quali  palpitando,  &  carpone  fe- 
guirono  ;  che  fi  cóuiene  fiora  di  fare  a  noi  illuminati 
da  Dio  fleffo,&perla  fua  diuina  mano  guidati  et  in- 
dirizzati?Niuna  utilità  adunque  puote  effere  tanto 

I         grande 


grande,che  la  giuftitiact  la  dirittura  di  Voftra  Mac- 
ftà  debba  torcerete  piegar  giamai .  Ma  pollo  an- 
chora  quello,che  non  è  da  chiedere ,  ne  da  confèncì- 
re  in  alcun  modo,  cioè  cheiPrencipi  poftergata  la 
ragione,uadano  dietro  alla  cupidigia,  &  all' auaritia; 
anchora  ciò  prefuppofto,dico  io,cheVoltra  Maeftà 
non  deuerebbe  negar  di  conceder  Piacenza  al  Du- 
ca fuo  Genero ,&: a fuoi  nipoti:  percioche  ella  ri- 
tenendola ,  perde  ;  et  concedendola,guadagna  :che 
doue  ella  al  prefente  ha  Piacenza  lòia  ;  hauerà  allho- 
ra  Piacenza  ,& Parma.  Et  oltre  a  quello  ceflando 
le  caufe  de  gli  fdegni,&de  folpetti  fraNollro  Signo- 
re,et  Vollra  Maeltà,farà  parimente  a  fauore,et  a  uo- 
glia  di  lei  tutto  lo  llato ,  &  tutte  le  forze  di  lanta 
Chiefa ,  lequali  hora  inoltrano  di  ftarfi  Iblpefe  :  et 
quantunque  io  habbia  ferma  credenza ,  che  il  muo- 
uer  guerra  a  Vollra  Maeftà,  et  opporfèle ,  fia  non 
porgerle  affanno,  ne  angofcia,  ma  recarle  occafion 
di  uittoria;  percioche  contro  alualore  etallauirtù 
uollra,  niuno  fchermo,per  mio  auifo,et  niun  contra- 
ilo è  ne  buono,ne  ficuro,fuori  che  cederle,et  ubidir- 
le^ come  io  ueggio,  che  per  ilperienza  hanno  appa- 
rato di  fare  le  maggiori,  et  le  miglior  parti  del  mon- 
do :  Nondimeno  quella  nouella  briga  potrebbe,  no 
dico  chiudere  il  paffo ,  onde  ella  laglie  alla  fua  diuina 
gloriajma  il  camino  allungarle  :  et  le  lo  Ipatio  della 
uita  noltra  folte  pari  a  quello  dell'altezza  dell'animo 
uollro,  poco  farebbe  forfè  da  prezzar  quella  tarda- 
la 5  ma  egli  è  brieue  \  et  lpeffe  uolte  ancho  fi  rompe 

a  mez- 


V 

a  mezzo'l  corfo,et  maca.  Il  ritenere  adunque  Piace- 
za,  per  cofi  fatto  modo  acquiftata ,  non  ui  è  uantag- 
gio,ma  danno;  nonfolo  perche  ciò  ui  partorite  bri- 
ga et  impaccio,fenza  alcun  frutto,iuoftri  péfieri  dal 
primo  loro  ientiero ,  fi  come  io  ho  detto,  torcendo; 
ma  anchora  perche  ciafcun  Prencipe  per  quello  fat- 
co,auengache  giufto  fi  porta  credere ,  pure  perche 
egli  è  nuouo ,  et  la  fua  forma  efteriore  può  parere  a 
molti  afpera  et  fpauéteuole,  come  quella,che  è  fuori 
del  coftume  di  V.  Maeftà,prédono  foipetto  et  guar- 
dia di  lei  jet  di  domeftichi  le  fono  diuentati  faluati- 
chi  ;  et  per  quefta  cagione  temendoui  più ,  che  pri- 
ma, et  meno,che  prima  amandoui,doue  foleano,ad- 
dolciti  dalla  uoftra  benignità  ,difiderarla  uoftrafe- 
licità,etlauoftraeffaltatione,hora  da  quefto  fatto, 
che  in  uifta  è  ipiaceuole,inafpriti,et,come  ho  detto , 
infaluatichiti,quantunque  forfè  a  torto,  uorranno  et 
procureranno  il  contrario  :  et  ne  Voftra  Maeftà,ne 
alcuno  altro  può  uedere  i  futuri  accidéti ,  et  uarii  ca- 
fi  et  dubbi  della  fortuna  ;  i  quali  potrebbon  per  ma- 
la uentura  effere  di  fi  fatta  maniera ,  che  quefta  falua- 
tichezza,  et  quefto  mal  uolere  de  Prencipi,  harebbe 
forza ,  et  potere  di  nuocerui  ;  il  che  Dio  celsi ,  come 
io  ipero  che  fua  diuina  Maeftà  farà,  mirando  quanto 
ella  ui  ha  fempre  nella  fua  fantifsima  gratia  tenuto ,  fi 
come  fuo  fedel  Campione ,  per  lei  et  ne  fuoi  feruigi 
militante  .  Affai  chiaro  è  adunque ,  Voftra  Mae- 
ftà ritener  Piacenza  con  fuo  danno,et  con  fua  perdi- 
ta, et  oltre  accio  con  graue  querimonia  di  molti,  et 

I      2         con 


7» 

con  molto  foipetto  generalmente  di  tutti .  Veggia- 

mo  hora  fé  il  lafciarla  le  porge  utile,  o  fé  le  reca  mag- 
giore incommodo&  difauantaggio  :  &  certo  fé  ella 
dando  quella  città,non  la  riteneffe ,  et  inueftendone 
altri,  non  ne  priuilegiafle  fé  medefima,  forfè  potreb- 
be dire  alcuno,  che  lo  fpogliarfi  di  fi  guernito,&  fi  o- 
portuno  luogo  non  fofle  utile, ne  ficuro  configlio: 
mahora  concedendo  uoi Piacenza  al  Duca  Ottauio 
uoftro  Genero,  et  uoftro  feruidore,et  a  Madama  ec- 
cellentisfima  uoftra  figliuola,  et  a  due  uoftri  elettisfi- 
mi  nipoti;  Voi  non  uè  ne  priuate;  anzi  la  fate  più 
uoftra,che  ella  al  prefente  non  è,in  mano  hora  di  que 
fto,  hora  di  quell'altro  uoftro  miniftro;  i  quali  feruo- 
no  Voftra  Maeftà ,  fi  come  io  credo ,  con  molta  fe- 
de ;  ma  nondimeno  per  loro  uolontà,et  tratti  dalle 
loro  fperanze  ;  et  le  fono  del  tutto  ftranieri  ;  et  i  loro 
figliuoli,  et  i  loro  commodi  priuati  non  dico  amano 
più,  ma  certo  alloro  fta  di  più  amarli,  che  quelli  di 
leirladoueilDuca  Ottauio  la  ferue,  et  feruirà  per- 
petuamente non  folo  con  leanza  incomparabile  , 
come  fuo  Signore ,  ma  anchora  con  fomma  affettio- 
ne  et  con  uoloterofo  cuore,come  fuoSuocero,et  co- 
me Auolo  de  fuoi  dolcisfimi  figliuoli,  ubidendola,et 
riuerendola  fempre,non  pur  di  fuo  uolere,  ne  inuita- 
to  dal  guadagno  folamente,ma  etiandio  coftretto  et 
sforzato  dalla  natura, et  dalla  necesficà  :  conciofia 
che  egli  niuna  cofa  habbia  cofi  fua,  ne  tanto  propria, 
che  fia  in  parte  alcuna  diuifa,ne  difgiunta  da  Voknó 
la  moglie,non  i  figliuoli,non  le  amicitie  y  non  le  fpe- 
ranze, 


71 
ranze,no  1  penfieri,no  la  uolontà  ifteffa,  effendo  egli 

auezzopoco  meno  che  fin  dalle  fafce  a  non  uolere, 
ne  difuolere,  fé  no  quanto  è  flato  uoglia  &  piacere  di 
V.  Maeftà,in  niuna maniera  potrebbe  dimenticarla 
fua ufànza,  ne  altro coftume  apprendere^  fè  egli 
pur  fi  prouaife  di  farlo,  niuno  trouerebbe ,  che  gli 
credete  ;  &  fé  lo  trouafle ,  in  neflun  modo  potrebbe 
offendere  Voftra  Maeftà ,  che  ifuoi  dolcifsimi  figli- 
uoli, &  la  fua  carisfima&nobilisfima  conforte  non 
foflero  di  quelle  offefe  medefime  con  Voi  infieme- 
méte  traffitti .  Et  più  anchora  Sacra  Maeftà,che  egli 
ha  già  è  buon  tempo  antiveduta  la  tempefta,  nella- 
quale  egli  di  necesfità  dee  cadere,  &  laquale  natu- 
ralmente gli  fòpràftà;&  nondimeno  niuno  altro  ri- 
fugio ha  procacciato  a  quelle  onde  &  a  quei  uen- 
ti,  fuori  che  la  grada  &  l'amore  di  Voftra  Maeftà; 
ne  altrouehaporto,oue  ricouerarfi,  in  cotanti  anni 
apparecchiato,  che  nella  tutela ,  che  Voftra  Maeftà 
dimoftrò  già  di  prédere  di  lui  :  anzi  ha  egli  ciafcuna 
altra  parte  per  rifpetto  di  Voi  fofpetta  &  nimica . 
Perlaqualcofa  ben  dee  Voftra  Maeftà  hauere  fidan- 
za in  lui  ;  poi  che  egli  in  Voi  folo ,  &  non  in  altro 
tutte  le  fue  speranze  ha  pofte  &  collocate:  ma  non- 
dimeno quantunque  affai  noto  fia  a  ciafeuno,  che 
Voftra  Maeftà ,  ficome  magnanima  &  di  gran  cuo- 
re, fuole  ficuramente  fidarfi  ,  ella  può  anchora  fi 
fattamente  effere  asiicurata  del  Duca  ,  che  niuna 
cagione  haranno  etiandio  i  pufillanimi  &  paurofi,di 
fofpicare,che  egli  la  inganni;  Voi  hauete  nella  uoftra 

men 


74    .  . 

riienlieta,&  pofsétefortuna,ritenutolo  flato  di  Me- 
lano tanti  &  tanti  anni,  non  hauendo  Voi  Piacenza  ; 
douete  Voi  temere, eflendo  tanto  crefciuto,di non 
poterlo  mantenere  hora ,  fenza  quella  città  ?  an- 
zi pure  con  Piacenza  infieme,&con  Parma  ?  le  qua- 
li due  città,  eflendo  elle  de  uoftri  nipoti,  faranno  uo- 
ftre  amendue,£nza  alcuna  uoftra  ipefa,  &  fenza  alcu 
uoftro  trauaglio .  Perlaqualcofà  non  è  da  credere , 
che  Voftra  Maeftà  prenda  configlio,di  ritenendo 
Piacenza, perder  Parma,  &  tante  altre  terrea  &  ol- 
treaccio quello,  che  è  di  troppo  maggior  prezzo, 
che  due,  &  che  molte  città,  cioè  la  beniuolenza,  che 
gli  huomini  generalmente  ui  portano  :  perciò  che 
ninna  cofa  ha  tanto  potere  in  accedere  gli  animi  del- 
le genti  di  uera  carità ,  &  infiammargli  d'amore , 
quanto  le  magnifiche  opere;  fi  come  per  lo  contra- 
rio le  uili,&  pufillanime,&  diftorte  atrioni,  i  già  cal- 
di &  feruéti  intiepidirono  &  raffreddano  in  un  mo- 
mento .  Ne  creda  Voftra  Maeftà,che  fia  alcuno,che 
grande  ftupore  habbia  della  uoftra  potenza ,  o  della 
voftra  mirabile  &  diuina  fortuna  :  inuidia,  &  dolore 
ne  hano  bé  molti,forfe  in  maggior  douitia,che  a  Voi 
bifogno  non  farebbe  :  peroche  tanta  forza,  &  tan- 
ta uentura  genera  &  timore ,  &  inuidia  eciandio  ne 
beniuoli  &  ne  gli  amici  ;  i  quali  temendo,  infieme  o- 
diano  :  conciona  che  quelle  cofe,  che  fpauentano ,  fi 
inimicano;  &  al  loro  accrefcimento,  ciafcuno  quan- 
to può, fi  oppone:  ma  la  prodezza  del  cuore,  &  la 
bontà  dell'animo,  &lecofe  magnificamente  fatte, 

fi  come 


7$ 

fi  come  le  voftre  paflate  opere  fono ,  commuouono 
con  la  loro  bellezza,  &  col  loro  fplendore  anchora 
gli  auerfarij  &  nimici  ad  amore,&  a  marauiglia ,  anzi 
a  riuerenza,  &  a  ueneratione .  Et  certo  niuna  gratia 
può  fhuomo  chiedere  a  Dio  maggiore ,  che  di  uiue- 
re  quefta  uita  in  fi  fatta  maniera ,  che  egli  fi  lenta  a- 
mare,et  commendare  da  ogni  lato,  &  da  tutte  le  gé- 
ti  ad  una  uoce;  &  masfimamente  fé  egli  fteflb  no  di- 
fcorda  poi  dalla  uniuerlàle  openione ,  ami  feco  me- 
defimo,  &  conia fua  confcienzafi  può  lènza  alcuno 
rimordimento  rallegrare,^  beato  chiamare  :  felici- 
tà lenza  alcun  fallo  troppo  maggiore,che  le  corone, 
eti  Reami,  &  gl'imperi),  a  quali  fi  peruicne  affai 
lpeflo  con  biafimeuoli  fatti,&  con  danno ,  &  con  ra- 
marico  de  uicini,et  de  lontani.  Ne  a  me  può  in  al- 
cun modo  caper  nell'animo,  che  a  coloro,  che  fi  lèn- 
tono  cofi  eifere  dagli  altri  huomini  odiati,  &  abo- 
minati, come  i  nociui  &  uenenofi  animali  fi  temono, 
&  fi  fchifano,  pofla  pure  un  poco  giouar  delle  loro 
ricchezze,  ne  della  loro  potentia  ;  ilche  lenza  alcun 
fallo,  cioè  di  eifere  odiato  &  fuggito  da  gli  huomi- 
ni,a  guifa  di  ferpe,o  di  lupo ,  interuiene  di  necesfità  a 
ciafcuno,che  fi  uolge  adufar  la  forza  &  la  uiolenza, 
fuori  di  ragione  &  di  giuftitia  :  percioche  quale  ani- 
mo potrebbe  eflere  mai  fi  barbaro,che  ama(fe,o  lo  - 
dafle  quello  antico  Attila,  o  alcun  altro  di  fimile  co- 
drione ?  o  che  tale  appetiffe  di  eflere  egli,o  i  fuoi 
difcendenti,  quale  colui  fu  ?  tutto  che  egli  poco  men 
che  TAphrica  &  l'Europa  fignoreggiafiè.  Certo  non 

Vo- 


Voftra  Maeftà,ne  alcun  altro  allei  iomigliante.  Per- 
che habbianfi  le  loro  fouerchie  forze,  &  i  lóro  alti 
gradi  coloro,  che  poflbno  /offerir  di  viuere  a  Dio  in 
ira,&  alla  loro  ipecie  medefima  in  odio,  &  in  abomi- 
natione.  Dal  penfiero  de  quali  le  io  non  fosfi  più  che 
certo  Voftra  Maeftà  eiTer  molto  lontana,  anzi  mol- 
to cotraria,et  del  tutto  inimica  ;  poco  fenno  moftre- 
f  ei  di  hauere  fotto  quefte  giabiache  et  canute  chió- 
me^elTendo  io  tato  oltre  fcorfo  con  le  parole  :  pero- 
che  io  pregare  et  fupplicare  uolendoui,uerrei  col 
mio  ragionamento  ad  hauerui  offefò  et  turbato  :  il 
cheneameficonuienedi  fare  in  alcun  tempo,  rie 
la  prefente  mia  intentione  foftiene ,  che  io  il  fac- 
cia in  alcun  modo.    Qual  cagione  adunque  mi  ha 
molTo  a  fare  mentione  nelle  mie  parole  della  miferia 
de  gl'iniqui  et  rapaci  Prencipi  ?  niuna  Sacra  Maeftà, 
fé  non  quefta;accioche  ponendo  io  dinanzi  a  gli  oc- 
chi uoftri,  le  altrui  brutture,  Voi  meglio  et  più  chia- 
ramente conofciatela  uoftra  bellezza,  et  lauoftra 
bontà,  et  di  lei,et  di  Voi  medefimo  rallegrandoui,et 
felice  et  fortunato  tenendoui,procuriate  di  cofi  mó- 
do,et  di  cofi  Splendido  conferuarui  ->  et  ui  riuolgiate 
per  l'animo ,  che  quantunque  le  uoftre  uittorie ,  et  i 
uoftri  felici  auenimenti  fianoftati  molti ,  et  molto 
marauigliofi  in  ogni  tempo,  nondimeno  più  beata, 
et  più  fortunata  fi  conobbe  effere  Voftra  Maeftà  in 
una  fola  auerfità  che  ellahebbein  Algieri,  che  ella 
non  fi  era  dimoftrata  in  tutte  le  fue  maggiori ,  et  più 
chiare  felicità  trapalTate.-peroche  chi  fu  in  quel  tépo, 

che 


77 

che  del  uoftro  fortunofb  cafo  amaraméte  no  fi  do- 

lefTe  ?  o  chi  della  uoftra  uita  ,  come  di  molto  amata, 
&  molto  apprezzata  cofa,non  iftette  penfofb,&  fbl- 
lecito  ?  o  chi  non  porfe  a  Dio  con  pietofo  cuore  ar- 
dentisfimiprieghiperla  uoftra  falute?  Certo  net 
fimo,  che  animo  &  collume  humano  haueffe  :  che 
parlo  io  de  gli  huomini  ?  Q^uefta  terra ,  Sacra  Mae- 
ftà,&queftilitiparea,che  hauesfino  uaghezza  ,  & 
difiderio  difaruifi  allo'ncontro;&  il  uoftro  traua- 
gliato,&  còbattuto  nauilio  foccorrere,&  ne  lor  lenì, 
&  ne  lor  porti  abbracciarlo.  Nei  uoftri nimici  me- 
definii  erano  arditi  di  rallegrarvi  della  uoftra  difaué- 
tura,ne  il  uoftro  pericolo  hauer  caro:  Del  quale  poi 
che  la  felicisfima  nouella  uenne ,  che  Voftra  Maeftà 
era  fuori;  niuna  allegrezza  fu  mai  fi  grande,  ne  fi 
conforme  ugualmente  in  ciafcuno,come  quella,che 
tutti  i  buoni  infiem  eméte  fentirono  alfhora .  Si  fat- 
to priuilegio  hanno  Sacra  Maeftà  le  giufte  opere,& 
magnanime; che  effe  fono  etiandio  nelle  auerfità 
felici,  &  nelle  perdite  utili,  &  ne  dolori  liete,&  con- 
tente .  I  quali  effetti,  fé  noi  uogliamo  rifguardare  il 
uero;  non  fi  fono  coli  pienamente  ueduti  hora  in 
quefto  nouello  acquifto,  che  Voi  fatto  hauete  di 
Piacenza,  come  in  quella  perdita  d'Algieri  fi  fenti- 
rono ;  anzi  pare,  che  una  cotale  taciturnità,  che  è 
Peata  nelle  géti  dopo  quefto  fatto ,  più  tofto  inchini 
a  biafimar  di  ciò  i  uoftri  miniftri ,  che  a  commédar- 
neli.  Ilcheaccioche  Voipiuchiaraméteconofcia- 
te^iopriego  Voftra  Maeftà  per  quel  puro  affetto, 

K  che 


7»     .       . 

"che  a  prendere  la  preferite  fatica  m'ha  moflb,&ie 

ella  alcuna  confideratione  merita  da  Voi  ,  che  non 
habbiate  a  fchifo  di  riceuere  nell'animo  per  brieue 
(patio  una  poco  piaceuole  fintione;  &  che  Voi  de- 
gniate d'imaginarui,che tutte  le  Città,  che  Voi  ho- 
ra  legitimamente  pofledete ,  fiano  cadute  fotto  la 
uoftragiuridittione,non  con  giudo  titolo, ne  per 
heredità ,  ne  per  fuccesfione  ,  o  con  ragioneuole 
guerra  &  reale;  ma  che  in  ciaicuna  di  effe  fi  fiano  co- 
mosfi  in  diuerfi  tempi  alcuni ,  i  quali  il  loro  Signore 
congiunto,&  paréte  di  Voftra  Maeftàinfidiofamé- 
te  uccifo  hauendo,la  lor  patria  sforzata  &  oppreffa, 
a  Voi  con  federata  mano  &  fanguinofa  habbiano 
porta  &  asfignata ;  &  Voi  come  uoftra  ritenuta,  & 
ufata  l'habbiate  ;  talché  tutto  lo'mperio,et  i  Reami, 
&  tutti  gli  Stati,  che  Voi  hauete'ad  uno  ad  uno ,  cofi 
in  Hifpagna,  come  in  Italia,  &  in  Fiandra,  &  ne  La- 
magna,fiano  diuenuti  uoftri  in  quella  guiia,nellaqua 
le  coftoro  ui  hano  acquiftata  Piacéza ,  contaminati 
di  fraude,  et  di  uioléza,  &  del  puzzo  de  morti  corpi 
de  loro  Signori  fetidi,  &  nel  fangue  tinti,  &  brutta- 
ti &  bagnati ,  &  di  ftrida,  &  di  ramarico,  &  di  duolo 
colmi  &  ripieni  :  &  in  quefta  imaginatione  ftando , 
confideri  Voftra  Maeftà,  come  ella,tale  effendo,di- 
fpiacerebbe  a  fé  fteffa,&  ad  altrui ,  &  più  a  Dio  3  di- 
nanzi al feuero&  infallibil  giudicio  del  quale,  per 
molto  che  altri  tardi,tofto  debbiamo  in  ogni  modo 
uenir  tutti ,  non  per  interpofta  perjona,  ne  con  le 
compagnie,  ne  con  gli  efferati,  ma  foli ,  &  ignudi , 

&per 


,7* 

&  per  noi  ftesfi,  non  meno  1  Re  &  gli  Tmperadori  , 
che  alcun  altro  quantunque  idiota  &  priuato:  Et 
certo  mifero  &  dolente  colui ,  che  a  fi  fatto  tribuna- 
le la fuu  confcienza  torbida  &  maculata  conduce. 
Io  dico  adunque,liberando  Voftra  Maeftà  daque- 
fta  falfa,&  ipiaceuole  imaginatione,che  quello,  che 
effendo  in  tutti  gli  itati,  che  Voi  pofledete ,  attrifte- 
rebbe  Voi,  &  le  genti  chiamerebbe  al  uoftro  odio  y 
&  ai  uoftro  biafimo ,  &  commouerebbe  la  diuina 
Maeftà  ad  ira  &  a  uendetta  contra  di  Voi  >  non  può 
effere  etiandio  in  una  fola  Città  fenza  rimordim  en- 
to  della  uoftra  confcienza,  ne  fenza  riprenfione  de 
gli  huomini ,  ne  fenza  offefa  della  diuina  feuerità . 
Perlaqualcoia  io,che  fono  uno  fra  molti ,  anzi  fono 
uno  fra  la  innumerabil  turba ,  che  leuai  al  miracolo 
della  uoftra  uirtù  è  gran  tempo  gli  occhi ,  fupplice- 
mente  la  priego ,  che  ella  non  permetta,  che  il  fuo 
nome,perlacuiluceilnoftro  fecolo  è  fin  qui  ftato 
chiarisfimo  &  luminofo,  porla  hora  eflere  offufcato 
di  alcuna  ruggine;azi  lo  purghi, &  lo  rifchiari,&  più 
bello,&piu  marauigliofo,&  più  fereno  lo  reda$&  fe- 
co  medefima,&  co  gli  huomini ,  et  co  Dio  fi  ricóci- 
lij;&  impòga  hoggimai  filentio  a  quella  maligna ,  & 
bugiarda  uoce& sfacciata,  laquale  è  ardita  di  dire, 
che  V.Maeftà  fu  confapeuole  della  congiura  cóntra 
l'Auolo  de  uoftri  nipoti  fatta  5  &  raflereni  la  mente 
de  buoni,  che  ciò  già  è  gra  tempo  da  Voi  foipefa  at- 
tendono,^ dell'indugio  fi  grauanoj  Piacenza  al  uo- 
ftro humilisfimofigliuolo,&  ubidientisfimo  Gene- 
-  K     2  ro, 


ro,&  fidelisfmió  feruidore  asfignando  ->  accioche  la 
'uoftra  fama  lunghisfimo  fpatio  uiuendo ,  &  canuta , 
&  ueneranda  fatta,  porta  raccontare  alle  genti ,  che 
uerranno,come  fardire,et  il  ualore,&  la  fcientia  del- 
la guerra,& la prodezza,&  la  maeftria  delle  armi,  fu 
in  Voi  uirtù  &  magnanimità;  tk  non  impeto,  ne  aua- 
rida  ;  &  che  quella  parte  dell'animo ,  che  Dio  a  gli 
huomini  diede  robufta,&fpinofà,&  feroce,&  guer- 
rera,  con  la  ragione,&  con  la  humanità  in  Voi  com- 
ponendone raefcoladofi,  quafi  faluatico  albero  co 
rami  delle  domeftiche  piante  inneftato  ,  diuenne 
dolce,&  manfueta  in  tanto,chc  Voi  la  uoftra  fortez- 
za in  niuna  parte  allentandole  minuendo ,  di  beni- 
gno ingegno  fofte,&  pietofo,&  piegheuole  ;  laqual 
loda  di  pietà  tanto  è  maggiore  ne  uirili  animi,  &  al- 
tieri^ fra  le  armi,&  nelle  battaglie,  quanto  ella  più 
rade  uolte  ui  s'è  ueduta  ;  &  quanto  più  malageuole 
è,che  la  temperanza,&  la  manfuetudine  fiano  con- 
giunte con  la  licentia,&  con  la  potentia.  Vuole  a- 
dunque  Voftra  Maeftà  dal  nobilisfimo  ftuolo  delle 
altre  fue  magnifiche  laudi  fcompagnare  quella  diffi- 
cile^ rara  uirtu  ?  &  fé  ella  non  uuole,che  la  fua  glo- 
ria fcemi,  &  impouerilca  di  tanto  ;doue  potrà  ella 
mai  impiegare  la  fua  mhericordia  con  maggior  có- 
mendatione  de  gli  huomini ,  o  con  più  merito  uerfò 
Dio,  che  nel  Duca  Ottauio?il  quale  perla  difpo- 
fition  delle  leggi, è  uoftro  figliuolo ,  &  perla  uoftra, 
uoftro  Genero,  &  per  la  fua,uoftro  feruidore  :  fenza 
che  quando  bene  egli  di  niun  parentado  ui  foffe  co- 
giunto. 


giunto,  ad  ogni  modo  il  ilio  molto  ualoré ,  &  i  Tuoi 
dolci  coftumi,  &  la  Tua  fiorita  età  douerebbon  po- 
ter indurre  a  cópasfione  di  fé  non  folo  gli  ftrani ,  ma 
gl'inimici,  &  le  fiere  faluatiche  ifteffe  :  &  Voi ,  la  cui 
vfanza  è  ftata  fino  a  qui  di  rendere  gli  flati  non  foló 
aPrencipi  ftrani,  ma  etiandio  a  Re  barbari  &  Sara- 
cini ,  fòftenete,che  egli  uada  dilperfo,&  sbandito,^ 
uagabondo ,  &  comportate,che  quella  uita ,  laquàlc 
pur  dianzi  ne  fuoi  teneri  anni  fi  pofe ,  combattendo 
per  Voi,in  tanti  pericoli,hora  per  Voi  medefimo  ta- 
pinandola cotanto  mifèra  &  infelice  ?  O  gloriofe,o 
ben  nate,&  bene  auéturofe  anime,  che  nella perico- 
lofà & afpra guerra  deLamagna  feguifte  il  Duca, 
&  di  fua  militia  fofte;  &  lequali  per  la  gloria,&  per  la 
falute  di  Celare  i  corpi  uoftri  abbandonando,&  alla 
tedefca  fierezza  del  proprio  fangué,&  di  quel  di  lei 
tinti  lafciandoli,dalle  fatiche  &  dalle  miferie  del  mo- 
do ui  dipartifte  ;  uedete  Voi  hora  in  che  dolente  fla- 
to il  uoftro  Signore  è  pofto  ?  io  fon  certo ,  che  fi ,  & 
come  quelle,  che  lo  amafte ,  &  dallui  fofte  {òttima- 
mente amate,  tengo  per  fermo,che  mifericordia,  Se 
dolore  de  fuoi  duri  &  indegni  affanni  fentite.  Ecco, 
i  uoftri  foldati  Sacra  Maeftà ,  &  la  uoftra  fortisfima 
militia  fino  dal  cielo  ui  moftra  le  piagnerne  ella  per 
Voi  riceuette  ;  &  ui  priega  hora ,  che!  uoftro  graue 
fdegno  per  l'altrui  forfè  non  uera  colpa  conceputo, 
per  la  coftui  innocente  giouentù  s'ammollifca;& 
che  uoi  non  al  Duca,  ma  a  uoftri  nipoti,non  rendia- 
te come  loro,ma  doniate  come  uoftra  quella  Città , 

laqual 


8» 

Jaqual  Voipofledete  hora,fè  no  c6biafimo,almeno 
fenza  commendatione  :  &  potrà  forfè  alcuno  fare  a 
credere  alle  età,  che  verranno  dopo  noi,  chef  altie- 
ro animo  uoftro  auezzo  ad  aflalire  co  generofa  for- 
za, &  a  guifa  di  nobile  uccello,a  uiua  preda  ammae- 
ftrato,in quefto atto  dichini  adignobilità,&  quafi 
di  morto  animale  fi  pafca,  quella  Città  non  con  la 
uoftra  uirtù,ne  con  le  uoftre  forze,  ma  con  gli  altrui 
inganni,&  con  l'altrui  crudeltà  acquiftata ,  ritenen- 
do. Diciouipriegano  fimilmente  lemifère  con- 
trade d'Italia,&i  uoftriubidientisfimipopoli,&gli 
Altari,&le  Chiefè,&  i  facri  luoghi,&  le  religiofe  uer- 
gini,&  gl'innocenti  fanciulli,  &  le  timide  &  lpauen- 
tate  madri  di  quella  nobile  prouinciapiangendo,& 
a  man  giunte  con  la  mia  ling  uà  ui  chieggon  mercè , 
che  uoi  procuriate  per  Dio ,  che  la  crudele  preteri- 
ta fiamma,per  laquale  ella  è  poco  meno  che  incene- 
nta,&:  diftrutta;  &  laquale  con  tanto  affanno  di  Vo- 
ftra  Maeftà  fi  difficilmente  s'eftinfè  ;  non  fia  raccefa 
hora,  &  non  arda,&  non  diuori  le  fue  non  bene  an- 
chora  riftorate,  ne  rinuigorite  membra .  Di  ciò  pie- 
tofamente,&  con  le  mani  in  croce  ui  priega  Mada- 
ma Illuftrisfima uoftra  humile  fèrua,&  figliuola,  la 
quale  uoi  donafte  ad  Italia  ;  &  confi  nobile  prefèn- 
te&  magnifico  degnafte  farne  partecipi  del  uoftro 
chiarisfimofangue,acciocheella  di  fi  pretiofo  le- 
gnaggio  co  fiioi  parti  quefta  gloriofa  terra  arric- 
chiflèj  &noi  lei,  fi  come  nobilisfima  pianta  pere- 
grinarci noftro  terreno  tràslata,&allignata,&la  uo- 
ftra 


ftra  diuina  ftirpe  fruttificantè,lietisfimi  nceiiemmo; 
&  quanto  la  noftra  humiltà  fare  ha  potuto,  l'habbia- 
mohonorata,&riuerita:non  uogliate  hora  Voi  ri- 
torci fi  pregiato  dono  :  &  fé  la  fua  benigna  ftella  le 
diede,  che  ella  nafceffe  figliuola  d'Imperadore  ;  &  il 
fuo  ualore,&  i  fuoi  regali  coftumi  la  fecero  degna  fi- 
gliuola di  Carlo  Quinto  lmperadore  ;  non  uogliate 
far  Voi, che  tanta  felicità,&  bontà  fiano  hora  in  do- 
gliofo  flato;  quello,che'l  cielo  le  cocedette,&  quel- 
lo, che  la  fua  uirtù  le  aggiunfe,togliendole.  Affai  la 
fece  afpra  fortuna  &  crudele  delle  fue  prime  nozze 
fconfolata,&  dolente;  non  la  faccia  hora  il  fuo  gene- 
rofisfimo  Padre  delle  feconde  mifera  &  feontenta. 
Ella  non  puote  in  alcun  modo  eflere  infelice,  effen- 
do  uoftra figliuola;  ma  come  può  ella  fenza  mortai 
dolore  ueder  colui,cui  ella  fi  arTettuofamente,  come 
fuo,&  come  da  Voi  datole,  ama,  caduto  in  difgratia 
di  Voftra  Maeftà,uiuere  in  doglia,&in  esfilio  ?  Ma 
fé  ella  pure  diponefle  l'animo  di  ardente  mogliera; 
come  può  ella  diporre  quello  di  tenera  Madre  ;  &  il 
fuo  doppio  parto,  fòpra  ogni  creata  cofauaghisfi- 
mo,&  dilicato ,  &  amabile ,  non  amare  tenerisfima- 
mente  ?  ilquale  certo  di  nulla  u  offefe  giamai  :  o  fé 
l'altrui  nome  all'uno  de  nobili  gemelli  nuoce  cotan- 
to; gioui  almeno  all'altro  in  parte ,  il  uoftro .  Quefti 
le  tenere  braccia  &  innocenti  diftende  uerfo  Voftra 
M  aeftà  timido  &  lagnmofo  ;  .&  con  la  lingua  ancho- 
ra  non  ferma  mercè  le  chiede  :  percioche  le  prime 
nouelle ,  che  il  fuo  puerile  animo  ha  potuto  per  le 

orec- 


84 

orecchie  riceuere  ;  fono  fiate  morte,  & fàngue,&  et 

filio$  et  i  primi  uefliméti,  co  quali  egli  ha  dopo  le  fa- 
fce  ricoperto  le  fue  picciole  membra,  fono  flati  bru- 
ni &  di  duolojetle  fefle,&  le  care£z.e,che  egli  ha  pri- 
mieramente dalla  fconfòlata  madre  riceuute ,  fono 
ftatelagrime,&finghioz,zi,&pietofo  pianto  et  di- 
rotto. Quelli adunque  al fuo  Auolo  chiede  mifèri- 
xordia  et  mercè  -,  et  Italia  al  fuo  Signore  chiama  pa- 
ce et  quiete  ;  et T afflitta  Chriftianità  di  ripofb ,  et  di 
cócprdia  il  fuo  magnanimo  Prencipe  priega  et  gra- 
na; et  io  da  celato  diuino  fpirito  cómoflb,  oltra  quel 
lo,  ch'ai  mio  flato  fi  cóuerrebbe,fatto  ardito  et  pre- 
fontuofb,la  fua  antica  magnanimità  a  Carlo  Quinto 
richieggo  ^et  la  fua  carità  ufita  gli  addimado.  La  di- 
uina  bontà  guardò  il  uoftro  uittoriofò  effercico  da 
quelle  mortali  fèti  affricane;  et  dieuui,che  Voi  con- 
quiftafte  quel  Regno ia  fi  pochi  giorni; accioche 
Voi  di  tanto  dono  conofcéte,Ia  fua  fanta  fede  pote- 
tte difendere  et  ampliare  -y  et  non  perche  Voi  la  mi- 
fera  Chriftianità  tutta  piagata ,  et  monca ,  et  (àngui- 
noia,  quando  ella  le  fue  ferite  fànaua,  et  i  fuoi  debo- 
li {piriti  rafforzaua,  a  nuoue  contefe,et  a  nuoue  bat- 
taglie fufcitafte,  per  aggiugnere  una  fola  città  alla 
uoftra  potentia .  Quefta  medefima  diuina  bota  ren- 
dè tiepide^et  ferene  le  pruine ,  et  il  uerno  de  Lama- 
gna,  et  i  uenti,et  le  tempefte  del  Settétrione  acque- 
tò, per  faluare  il  fuo  eletto,et  diletto  Campione  :  et 
diedegli  tanta,et  fi  alta  uittoria  fuori  d'ogni  humana 
credenza,  non  affine  che  egli  poco  appreffo  ,  per 

auan- 


Ri 

auanzarfi ,  imprende  (Te  briga  con  lanca  Chiefa  ;  ma 
accio  che  egli  la  ubidifle ,  &  le  fparfe  &  diuife  mem- 
bra di  lei  raccozzarle,  &uni(Te,  &col  capo  Tuo  le 
congiustiefle;  fi  come  Voftra  Maeftàfarà  di  cer- 
to  :  percioche  cotanta  uirtù,quantain  voi  rifplende, 
non  puote  in  alcun  modo ,  ne  co  alcuna  onda  di  uti- 
lità,eftinguerfi,ne  pure  un  poco  intiepidirli  giamaì . 
Piaccia  a  colui ,  al  quale  effendo  egli  fomma  bontà , 
ogni  ben  piace  ;  che  quelle  mie  parole  più  alla  buo- 
na intentione,che  all'humii  fortuna  mia  còueneuoli, 
nel  uoftro  .■.animo  riceuute,  quello  effetto  produ- 
chino,  che  al  fuo  fantifsimo  nome  fia  di  laude  &di 
gloria,  &  à  voftra  Maeftà  di  fàlute  &  di  cófolatione . 


IL    FINE. 


8i 


Trattato 
di  messer  Giovanni  della  e  a  s  a  > 
nelqjale  sotto  la  persona  d*vn  vecchio 
idiota  ammaestrante  vn  svo  giovanetto 
si  ragiona  de  modi,  che  si  debbono  o 
tenere,  o  schifare  nella  comvne 
conversatione  ,  cognominato 
Galatheo 
overo   de    costvmi. 


8* 

Galatheo 
ovbro  de  costvmi. 


Onciosia  cosa  ,  che  tu  incominci 
purhora  quel  uiaggio  ,  del  quale  io 
ho  la  maggior  parte ,  fi  come  tu  uedi , 
fornito  ;  cioè  queftauita  mortale;  a- 
mandoti  io  affai,  come  io  fo,  ho  pio- 


pofto  meco  medeiimo  di  uenirti  moftrando  quan- 
do un  luogo ,  &  quando  altro,  doue  io ,  come  colui, 
che  gli  ho  fperimentati  ;  temo,  che  tu  caminado  per 
effa,pofsi  ageuolmente  o  cadere ,  ò  come  che  fia  er- 
rare ;  accioche  tu  ammaeftrato  da  me ,  pofsi  tenere 
la  diritta  uia  con  fallite  dell'anima  tua ,  &  con  laude 
&  honore  della  tua  horreuole  &  nobile  famiglia  :  & 
perciò  che  la  tua  tenera  età  non  farebbe  furìiciente 
a  riceuere  più  prencipali,&  più  fòttili  ammaeftramé- 
ti ,  riferbandogli  a  più  conueneuol  tempo ,  io  inco- 
mincierò  da  quello,che  perauétura  potrebbe  a  mol- 
ti parer  friuolo  ;  cioè  quello,  che  io  ftimo,chefi  con- 
uenga  di  fare,  per  potere  in  comunicando,  &  in 
ufando  con  le  genti ,  effere  coftumato  &  piaceuole, 
&  di  bella  maniera  :  il  che  non  di  meno  è ,  o  uirtù ,  o 
cofa  molto  a  uirtù  fomigliante  :  &  come  che  f  effer 
liberale ,  o  conftante ,  o  magnanimo  fia  per  fé  lenza 
alcun  fallo  più  laudabil  cofa ,  &  maggiore ,  che  non 
è  i'effere  allenente  &  coftumato  ;  non  di  meno  forfe 
chela  dolcezza  de coftumi,  &  la  conueneuolezza 
de  modi ,  et  delle  maniere ,  et  delle  parole  giouano 

L     2         non 


84 

non  meno  a  poffeffori  di  effe,  che  la  grandezza  del- 
l'animo ,  et  la  ficurezza  altresì  a  loro  poffeffori  non 
fanno  :  percioche  quelle  fi  conuengono  effercitare 
ognidì  molte uoltej  effendo  a ciafcuno neceffario 
di  ufare  con  gli  altri  huomini  ogni  dì ,  et  ogni  dì  fa- 
uellare  con  effoloro  :  ma  la  giuftitia ,  la  fortezza ,  et 
le  altre  uirtù  più  nobili,et  maggiori  fi  pongono  in 
opera  più  di  rado  ;  ne  il  largo,  et  il  magnanimo  è 
affretto  di  operare  ad  ogni  hora  magnificamente; 
anzi  non  è  chi  poffa  ciò  fare  in  alcun  modo  molto 
fpeffo  >et  gli  animofi  huomini  et  ficuri  fimilmente  ra 
deuolte  fono  conftretti  adimoftrare  ilualoreet  la 
uirtù  loro  con  opera.  Adunque  quanto  quelle  di 
grandezza ,  et  quafi  di  pefo  uincono  quefte  ;  tanto 
quefte  in  numero,et  inifpeffezza  auanzano  quelle  : 
et  potresti,  le  egli  ftefle  bene  di  farlo,  nominare  di 
molti ,  i  quali  elfendo  peraltro  di  poca  ftima,  fono 
ftati,et  tuttauia  fono  apprezzati  affai,  per  cagion 
della  loro  piaceuole,&  gratiofa  maniera  folamente  ; 
dalla  quale  aiutati  et  folleuati,  fono  peruenuti  ad  al- 
tifsimi gradi, lafciandofi  lunghifsimo fpatio  adietro 
coloro ,  che  erano  dotati  di  quelle  più  nobili  et  più 
chiare  uirtù,che  io  ho  dette:  et  come  i  piaceuoli  mo- 
di,et  gentili  hanno  forza  di  eccitare  la  beniuolenza 
di  coloro ,  co  quali  noi  uiuiamo  ;  cofi  per  lo  contra- 
rio i  zotichi,et  rozzi  incitano  altrui  ad  odio ,  et  a  di- 
fprezzo  di  noi .  Per  laqual  cola ,  quantunque  ninna 
penahabbiano  ordinatale  leggi  alla  Ipiaceuolezza, 
et  alla  rozzezza  de  coftumi,  fi  come  a  quelpeccato,1 

che 


«5 

che  loro  è  paruto  leggieri  ;  et  certo  egli  no  è  graue; 

noi  ueggiamo  non  dimeno,  che  la  natura  iflefface 
ne  caftiga  con  afpradifciplina;  priuandoci  per  que- 
fta  cagione  delconfortio,  &  della  beniuolenza  de 
gli  huomini  :  &  certo  come  i  peccati  graui  più  nuo- 
cono  ;  cofi  quefto  leggieri  più  noia,  ò  noia  almeno 
più  fpefTo:&  fi  come  gli  huomini  temono  le  fiere  fai- 
uatiche;  &  di  alcuni  piccioli  animali  come  le  zanza- 
re fono ,  &  le  mofche ,  niuno  timore  hano  ;  &  n on- 
di meno  per  la  continua  noia,  che  eglino  riceuono 
dalloro ,  più  fpeffo  fi  ramaricano  di  quelli ,  che  di 
quelli  non  fanno  :  cofi  adiuiene,  che  il  più  delle  per- 
fone  odia  altrettanto  gli  fpiaceuoli  huomini  &  i  rin- 
crelceuoli,  quanto  i  maluagi ,  o  più .  Per  laqual  co-» 
fa  niuno  può  dubitare ,  che  a  chiunque  fi  dilpone  di 
uiuere  non  per  le  fòlitudini ,  o  ne  romitori] ,  ma  nel- 
le città,&  tra  gli  huomini ,  no  fia  utilisfima  cofa  il  fi- 
pere  eflere  ne  fuoi  coflumi,&  nelle  fue  maniere  gra- 
tiofo,&  piaceuole  :  fenza  che  le  altre  uirtù  hano  me- 
fliero  di  più  arredi  ;  i  quali  mancando ,  effe  nulla,  o 
poco  adoperano  :  doue  quella  fenza  altro  patrimo- 
nio ,  è  ricca,&  poffente  ;  fi  come  quella,  che  confitte 
in  parole ,  &  in  atti  folaméte  :  il  che  accio  che  tu  più 
ageuolmente  apprenda  di  fare  ;  dei  fapere ,  che  a  te 
conuien  temperare  &  ordinare  i  tuoi  modi ,  non  fe- 
condo il  tuo  arbitrio,  ma  fecondo  il  piacer  di  coloro, 
co  quali  tu  ufi  ;  &  a  quello  indirizzargli  :  &  ciò  fi 
uuol  fare  mezzanamente  :  percioche  chi  fi  diletta  dì 
troppo  fecondare  il  piacere  altrui  nella  con uerfatio- 

ne& 


26 

ne  &  nella  ufanza ,  pare  più  coito  buffone ,  o  gioco- 
lare, o  perauenturalufinghiero,  che  cottumato  gen- 
tilhuomo  :  fi  come  per  lo  contrario  chi  di  piaceremo 
di  dispiacere  altrui  no  fi  dà  alcun  pernierò,  è  zotico , 
&  fcoftumato,&  dilauenente .  Adunque  concio- 
fia  che  le  noftre  maniere  fieno  allhora  diletteuoli , 
quando  noihabbiamo  rifguardo  all'altrui ,  &  non  al 
noftro  diletto  ;  fé  noi  inueftigheremo  quali  fono 
quelle  cofe ,  che  dilettano  generalmente  il  più  de  gli 
huomini,  &  quali  quelle,  che  noiano;  potremo  age- 
uolmente  trouare  quali  modi  fiano  da  fchifarfi  nel 
uiuere  con  eflb  loro ,  &  quali  fiano  da  eleggerli . 
Diciamo  adunque ,  che  ciafcuno  atto ,  che  è  di 
noia  ad  alcuno  de  fenfi  ;  &  cio,che  è  contrario  allap- 
petico  ;  &  oltre  accio  quello ,  che  rapprefènta  alla 
imaginatione  cofe  male  dallei  gradite ,  &  fimilmen- 
te  ciò ,  che  lontelletto  haue  a  fchifo  ;  (piace ,  &  non 
fi  dee  fare  :  percioche  non  folamente  no  fono  da  fa- 
re in  prefenza  de  gli  huomini  le  cole  laide ,  o  fetide , 
ofchife,o  ftomacheuoli,mail  nominarle  ancho  fi 
difdice  j  &  non  pure  il  farle,  &  il  ricordarle  difpiace; 
ma  etiandio  il  ridurle  nella  imaginatione  altrui  con 
alcuno  atto  fuol  forte  noiar  le  perfone .  Et  perciò 
fconciocoftumeè  quello  di  alcuni,  che  inpalefe  fi 
pógcno  le  mani  in  qual  parte  del  corpo  uien  lor  uo- 
gb'a.  Slmilmente  non  fi  conuiene  a  gentilhuomo 
ceftumato  apparecchiarfi  alle  necesfiri  naturali  nel 
confpetto  de  gli  huomini .  Ne  quelle  finite,  riue- 
ftiriì  nella  loro  prefenza.  Ne  pure  quindi  tornan- 
do, fi 


do  fi  lauerà  egli ,  per  mio  configlio  j  !e  rti 
ad  honefta  brigata  ;  conciofia  che ,  la  cagione ,  r 
laquale  egli  fé  le  laua ,  rapprefenti  nella  imagi  nari  o  a 
di  coloro  alcuna  bruttura.     Et  per  !a  medefima  ca- 
gione non  è  diceuol  coftume,  quàdo  ad  alcuno  uten 
ueduto  pernia,  come  occorre  alle  volte,  co  fa  fto- 
macheuole  ;  il  riuolgerfi  a  compagni ,  &  moftrarla 
loro.      Et  molto  meno  il  porgere  altrui  a  fiutare  al- 
cuna cofa  puzzolente ,  come  alcuni  foglion  fare  con 
grandissima  inftantia,  pure  accontandocela  al  nafo , 
&  dicendo  ;  Deh  fentite  di  gratia ,  come  quefto  pu- 
te  :  anzi  douerebbon  dire;  No  lo  fiutate  ;  percioche 
pute .      Et  come  quefti,&  fimili  modi  noiano  quei 
fenfi,  a  quali  appartégono  ;  cofi  il  dirugginare  i  den- 
ti, il  fufolare ,  lo  ftridere ,  &  lo  ftropicciar  pietre  a- 
lpre,&  il  fregar  ferro  fpiace  a  gli  orecchi  ;  &  deefene 
Thuomo  attenere  più ,  che  può .  Et  non  fol  quefto; 
ma  deefi  f  huomo  guardare  di  cantare ,  fpecialmen- 
te  folo  ;  fé  egli  ha  la  uoce  difcordata,&  dirTorme;dal- 
laqual  cofa  pochi  fono,  che  fi  riguardino  :  anzi  pare, 
che  chi  meno  è  accio  atto  naturalmente ,  più  fpeffo 
il  faccia .      Sono  anchora  di  quelli,  che  toffendo,  o 
ftarnutendo ,  fanno  fi  fatto  lo  ftrepito ,  che  aflbrda- 
no  altrui .      Et  di  quelli ,  che  in  fimili  atti ,  poco  di- 
fcretamente  ufandoli ,  fpruzzano  nel  uifo  a  circon- 
ftanti .      Et  truouafi  ancho  tale ,  che  sbadigliando, 
urla ,  o  ragghia ,  come  afino .     Et  tale  con  la  bocca 
tuttauia  aperta  uuol  pur  dire ,  &  Seguitare  fuo  ragio- 
namento; &  manda  fuori  quella  uoce3  o  più  tofto 

quel 


88 

quel  romore ,  che  fa  il  mutolo;  quando  egli  fi  sforza 
di  fauellare  :  lequali  fconce  maniere  fi  uoglion  fug- 
gire,come  noiofe  all'udire ,  &  al  uedere .  Anzi  dee 
l'huomo  coftumato  aftenerfi  dal  molto  sbadigliare, 
oltra  le  predette  cofe ,  anchora  percioche  pare ,  che 
uenga  da  un  cotal  rincrefciméto ,  &  da  tedio  ;  &  che 
colui,  che  cofi ipeifo  sbadiglia  ,  amerebbe  di  effer 
più  torto  in  altra  parte,  che  quiui;  &  che  Sbriga- 
ta, oue  egli  è,&  i  ragionaméti,  &  i  modi  loro  gli  rin- 
crefcano .  Et  certo ,  come  che  l'huomo  fia  il  più 
del  tempo  acconcio  a  sbadigliare  ;  non  di  meno ,  fé 
egli  è  fopraprefò  da  alcun  diletto,  o  da  alcun  penfie- 
ro  ;  egli  non  ha  a  mente  di  farlo  ;  ma  fcioperato  ef- 
fendo  &  accidiofo ,  facilmente  fé  ne  ricorda  :  &  per- 
ciò quando  altri  sbadiglia  colà,  douefiano  perfone 
ociofe,et  lenza  penfiero,  tutti  gli  altri,  come  tu  puoi 
hauer  ueduto  far  molte  uolte ,  risbadigliano  incon- 
tinente ;  quafi  colui  habbia  loro  ridotto  a  memoria 
quello ,  che  eglino  harebbono  prima  fatto ,  fe  esfi  fé 
ne  fosfino  ricordati.  Et  ho  io  fentito  molte  uolte  di- 
re a  faui  letterati  ;  che  tato  uiene  a  dire  in  latino  sba- 
digliante,quato  neghittofò,  et  traicurato .  Vuolfi 
adunque  fuggire  quefto  coftume,fpiaceuole,  come 
io  ho  detto ,  a  gli  occhi ,  et  all'udire ,  et  allo  appeti- 
to; percioche  ufandolo,non  folo  facciamo  fegno, 
che  la  compagnia ,  con  laqual  dimoriamo ,  ci  fia  po- 
co a  grado  ;  ma  diamo  anchora  alcuno  indicio  catti- 
uo  di  noi  medefimi;  cioè  di  hauere  addormentato 
an.iTio, e: fonnacchiofo; laqual  cofaci  rende  poco 

amabili 


amabili  a  coloro,  co  quali  ufiamo .  Non  fi  uuole 
ancho,  foffiato  che  tu  ti  farai  il  nafo,  aprire  il  mocci- 
chino ,  &  guatarui  entro  ;  come  fé  perle,  o  rubini  ti 
doueifero  effer  difcefi  dal  cielabro  ;  che  fono  ftoma- 
cheuoli  modi ,  &  atti  a  fare ,  non  che  altri  ci  ami,ma 
che  fé  alcuno  ci  amafle,fi  difinnamori  :  fi  come  tefti- 
monia  lo  fpirito  del  Labirintho,  chi  che  egli  fi  fofle ; 
ilquale  per  ifpegnere  famore,onde  M  effer  Giouan- 
ni  Boccaccio  ardea  di  quella  fua  male  dallui  cono- 
fciuta  donna ,  gli  racconta ,  come  ella  couaua  la  ce- 
nere, fé  dendofiinfu  le  calcagna;  ettosfiua,  &ifpu- 
taua  farfalloni.  Sconueneuol  coftume  è  ancho, 
quando  alcuno  mette  il  nafo  inful  bicchier  del  uino, 
che  altri  ha  a  bere ,  o  fu  la  uiuanda ,  che  altri  dee  ma- 
giare ,  per  cagion  di  fiutarla  :  anzi  non  uorre'io,che 
egli  fìutaffe,pur  quello, che  egli  fteflb  dee  berfi, 
o  mangiarfi;  pofcia  che  dal  nafo  poflbno  cader  di 
quelle  cofe,  che  Thuomo  haue  a  fchifo  ;  etiandio  che 
allhora  non  caggino .  Ne  per  mio  configlio  por- 
gerai tu  a  bere  altrui  quel  bicchier  di  uino ,  alquale 
tu  harai  pofto  bocca  &  affaggiatolo  ;  fàluo  fo  egli  nò 
fofle  teco  più ,  che  domeftico .  Et  molto  meno  fi 
dee  porgere  pera,o  altro  frutto ,  nel  quale  tu  harai 
dato  di  morfo .  Et  non  guardare ,  perche  le  fopra- 
dette  cote  ti  paiano  di  picciolo  mométo  ;  percioche 
ancho  le  leggieri  percofle,  fé  elle  fono  molte,  fo- 
gliono  uccidere.  Etfappi  che  in  Verona  hebbe 
già  un  Vefcouo  molto  fauio  di  fcrittura ,  &  di  fènno 
naturale;  il  cui  nome  fu  MeflerGiouanniMattheo 

M        Giberti 


pò 

Gibertiilquale  fra  gli  altri  fuoi  laudeuoli  coftumi , 
fi  fu  cortefè&  liberale  affai  a  nobili  gentiluomini, 
che  andauano,&  ueniuano  allui,honorandogliin  ca- 
ia fua  con  magnificerà  nò  foprabondante ,  ma  mez- 
zana $  quale  conuiene  a  cherico .  Auenne ,  che  pai- 
fàndo  in  quel  tempo  di  là  un  nobile  huomo  ,  no- 
mato Conte  Ricciardo,  egli  fi  dimorò  più  giorni 
col  Vefcouo ,  &  con  la  famiglia  di  lui  ;  la  quale  era 
per  lo  più  di  coftumati  huomini,&  fcientiati;  &  per- 
cioche  gentilisfimo  caualiere  parea  loro ,  &  di  bel- 
lisfime  maniere  j  molto  lo  commendarono ,  &  ap- 
prezzarono; fé  non  che  un  picciolo  difetto  hauea  ne 
fuoi  modi  ;  del  quale  effendofi  il  Vefcouo ,  che  inté- 
dente  Signore  era,  aueduto;  &  hauutone  configlio 
con  alcuno  de  fuoi  più  domeftichi  ;  propofero ,  che 
foffe  da  farne  aueduto  il  Conte  ;  come  che  temeffe- 
ro  di  fargliene  noia .  Per  laqual  cofà ,  hauendo  già 
il  Conte  prefo  commiato ,  &  douédofi  partir  la  ma- 
rina uegnente;  il  Vefcouo  chiamato  un  fuo  difcreto 
famigliare,  gli  impofe,che  montato  a  cauallo  col 
Conte ,  per  modo  di  accompagnarlo ,  fé  ne  andafle 
con  eflòlui  alquanto  di  uia >  &  quado  tempo  gli  pa- 
reffe ,  per  dolce  modo  gli  ueniffe  dicendo  quello , 
che  efsi  haueano  propofto  tra  loro.  Era  il  detto 
famigliare  huomo  già  pieno  d'anni ,  molto  fciétiato, 
&  oltre  ad  ogni  credenza  piaceuole,  &  ben  parlan- 
te ,  &  di  gratiofo  afpetto  ;  &  molto  hauea  de  fuoi  di 
ufàto  alle  corti  de  gran  S  ignori  $  il  quale  fu ,  &  forfè 
anchora  è  chiamato  M.Gal atheo  ;  a petition  dei- 
quale 


pi 

quale ,  &  per  Tuo  configlio  prefi  io  da  prima  a  dettar 
quefto  preferite  Trattato .  Coftui  caualcando  col 
Conte,  lo  riebbe  affai  tofto  meffoin  piaceuoli  ra- 
gionamenti ;  &  di  uno  in  altro  paffando,  quando  té- 
pò  gli  parue  di  douer  uerfo  Verona  tornarfi ,  prega- 
donelo  il  Conte  &  accommiatandolo ,  con  lieto  ui- 
fo  gli  uenne  dolcemente  cofi  dicendo.  Signor  mio , 
il  Vefcouo  mio  Signore  rende  a  V.S.  infinite  gratie 
dell'honore ,  che  egli  ha  da  uoi  riceuuto  j  ilquale  de- 
gnato ui liete  di  entrare,  &  di  foggiornar  nella  fua 
picciola  cafa:  &  oltre  accio  in  riconofciméto  di  tata 
cortefia  da  uoi  ufata  uerib  di  lui ,  mi  haimpofto,che 
io  ui  faccia  un  dono  per  fua  parte  ;  &  caramente  ui 
manda  pregando,  che  111  piaccia  di  riceuerlo  con 
lieto  animo  •,&  il  dono  è  quefto .  Voi  fiete  il  più  leg- 
giadro^ il  più  coftumato  gentilhuomo,  che  mai 
pareffe  al  Vefcouo  di  uedere .  Per  laqual  cola  haué- 
do  egli  attentamente  rifguardato  alle  uoftre  manie- 
re ,  &  effaminatole  paratamente  3  niuna  ne  ha  tra 
loro  trouata ,  che  non  fia  fòmmamente  piaceuole,& 
commendabile ,  fuori  folamente  un  atto  difforme, 
che  uoi  fate  con  le  labra ,  &  con  la  bocca ,  manican- 
do alla  menfa  con  un  nuouo  ftrepito  molto  fpiace- 
uole  ad  udire  :  quefto  ui  manda  lignificando  il  Ve- 
fcouo, &  pregandoui,che  uoi  u  ingegniate  del  tutto 
di  rimaneruene  ;  &  che  uoi  prediate  in  luogo  di  ca- 
ro dono  la  fua  amoreuole  riprenfione,&  auertimen- 
to  5  percioche  egli  fi  rende  certo ,  niuno  altro  al  mo- 
do effere,che  tale  prefente  ui  faceffe.  Il  Conte, 

M     2     che  del 


pi 

che  del  fuo  difetto  non  fi  era  anchora  mai  aueduto  ; 
udendofelo  rimprouerare  ,  arrofsò  cofi  un  poco; 
ma  come  ualente  huomo ,  affai  tofto  riprefo  cuore, 
diffe  5  direte  al  Vefcouo,  che  fé  tali  foffero  tutti  i  do- 
ni, che  gli  huomini fi  fanno  infra  di  loro,  quale  il 
fuo  è  ;  eglino  troppo  più  ricchi  farebbono ,  che  efsi 
non  fono  ;  &  di  tanta  flia  cortefia  et  liberalità  uerfo 
di  me  ringratiatelo  fenza  fine  ;  afsicurandolo,che  io 
del  mio  difetto  fenza  dubbio  per  innanzi  bene  &  di- 
ligentemente mi  guarderò  ;  &  andateui  con  Dio, 
Ora  che  crediamo  noi,che  haueffe  il  Vefcouo  & 
la  fua  nobile  brigata  detto  a  coloro ,  che  noi  ueggia - 
mo  talhora  a  guifa  di  porci  col  grifo  nella  broda  tut- 
ti abbandonati,non  leuar  mai  alto  il  uifo  ;  &  mai  non 
rimuouer  gli  occhi ,  &  molto  meno  le  mani  dalle  ui- 
uande  ?  &  con  amendue  le  gote  gonfiate ,  come  fé 
efsi  fonaffero  la  tromba ,  o  foffiaffero  nelfuoco,non 
mangiare ,  ma  trangugiare  :  i  quali  imbrattandofi  le 
mani  poco  meno  che  fino  al  gomito,  conciano  in 
guifà  le  touagliuole ,  che  le  pezze  de  gli  agiamenti 
fono  più  nette .  Con  lequai  touagliuole  ancho 
molto  fpeffo  non  fi  uergognano  di  rafciugare  il  fu- 
dore ,  che  per  lo  afFrettarfi ,  &  per  lo  fouerchio  mà- 
giare gocciola,&  cade  loro  dalla  fronte ,  &  dal  vifo , 
&  dintorno  al  collo  5  &  ancho  di  nettarfi  con  effe  il 
nafo,  quando  uoglia  loro  ne  uiene .  Veraméte  que- 
fti  cofi  fatti  nò  meritarebbono  di  effere  riceuuti,no 
pure  nella  purifsima  caia  di  quel  nobile  Vefcouo,ma 
douerebbono  effere  fcacciati  per  tutto  la ,  doue  co- 

ftumati 


93 

ftumati  huomini  foflero .      Dee  adunque  f  huomo 
coftumato  guardarfi  di  non  ugnerfi  le  dita  fi ,  che  la 
touagliuola  ne  rimanga  imbrattata;  percioche  ella  è 
ftomacheuole  a  uedere.      Et  ancho  il  fregarle  al 
pane, che  egli  dee  mangiare, non  pare  polito  co- 
ftume .      I  nobili  feruidori,  i  quali  fi  eflercitano  nel 
feruigio  della  tauola;  non  fi  deono  per  alcuna  con- 
ditione  grattare  il  capo ,  ne  altroue  dinanzi  al  loro 
Signore,  quando  e  mangia;  ne  porfi  le  mani  in  alcu- 
na di  quelle  parti  del  corpo,che  fi  cuoprono  ;  ne  pu- 
re farne  (embiante;  fi  come  alcuni  trafcurati  fami- 
gliari fanno ,  tenendofele  in  feno ,  o  di  dietro  nafco- 
ftefotto  a  panni;  ma  le  deono  tenere  in  palefe,  &: 
fuori  d'ogni  folpetto  ;  &  hauerle  con  ogni  diligenza 
lauate ,  &  nette ,  fenza  haueruifu  pure  un  fegnuzio 
di  bruttura  in  alcuna  parte .      Et  quelli ,  che  arre- 
cano i  piattelli ,  o  porgono  la  coppa ,  diligentemen- 
te fi  aftenghino  in  quelfhora  da  fputare ,  da  tosfire , 
&  più  da  ftarnutire:  percioche  infunili  atti  tanto  ua- 
le ,  &  cofi  noia  i  Signori  la  fbfpettione,  quàto  la  cer- 
tezza :  &  perciò  procurino  i  famigliari  di  no  dar  ca- 
gione a  padroni  di  fofpicare  ;  percioche,  quello, 
che  poteuaadiuenire,  cofi  noia,  come  fé  egli  fofle 
auenuto.      Et  fetalhora  hauerai  pofto  a  fcaldare 
pera  dintorno  al  focolare,  o  arroftito  pane  infu  ta 
brage,tu  no  ui  dei  fòffiare  entro  ;  perche  egli  fi  a  al- 
quanto cenerofo;  percioche  fi  dice,  che  mai  uento 
non  fu  fenza  acqua;  anzi  tu  lo  dei  leggierméte  per- 
cuotere nel  piattello,  o  con  altro  argomento  fcuo- 

terne 


P4 

terne  la  cenere .      Non  offerirai  il  tuo  moccichino, 
come  che  egli  fia  di  bucato ,  a  pedona  :  percioche 
quegli ,  a  cui  tu  lo  proferi ,  noi  fa  ;  &  potrebbelfì  ha- 
uere  a  fchifo .      Quando  fi  fauella  con  alcuno  ;  non 
fé  gli  dee  l'huomo  auicinare  fi ,  che  fé  gli  haliti  nel 
uiio  j  percioche  molti  trouerai ,  che  non  amano  di 
fentire  il  fiato  altrui  j  quantunque  cattiuo  odore  nò 
ne  veniife .    Qjaefti  modi,&  altri  fimili  fono  Ipia- 
ceuolij  &  uuolfi  fchifargli;  percioche  poffon  noiare 
alcuno  deferimenti  di  coloro ,  co  quali  ufiamojco- 
me  io  disfi  di  fopra.    Facciamo  horamentione  di 
quelli,  che  fenza  noia  d'alcuno  fentimento,ipiaccio- 
no  allo  appetito  delle  più  perfone ,  quando  fi  fanno. 
Tu  deilapere,  che  gli  huomini  naturalmente  ap- 
petifcono  più  cofe ,  &  uarie  ;  percioche  alcuni  uo- 
gliono  fodisfare all'ira ,  alcuni  alla  gola,  altri  alla  li- 
bidine ,  &  altri  alla  auaritia ,  &  altri  ad  altri  appetiti  ; 
ma  in  comunicando  {blamente  infra  di  loro,  non  pa- 
re, che  chiegghino,  ne  portano  chiedere,  ne  appe- 
tire alcuna  delle  fopradette  cole  ;  conciofia  che  elle 
non  confiftano  nelle  maniere ,  o  ne  modi ,  &  nel  fa- 
uellar  delle  perfone;  ma  in  altro.  Appetiscono  adun- 
que quello,  che  può  conceder  loro  quefto  atto  del 
comunicare  infieme;  &  ciò  pare  che  fiabeniuolen- 
za ,  honore ,  &  follazzo ,  o  alcuna  altra  colà  a  quefte 
lìmigliante .    Perche  non  fi  dee  dire ,  ne  fare  cola , 
per  laquale  altri  dia  legno  di  poco  amare ,  o  di  poco 
apprezzar  coloro,,  co  quali  fi  dimora.      La  onde 
poco  gentil  coftume  pare,  che  fia  quello ,  che  molti 

fogliono 


95 

fogliono  ufàre ,  cioè  di  volentieri  dormirti  colà,  do- 
uè  honefta  brigata  fi  fegga  &  ragioni;  percioche  co- 
fi  facendo  dimoftrano ,  che  poco  gli  apprezzino ,  & 
poco  lor  caglia  di  loro ,  &  de  loro  ragionaméti  j  fèn- 
za  che  chi  dorme ,  masfimamente  dando  a  difàgio , 
come  a  coloro  conuien  fare ,  fuole  il  più  delle  uolte 
fare  alcuno  atto  fpiaceuole  ad  vdire ,  o  a  uedere  :  & 
bene  ipeflb  quefti  cotalifi  rifentonofudati,&  ba- 
uofi .  Et  per  quefta  cagione  medefima  il  drizzar- 
fi ,  oue  gli  altri  feggano ,  &  fauellino;  &  parteggiar 
per  la  camera ,  pare  noiofà  vfimza .  Sono  ancho- 
ra  di  quelli,  che  cofi  fi  dimenano ,  &  fcontorconfi,& 
proftendonfi ,  &  sbadigliano ,  riuolgendofi  hora  in 
fu  fun  lato ,  &  hora  infu  l'altro ,  che  pare ,  che  gli  pi- 
gli la  febre  in  quellhora  :  fegno  euidente ,  che  quella 
brigata ,  con  cui  fono ,  rincrelce  loro .  Male  fan- 
no fimilméte  coloro ,  che  ad  hora  ad  hora  fi  traggo- 
no una  lettera  della  fcarfella ,  &  la  leggono .  Peg- 
gio anchora  fa ,  chi  tratte  fuori  le  forbicine ,  fi  dà 
tutto  a  tagliarli  le  unghiejquafi  che  egli  habbia  quel- 
la brigata  per  nulla;  &  però  fi  procacci  d'altro  fòl- 
lazzo,per  trapaffare  il  tempo .  Non  fi  deono  an- 
drò tener  quei  modiche  alcuni  vfino  ->  cioè  cantarfi 
fra  denti,  o fonare  il  tamburino  con  le  dita,  o  dime- 
nar le  gambe  ;  percioche  quefti  cofi  fatti  modi  mo- 
ftrano,che  la  perfonafia  no  curate  d'altrui .  Oltre 
accio  non  fi  uuol  l'huom  recare  in  guifa  ,  che  egli 
moftri  le  fpalle  altrui  ;  ne  tenere  alto  l'una  gamba  fi , 
che  quelle  parti,  che  i  veftimenti  ricuoprono  ,  fi 

poffano 


pollano  uedere  ;  percloche  cotali  atti  non  fi  loglion 
fare,lè  non  tra  quelle  perlbne ,  che  l'huom  non  riue- 
rilce.  Vero  è  che  fevn  Signor  ciò  facelfe  dinanzi 
ad  alcuno  de  Tuoi  famigliari,  o  anchora  in  prefenza 
d'un  amico  di  minor  conditione  di  lui,  moftrerebbe 
non  fuperbia ,  ma  amore,&  dimcftichezza .  Dee 
l'huom  recarli  fopra  di  le 5  &  non  appoggiarli,  ne 
aggrauarfi  addolfo  altrui.  Et  quando  fauella,non 
dee  punzecchiare  altrui  col  gomito ,  come  molti  lo- 
glion fare  ad  ogni  parola,  dicendo  ;  Non  dilsi  io  ue- 
ro  ?  Eh  uoi  ?  Eh  MelTer  tale  ?  &  tuttauia  ui  frugano 
col  gomito .  Ben  ueftito  dee  andar  ciafcuno ,  fe- 
condo fua  coditione ,  &  fecondo  fua  età  ;  percioche 
altrimenti  facendo ,  pare  che  egli  Iprezzi  la  gente . 
Et  perciò  foleuanoi  cittadini  di  Padoua  prenderti 
ad  onta,  quando  alcun  gentilhuomo  Vinitiano  an- 
dauaperlaloro  città  inlàio;  quali  gli  folfe  auifodi 
elfere  in  contado .  Et  non  (blamente  uogliono  i 
veftimenti  elfere  di  fini  panni;  ma  fi  dee  l'huomo 
sforzare  di  ritrarr!  più  che  può  al  coftume  de  gli  altri 
cittadini; &lalciarfi uolgere  alle  ufanze;  come  che 
forfè  meno  commode,  o  meno  leggiadre ,  che  le  an- 
tiche per  auentura  non  erano,o  non  gli  pareuano  ai- 
lui  .  Et  le  tutta  la  tua  città  hauerà  tonduti  i  capel- 
li ;  non  fi  uuol  portar  la  zazzera .  O  doue  gli  altri 
cittadini fiano  con  la  barba,tagliarlati  tu;  percioche 
quello  è  un  contradire  a  gli  altri  ;  laqual  cola,  cioè  il 
concradirenel  coftumar  con  le  perfone,nonfi  dee 
fare  5  le  non  incafodi  necefsità;  come  noi  diremo 

poco 


97 
poco  appretto  ;imperoche  quefto  innanzi  ad  ogni 

altro  cattiuouezzo  ci  rédeodiofi  al  più  delle  perfo- 
ne .  No  è  adunque  da  opporfi  alle  vlanze  comu- 
ni in  quelli  cotali  fatti;  ma  da  fecondarle  mezzana- 
mente; accioche  tu  folonon  fii colui,  che  nelle  tue 
contrade  riabbiala  guarnaccia  lunga  fino  inful  tallo- 
ne ;  oue  tutti  gli  altri  la  portino  cortilsima  poco  più 
giù ,  che  la  cintura  :  percioche  come  auiene  a  chi  ha 
il  urlo  forte  ricagnato ,  che  altro  nò  è  a  dire  ,  che  ha- 
uerlo  contra  l'uiànza,  fecondo  laquale  la  natura  gli 
fa  ne  più  ;  che  tutta  la  gente  fi  riuolge  a  guatar  pur 
lui  5  cofi  interuiene  a  coloro ,  che  uanno  ueftiti  non 
fecódo  l'ufànza  de  più,  ma  fecódo  l'appetito  loro;  & 
con  belle  zazzere  lunghe;  o  che  la  barba  hanno  rac- 
corciata, o  rara  ;  o  che  portano  le  cuffie,  o  certi  ber- 
rettoni grandi  alla  Tedeica  ;  che  ciafcuno  fi  uolge  a 
mirarli  ;  &  falsi  loro  cerchio  ;  come  a  coloro ,  i  quali 
pare  che  habbiano  prefo  a  uincere  la  pugna  incótro 
a  tutta  la  cotrada ,  oue  efsi  uiuono .  Vogliono  ef- 
fere  anchorale  uefte  affettate,  &  che  bene  ftiano  al- 
la perlbna  ;  perche  coloro,  che  hanno  le  robe  ricche 
&  nobili ,  ma  in  maniera  fconcie ,  che  elle  non  paio- 
no fatte  allor  doflb ,  fanno  fogno  dell'  una  delle  due 
cofe;  o  che  eglino  niuna  cofideratione  habbiano  di 
douer  piacere,  ne  dispiacere  alle  genti,  oche  non 
conofcano,  che  fifianegratia,  ne  mifiira  alcuna. 
Coftoro  adunque  co  loro  modi  generano  foipetto 
ne  gli  animi  delle  perfone,  conlequali  ulano,  che 
poca  ftima  facciano  di  loro  5  &  perciò  fono  mal  uo- 

,  N         lentier 


S>8 

lentier  riceuuti  nel  più  delle  brigate ,  &  poco  ca- 
ri hauutiui.      Sono  poi  certi  altroché  più  ol  tra  pro- 
cedono ,  che  la  foipettione;  anzi  uengono  a  fatti  & 
alle  opere  fi ,  che  con  eflbloro  non  fi  può  durare  in 
guifa  alcuna  3  percioche  eglino  Tempre  fono  l'indu- 
gio ,  lo  fconcio ,  &  il  difagio  di  tutta  la  compagnia  ; 
i  quali  non  fono  mai  prefti,  mai  fono  in  afletto,  ne 
mai  allor  fenno  adagiati  :  anzi  quado  ciafcuno  è  per 
ire  a  tauola ,  &  fono  prefte  le  uiuande ,  &  l'acqua  da- 
ta alle  mani ,  efsi  chieggono ,  che  loro  fia  portato  da 
fcriuere ,  o  da  orinare ,  o  non  hanno  fatto  eflercitio; 
&  dicono  ;  Egli  è  buon'hora  :  Ben  potete  indugiare 
un  poco  fi  :  Che  fretta  è  quefta  ftamane  >  &  tengo- 
no impacciata  tutta  la  brigata;  fi  come  quelli,  che 
hanno  rifguardo  folo  a  fo  ftefsi,&  all'agio  loro;  &  d'- 
altrui niuna  confideratione  cade  loro  nell'animo  : 
oltre  accio  vogliono  in  ciafcuna  cola  eflere  auatag- 
giati  da  gli  altri ,  &  coricarli  ne  miglior  letti ,  &  nel- 
le più  belle  camere  ;  &  federfi  ne  più  comodi ,  &  più 
horreuoli  luoghi  ;  &  prima  de  gli  altri  eflere  feruiti 
&  adagiati  ;  a  quali  niuna  cofa  piace  giamai  ;  fé  non 
quello  3  che  efsi  hanno  diuifato  :  a  tutte  l'altre  torco- 
no il  grifo  ;  &  par  loro  di  douere  eflere  attefi  a  man- 
giare ,  a  caualcare,  a  giucare ,  a  follazzare .      Al- 
cuni altri  fono  fi  bizzarri  &  ritrofi  &  ftrani ,  che  niu- 
na cofa  allor  modo  fi  può  fare  ;  &  fompre  rifondo- 
no con  mal  uifo ,  che  che  loro  fi  dica;  &  mai  no  rifi- 
nano  di  garrire  a  fanti  loro ,  &  di  fgridargli  ;  &  ten- 
gono in  continua  tribolatione  tutta  la  brigata . 

A  beli- 


99 

K  beirhora  mi  chiamafti  ftamane .  Guata  qui,co- 
me  cu  nettarti  ben  quefta  fcarpetta:  Et  andrò  non 
ucnifti  meco  allaChiefa:  Beftia:Io  non  fò  a  che  io 
mi  tenga ,  che  io  non  ti  rompa  cotefto  moftaccio . 
Modi  tutti  fconueneuoli,&  difpettofi;  i  quali  fi  deo- 
no  fuggire ,  come  la  morte  ;  percioche  quantunque 
l'huomo  hauefle  l'animo  pieno  di  humiltà;  &  tenef- 
fé  quefti  modi ,  non  per  malitia ,  ma  per  trafcurag- 
gine,&percattiuoufo;  nondimeno  perche  egli  fi 
inoltrerebbe  fuperbo  ne  gli  atti  di  fuori,  couerreb- 
be  cheegli  fotte  odiato  dalle  perfone  :  imperoche  la 
fuperbia  non  è  altro,  che  il  non  iftimare  altrui  ;  & 
come  io  dilsi  da  principio ,  ciafcuno  appetifce  di  ef- 
fere  (limato ,  anchora  che  egli  noi  uaglia.  Egli  fu, 
nò  ha  gran  tempo,  in  Roma  un  valorofo  huomo,  & 
dotato  di  acutissimo  ingegno,&  di  profonda  faen- 
za ,  ilquale  hebbe  nome  M .  Vbaldino  Bandinelli . 
Coftui  folea  dire ,  che  qualhora  egli  andaua,  o  ueni- 
ua  da  palagio ,  come  che  le  uie  foflero  fèmpre  piene 
di  nobili  Cortigiani ,  &  di  Prelati ,  &  di  Signori ,  & 
parimente  di  poueri  huomini,&  di  molta  géte  mez- 
zana^ minuta  ;  nondimeno  allui  non  parea  d'in- 
contrar mai  pedona  ,  che  da  più  foffe*  ne  da  me- 
no di  lui  :  &  fenza  fallo  pochi  nepotea  uedere ,  che 
quello  ualeflero,che  egli  valea;  hauédo  rifguardo  al- 
la uirtù  di  lui ,  che  fu  grande  fuor  di  mifura  :  ma  tut- 
tauia  gli  huomini  non  fi  deono  mifurare  in  quefti  af- 
fari con  fi  fatto  braccio  ;  &  deonfi  più  torto  pefore 
con  la  ftadera  del  Mugnaio  ,  che  con  la  bilancia 

N     2      dell'- 


IOO 

dell'Orafo  :&  è  conuenenolcofa.  lo  efferprefto  di 
accettarli ,  non  per  quello ,  che  efsi  ueramente  ua- 
gliono ,  ma  come  fi  fa  delle  monete ,  per  quello,  che 
corrono .  Niuna  cofa  è  adunque  da  fare  nel  con- 
cetto delle  perfòne ,  allequali  noi  defideriamo  di 
piacere ,  che  moftri  più  tofto  Signoria ,  che  compa- 
gnia :  anzi  uuole  ciafcun  noftro  atto  hauere  alcuna 
fignification  di  riueréza  &  di  rispetto  uerfo  la  com- 
pagnia, nella  quale  fiamo .  Perlaqual  cola  quello , 
che  fatto  a  conueneuol  tempo ,  non  è  biafimeuole , 
per  rifpetto  al  luogo,  &  alle  perfòne  è  riprefo  ;  come 
il  dir  uillania  a  famigliari ,  &  lo  fgridargli ,  dellaqual 
cofa  facemmo  di  fopra  mentione  ;  &  molto  più  il 
battergli  :  cociofia  cofa  che  ciò  fare  è  uno  imperia- 
re, &  esercitare  fiia  giuridittione;  laqual  cofa  niuno 
fuol  fare  dinanzi  a  coloro ,  ch'egli  riuerifce  :  fenza 
che  fé  ne  fcandaleza  la  brigata,  &  guadatene  la  con- 
uerfatione:  &  maggiormente  le  altri  ciò  farà  a  tauo- 
la ,  che  è  luogo  d'allegrezza ,  &  non  di  fcandalo .  Si 
che  cortefemente  fece  Currado  Gianfigliazzi  di  no 
moltiplicare  in  nouelle  con  Chichibio ,  per  non  tur- 
bare i  fuoi  foreftieri  ;  come  che  egli  graue  caftigo 
hauefle  meritato  ;  hauendo  più  tofto  uoluto  difpia- 
cere  al  fuo  Signore ,  che  alla  Brunetta  :  &  fé  Curra- 
do haueffe  fatto  anchora  meno  fchiamazzo ,  che  no 
fece  ;  più  farebbe  flato  da  commendare  :  che  già  no 
conueniua  chiamar  MefferDomenedio,  che  entraf- 
fe  per  lui  malleuadore  delle  fue  minaccie ,  fi  come 
egli  fece .      Ma  tornando  alla  noftra  materia,dico , 

che 


101 

che  non  ifta  bene ,  che  altri  fi  adiri  a  tauola,  che  che 
fi  auenga;  &  adirandofi ,  noi  dee  inoltrare,  ne  del 
fuo  cruccio  dee  fare  alcun  fegno ,  per  la  cagion  det- 
ta dinanzi;  &  mafsimamente  fé  tu  harai  foreftieri  a 
mangiar  con  effo  teco  :  percioche  tu  gli  hai  chiama- 
ti a  letitia,  &  hora  gli  attrifti;conciofiache,  come 
gli  agrumi ,  che  altri  mangia,  te  ueggente,  allegano 
i  denti  ancho  a  te  ;  cofi  il  uedere  che  altri  fi  cruccia , 
turba  noi .  Ritrofi  fono  coloro ,  che  uogliono  o- 
gni  cola  al  contrario  de  gli  altri  ;  fi  come  il  uocabo- 
lo  medefimo  dimoftra  ;  che  tanto  è  a  dire  a  ritrofò, 
quanto  a  rouefcio .  Come  fia  adunque  utile  la  ritro- 
fia a  prender  gli  animi  delle  perfcne,&afarfiben 
uolere,  lo  puoi  giudicare  tu  fleffo  ageuolmente;  po- 
fcia  che  ella  confitte  in  opporfi  al  piacere  altrui;  il 
che  fuol  fare  l'uno  inimico  all'altro ,  &  non  gli  amici 
infra  di  loro.  Perche  sforz-infi  di  fchifar  quefto  ui- 
tio  coloro ,  che  ftudiano  di  effere  cari  alle  perfone  j 
percioche  egli  genera  non  piacerete  beniuolenza, 
ma  odio ,  &  noia  :  anzi  conuienfi  fare  dell'altrui  uo- 
glia  fuo  piacere;  doue  non  ne  fegua  danno,  o  uergo- 
gna  ;  &  in  ciò  fare  fempre ,  &  dire  più  tofto  a  fenno 
d'altri,  che  a  fuo .  Non  fi  uuole  effere,  ne  mitico, 
ne  ftrano  ;  ma  piaceuole ,  &  domeftico  ;  percioche 
niuna  differenza  farebbe  dalla  Mortine  al  Pungito- 
po ;  fé  non  foffe ,  eh  e  l'una  è  domeftica ,  &  l'altro 
faluatico .  Et  fàppi  che  colui  è  piaceuole ,  i  cui  modi 
fono  tali  nell'ufanza  comune ,  quali  coftumano  di 
tenere  gli  amici  infra  di  loro  ;  la  doue  chi  è  ftrano, 

pare  in 


102 

pare  T  ciafcun  luogo  ftranie rocche  tato  uiene  a  dire , 
come  foreftiero  ;  fi  come  i  domeftici  huomini  per  lo 
contrario  pare  che  fiano ,  ouunque  uadano ,  cono- 
scenti ,  &  amici  di  cialcuno .  Perlaqualcofa  con- 
uiene,che  altri  fi  auezzi  a  falutare,  &  fauellare ,  &  ri- 
fondere per  dolce  modo  ;  &  dimoftrarfi  con  ogni- 
uno  quafi  terrazzano ,  &  conofeente  ;  ilche  male 
fanno  fare  alcuni ,  che  a  nefluno  mai  fanno  buon 
uifo  ;  &  uolentieri  ad  ogni  cola  dicon  di  no  ;  & 
non  prendono  in  grado  ne  honore ,  ne  carezza,  che 
loro  fi  faccia ,  a  guila  di  gente ,  come  detto  è ,  ftra- 
niera,&  barbara  :  non  foftengono  di  elfere  uifitati, 
&  accompagnati  ;  &  non  fi  rallegrano  de  motti ,  ne 
delle  piaceuolezze;  &  tutte  le  proferte  rifiutano . 
Meffertalem'impofe  dianzi ,  che  io  ui  falutafsiper 
fua  parte .  Che  ho  io  a  fare  de  fuoi  faluti  >  &  MefTer 
cotale  mi  dimandò  come  uoi  ftauate .  Venga,  &  fi 
mi  cerchi  il  pollo .  Sono  adunque  colloro  merita- 
mente poco  cari  alle  perlòne .  Non  ifta  bene  di 
efler  maninconofo,  ne  attratto  la  doue  tu  dimori:  & 
come  che  forfè  ciò  fia  da  comportare  a  coloro ,  che 
per  lungo  Ipatio  di  tempo  fono  auezzi  nelle  fpecu- 
lationi  delle  artiche  fi  chiamano,  fecondo  che  io  ho 
udito  dire,  liberali  ;  a  gli  altri  fenza  alcun  fallo  non 
fi  dee  confentire  :  anzi  quelli  fteisi  qualhora  uoglio- 
no  penlarfi ,  farebbono  gran  fenno  a  fuggirfi  dalla 
gente .  L'efler  tenero ,  &  uezzolò  ancho  fi  dildi- 
ce  affai;  &  mafsimamente  agli  huomini jpercioche 
l'ufare  con  fi  fatta  maniera  di  perfone ,  non  pare  co- 

pagnia; 


10$ 

pagnia  ;  ma  feruitù  :  &  certo  alcuni  Te  ne  truouano  , 
che  fono  tanto  teneri ,  &  fragili ,  che  il  uiuere ,  &  di- 
morar  con  effoloro  niuna  altra  cofa  è ,  che  impac- 
ciarti* fra  tanti  fottilifsimi  uetri  ;  cofi  temono  efsi  o- 
gni  leggier  percofla,  &  cofi  conuiene  trattargli ,  & 
riguardargli  :  i  quali  cofi  fi  crucciano,  fé  uoi  non  fo- 
lte cofi prefto  &follecito  afalutargli,  a  uifitargli,  a 
riuerirgli ,  &  a  risponder  loro ,  come  unakro  fareb- 
be di  una  ingiuria  mortale  :  &  ie  uoi  non  date  loro 
cofi  ogni  titolo  appunto  ;  le  querele  afprifsime,  &  le 
inimicitie  mortali  nafcono  di  prefente.  Voi  mi  dice- 
fte  Meffere ,  &  non  Signore  :  &  perche  non  mi  dite 
uoi  V.  S.ì  Io  chiamo  pur  uoi  il  Signor  tale  io  :  Et  an~ 
cho  non  hebbi  il  mio  luogo  a  tauola  :  Et  hieri  non  ui 
degnafte  di  uenir  per  me  a  cafa;  come  io  uenni  a  tro- 
uar  uoi  r altrhieri:Quefti  nò  fono  modi  da  tener  con 
un  mio  pari .  Coftoro  ueramente  recano  le  perfone 
a  tale,che  non  è  chi  gli  polla  patir  di  uedere  ;  perciò 
che  troppo  amano  fé  medefimi  fuor  di  mifura  ;  &  in 
ciò  occupati ,  poco  dirpatio  auanza  loro  di  potere 
amare  altrui  ;  fenza  che ,  come  io  difsi  da  principio, 
gli  huomini  richieggono ,  che  nelle  maniere  di  co- 
loro ,  co  quali  ufano,  fia  quel  piacere,  che  può  in  co- 
tale atto  eflere  ;  ma  il  dimorare  con  fi  fatte  perfone 
faftidiofe  ,  l'amicitia  dellequali  fi  leggiermente ,  a 
guifa  d'un  fòttilifsimo  uelo ,  fi  fquarcia  ;  non  è  ufare, 
maferuire:  &  perciò  non  folo  non  diletta;  ma  ella 
fpiace  fbmmamente.  Quefta  tenerezza  adunque , 
&  quelli  uezzofi  modi  fi  uoglion  lafciare  alle  remi- 
ne. 


104 

ne .  Nel  fauellare  fi  pecca  in  molti,&  uarij  modi  ; 
&  primieramente ,  nella  materia ,  che  fi  propone.:  la 
quale  non  uuole  eflere  friuola,  ne  uile;  percioche 
gli  uditori  non  ui  badano  $&  perciò  non  ne  hanno 
diletto  3  anzi  fchernifcono  i  ragionamenti ,  &  il  ra- 
gionatore infiem  e.  Non  fi  dee  ancho  pigliar  the- 
ma  molto  fottile,ne  troppo  ifquifito;  percioche  con 
fatica  s'intende  da  i  più .  Vuolfi  diligentemente 
guardare  di  £ ir  la  propofta  tale,  che  niuno  della  bri- 
gata ne  arrofsifca ,  o  ne  riceua  onta .  Ne  di  alcu- 
na bruttura  fi  dee  fauellare  5  come  che  piaceuole  co 
fa  parelfe  ad  udire  5  percioche  alle  honefte  pedone 
non  ifta  bene  ftudiar  di  piacere  altrui ,  fé  non  nelle 
honefte  co/è .  Ne  contra  Dio,ne  contra  S  anti  ne 
da  douero ,  ne  motteggiando  fi  dee  mai'  dire  alcuna 
cofa  ;  quantunque  per  altro  fofle  leggiadra  ,■&  pia- 
ceuole :  il  qual  peccato  affai  fouente  commile  la  no- 
bile brigata  del  noftro  Metter  Giouan  Boccaccio 
ne  fuoi  ragionamenti  fi ,  che  ella  merita  bene  di  ef- 
ferne  agramente  riprefa  da  ogni  intendente  pedo- 
na. Et  nota  che  il  parlar  di  Dio  gabbando,  non 
folo  è  difetto  di  federato  huomo  &  empio  5  ma 
egli  è  anchora  uitio  di  feoftumata  perfona  ;  &  è 
cofa  {piaceuole  ad  udire  :  &  moki  trouerai ,  che  fi 
fuggiranno  di  la ,  doue  fi  parli  di  Dio  feonciamen  - 
te.  Et  non  folo  di  Dio  fi  conuien  parlare  finta- 
mente ;  ma  in  ogni  ragionamento  dee  l'huomo  fchi- 
fare  quanto  può  ,  che  le  parole  non  fiano  te.fti— 
monio  contra  la  uita  &  le  opere  fue  5  percioche  gli 

hu  omini 


io5 

-huomini  odiano  in  altrui  etiàdioi  loro  uitij  medefi- 
mi.  Simigliatemele  fi  difdice  il  fauellare  delle  co- 
fé  molto  contrarie  al  tempo,&  alle  perfone ,  che  fta- 
no  ad  udire;  etiandio  di  quelle,che  per  fé  &  a  fuo  té- 
po  dette,farebbono  &  buone, &  fante.  Nò  fi  rac- 
contino adunque  lepre  diche  di  frate  Naftagio  alle 
giouani  donne  ;  quando  elle  hanno  uoglia  di  fcher- 
zarfi  ;  come  quel  buono  huomo ,  che  habitò  no  lun- 
gi da  te ,  vicino  a  fan  Brancatio ,  faceua .  Ne  a  fe- 
fh,  ne  atauolafi  raccontino  hiftorie  maninconofe: 
ne  di  piaghe ,  ne  di  malatie ,  ne  di  morti ,  o  di  pefti- 
lentie  ,  ne  dì  altra  dolorofa  materia  fi  faccia  mentio- 
ne,o  ricordo  :  anz.i  fé  altri  in  fi  fatte  rammemoratio- 
ni  folfe  caduto  ;  lì  dee  per  acconcio  modo ,  &  dol- 
ce fcambiargli  quella  materia  ;  &  mettergli  per  le 
mani  più  lieto ,  &  più  conueneuole  (oggetto  ;  quan- 
tunque, fecondo  che  io  udij  già  dire  ad  un  ualente 
huomo  noftro  uicino ,  gli  huomini  habbiano  molte 
uolte  bifogno  fi  di  lagrimare,  come  di  ridere  :  &  per 
tal  cagione  egli  affermaua  effere  ftate  da  principio 
trouateledolorofefauole,chefi  chiamarono  Tra- 
gedie ;  accio  che  raccontate  ne  theatri,come  in  quel 
tempo  fi  coftumaua  di  fare;  tiraflero  le  lagrime  a  gli 
occhi  di  coloro,  che  haueano  di  ciò  meftiere  ;  &  co- 
fi  eglino  piangendo  della  loro  infirmità  guariffero. 
Ma ,  come  ciò  fia ,  a  noi  non  ifta  bene  di  contriftare 
gli  animi  delle  perfòne,  con  cui  fauelliamo  ;  maisi- 
mamente  colà ,  doue  fi  dim  ori  per  hauer  fefta  &  fol- 
lalo; &  non  per  piagnere:  che  le  pure  alcuno  è,che 

O         infermi 


to6 

infermi  per  uaghezza  di  lagrimare  ;  affai  leggier  co- 
là fia  di  medicarlo  con  la  moftarda  forte  ;  o  porlo  in 
alcun  luogo  al  fumo .  Perlaqual  cofa  in  niuna  ma- 
niera fi  può  fcufare  il  noftro  Philoftrato  della  prò- 
pofta,  che  egli  fece  piena  di  doglia,  &  di  morte  a 
compagnia  di  nell'una  altra  cofa  uaga,  che  di  letitia. 
Conuienfi  adunque  fuggire  difauellare  di  cofè  ma- 
ninconofe  5  &  più  tofto  tacerfi .  Errano  parimé- 
te  coloro,  che  altro  non  hanno  in  bocca  giamai,che 
i  loro  bambini ,  &  la  donna ,  &  la  balia  loro .  11  fan- 
ciullo mio  mi  fece  hierifera  tanto  ridere:  Vdite: Voi 
no  uedefìe  mai  il  più  dolce  figliuolo  di  Momo  mio  : 
La  donna  mia  è  cotale:  LaCecchinadiffe:  Certo 
uoi  noi  crederefte  del  ceruello ,  ch'ella  ha .  Niuno 
è  fi  fcioperato,  che  poffa  ne  rifpondere ,  ne  badare 
a  fi  fatte  fciocchezze  ;  &  uienfi  a  noia  ad  ogniuno . 

Male  fanno  anchora quelli,  che  tratto  tratto  fi 
pongono  a  recitare  i  fogni  loro  co  tanta  affettione , 
&  facendone  fi  gran  marauiglia,  che  è  uno  isfinimé- 
to  di  cuore  a  fentirli:  mafsimamente  che  coftoro  fo- 
no per  lo  più  tali ,  che  perduta  opera  farebbe  lo  a- 
fcoltare  qualunque  s'è  la  loro  maggior  prodezza , 
fatta  etiandio  quando  uegghiarono .  Non  fi  dee 
adunque  noiare  altrui  con  fi  uile  materia,  come  i  fo- 
gni fono ,  {penalmente  fciocchi ,  come  f  huom  gli 
fa  generalmente .  Et  come  che  io  fenta  dire  affai 
fpeffo,  che  gli  antichi  faui  lafciarono  ne  loro  libri 
più  &  più  fogni  fcritti  con  alto  intendimento ,  &  co 
molta  uaghezza  5  nò  perciò  fi  conuiene  a  noi  idioti , 

ne  al 


107 

ne  al  comun  popolo  di  ciò  fare  ne  fuoi  ragionamen- 
ti.  Et  certo  di  quanti  fogni  io  habbia  mai  fentito  ri- 
ferire, come  che  io  a  pochi  foffera  di  dare  orecchie; 
niuno  me  ne  parue  mai  d'udire ,  che  meritarle,  che 
per  lui  il  rompeffe  fdentio  ;  fuori  folamente  uno,che 
ne  uide  il  buon  Meffer  Flaminio  Tomarozzo  gen- 
tiluomo Romano ,  &  non  mica  idiota ,  ne  materia- 
le ,  mafcientiato,  &  di  acuto  ingegno  :  alquale,  dor- 
mendo egli,pareua  di  federfi  nella  cafa  di  un  ricchif- 
fimo  Spetiale  fuo  uicino;  nellàquale  poco  dante, 
qual  che  fi  foffe  la  cagione,  leuatofi  il  popolo  a  ro- 
more,andaua  ogni  cofaaruba;&  chitoglieua  un 
lattouaro  ;  &  chi  una  confettione  ;  &-chi  una  cofa,& 
chi  altra;  &  mangiaualafi  di  prefènte;ficheinpo- 
co  d'horane  ampolla,  ne  pentola,  ne  boffolo ,  ne  al- 
berello uirimanea,  che  uoto  non  foffe  &  rafciutto: 
Vnà  guaftadetta  uera  affai  picciola;  &  tutta  pie- 
na di  un  chiarifsimo  liquore,  il  quale  molti  fiutaro- 
no; ma  affaggiare  non  fu  chi  ne  uoleflè  :  &  non  iftet- 
te  guari,  che  egli  uide  uenire  un  huomo  grande  di 
ftatura,  antico,&  con  uenerabile  afpetto  ;  il  quale  ri- 
guardando le  fcatole,&  il  uaffellamento  dello  lpe- 
tial  cattiuello  ;  &  trouando  quale  uoto,&  quale  uer- 
fato ,  &  la  maggior  parte  rotto  ;  gli  venne  ueduto  la 
guaftadetta ,  che  io  difsi  :  perche  poftalafi  a  bocca, 
tutto  quel  liquore  fi  hebbe  tantofto  beuuto  fi ,  che 
gocciola  no  uè  ne  rimafè  f&  dopò  qiìefto»  fe:  ne  ufcì 
quindi,come  gli  altri  hauean  fatto  :  dellaqual  cofa 
pareua  a  M.Flaminio  di  marauigliarfi  grandeméte . 

O     2      Perche 


io8 

Perche  riuolto  allo  Spedale ,  gli  addimadaua  ;  Mae- 
ftro ,  quefti ,  chi  è  ?  &  per  qual  cagione  fi  faporita- 
mente  l'acqua  della  guaftadetta  beuue  egli  tutta  ;  la- 
quale  tutti  gli  altri,  haueano  rifiutata?  a  cui  parea 
che  lo  Spedale  rifpondefle;  Figliuolo,  quefti  è  Mef- 
fèr  Domenedio  ;  &  l'acqua  dallui  fòlo  beuuta ,  &  da 
ciafcun  altro ,  come  tu  uedefti ,  fchifata  &  rifiutata , 
fu  la  Difcretione  5  laquale,  fi  come  tu  puoi  hauer  co- 
nofciuto ,  gli  huomini  non  uogliono  aflaggiare  per 
colà  del  mondo .  Qjuefti  cofi  fatti  fogni  dico  io  be- 
ne poterfi  raccontare  ;  &  con  molta  dilettatione ,  & 
frutto  afcoltare  j  percioche  più  fi  raffomigliano  a 
péfiero  di  ben  defta ,  che  a  uifione  di  addormentata 
mente,  o  uirtù  fenfitiua,che  dir  debbiamo  :  ma  gli 
altri  fogni  fènza  forma,  &  fènza  fentimento , quali 
la  maggior  parte  de  noftri  pari  gli  fanno  (Percioche 
i  buoni  &  gli  fcientiati  fono  etiandio  quando  dor- 
mono, migliori ,  &  più  iaiìi ,  che  i  rei,  &  che  gl'idio- 
ti )  fi  deono  dimenticare ,  &  da  noi  infieme  col  fon- 
no  licentiare .  Et  quantunque  niuna  cofa  paia  che 
fìpoffatrouarepiu  vana,  de  fogni  5  egli  ce  n'ha  pure 
una  achora  più  di  loro  leggiera;  &  ciò  fono  le  bugie; 
peroche  di  quello,che  l'huomo  ha  ueduto  nel  fogno, 
pure  è  ftato  alcuna  ombra ,  &  quafi  un  certo  fenti- 
mento ;  ma  della  bugia  ne  ombra  fu  mai ,  ne  indagi- 
ne alcuna .  Perlaqual  cofa  meno  anchora  fi  ri- 
chiede tenere  impacciati  gli  orecchi ,  &  la  mente  di 
chi  ci  afcolta,  con  le  bugie ,  che  co  fogni  ;  come  che 
quefte  alcuna  volta  fiano  riceuute  peruerità  :  ma 

allungò 


allungo  andare  i  b  uglardi  non  /blamente  non  fono 
creduti;  maefsinon  fono  afcoltati;  fi  come  quelli,' 
le  parole  de  quali  niuna  fuftanza  hanno  in  le,  ne  più 
ne  meno  come  s'eglino  non  fauellafsino ,  ma  fofriaf- 
fino .      Et  fappi,  che  tu  trouerai  di  molti,  che  men- 
tono ,  a  niun  cattiuo  fine  tirando  ne  di  proprio  loro 
vtile ,  ne  di  danno,  o  di  uergogna  altrui  ;  ma  perciò-1 
che  la  bugia  per  fé  piace  loro  ;  come  chi  bee,  no  per 
fete ,  ma  per  gola  del  uino .      Alcuni  altri  dicono  la 
bugia  per  uanagloria  di  fé  ftefsi,  milantandofi,  &  di- 
cendo di  hauere  le  marauiglie ,  &  di  eiTere  gran  bac- 
calari .      Puofsi  anchora  mentire  tacendo ,  cioè  co 
gli  atti  &  con  l'opere;  come  tu  puoi  uedere,  che  al- 
cuni fanno,che  eilendo  efsi  di  mezzana  conditione, 
o  di  uile ,  ufano  tanta  folennità  ne  modi  loro  ,  &  coli 
uanno  contegnofi ,  &  con  fi  fatta  prorogatiua  par- 
lano, anzi  parlamentano,  ponendoli  a  ledere  prò 
tribunali,  &pauoneggiandofi,  che  egli  è  una  pena 
mortale  pure  a  uedergli .      Et  alcuni  fi  truouano ,  i 
quali  non  eflendo  però  di  roba  più  agiati  de  gli  altri, 
hanno  dintorno  al  collo  tante  collane  d'oro,  &  tan- 
te anella  in  dito ,  &  tanti  fermagli  in  capo ,  &  fu  per 
li  veftimenti  appiccati  di  qua  &  di  là,  che  fi  difdireb- 
be  al  Sire  di  Caftiglione  :  le  maniere  de  quali  fono 
piene  di  fcede ,  &  di  vanagloria,  laquale  uiene  da  fu- 
perbia,procedente  da  uanità  :  fi  che  quefte  fi  deono 
fuggire ,  come  lpiaceuoli ,  &  fconueneuoli  cole .  Et 
fappi,che  in  molte  città,  &  delle  migliori  non  fi  per- 
mette per  le  leggi,che  il  ricco  pofla  grà  fatto  andare 

più 


IIÓ 

più  fplendidamente  veftito ,  che  il  pouero  :  Percio- 
che  a  poueri  pare  di  riceuere  oltraggio ,  quando  al- 
tri, etiandio  pure  nel  fembiante,  dimoftra  fopra  di 
loro  maggioranza .  Si  che  diligenteméte  è  da  guar- 
darli di  no  cadere  in  quelle  fciocchezze.  Ne  dee 
l'huomo  di  iiia  nobiltà,  ne  di  fuoi  honori ,  ne  di  ric- 
chezza, &  molto  meno  di  fènno  uantarfi  ;  ne  i  fuoi 
fatti ,  o  le  prodezze  fue ,  o  de  fuoi  paffati  molto  ma- 
gnificare, ne  ad  ogni  propofito  annouerargli  ;  come 
molti  fbglion  fare  :  percioche  pare ,  che  egli  in  ciò 
fignifichi  di  uolere  o  contendere  co  circonftanti  ;  fé 
eglino  fimilmente  fono ,  o  prefiimono  di  effere  gen- 
tili ,  &  agiati  huomini ,  &  ualorofi  j  o  di  foperchiarlij 
fé  eglino  fono  di  minor  condizione;  &  quafi  rimpro- 
uerar  loro  la  lo  co  uiltà,&  miferia  :  laqual  cofa  dispia- 
ce indifferentemente  a  ciafcuno.  Non  dee  adun- 
que l'huomo  auilirfi ,  ne  fuori  di  modo  effaltarjfyma 
più  tofto  è  dafottrarre  alcuna  cofa  de  fuoi  meriti, 
che  punto  arrogerui  con  parole ,  percioche  ancho- 
ra  il  bene ,  quando  fia  fouerchio ,  fpiace ,  E  t  fap- 
pi  che  coloro ,  che  auilifcono  fé  ftefsicon  le  parole 
fuori  di  mifura ,  &  rifiutano  gli  honori ,  che  manife- 
ftamente  loro  s'appartégono,  moftrano  in  ciò  mag- 
giore fuperbia ,  che  coloro ,  che  quefte  cofe  non  be 
bene  loro  douute,  vfurpano .  Perlaqual  cofa  fi  po- 
trebbe perauentura  dire,  che  Giotto  non  meritaffe 
quelle  commendationi ,  che  alcun  crede  ;  per  hauer 
egli  rifiutato  di  effer  chiamato  Maeftro;efTendo  egli 
nonfòloMaeftro;  mafènza  alcun  dubbio  fingular 
;  Maeftro, 


Ili 
Maeftro,fecondo  quei  tempi .  Ora  che  che  egli  o 
biafimOjO  loda  fi  meritaffe ,  certa  cofa  è,che  chi  fchi- 
fa quello, che ciafcun  altro  appetifce;  moftra,  che 
egli  in  ciò  tutti  gli  altri  o  biafimi ,  o  difprezzi  :  &  Jo 
fp rezzar  la  gloria,&l'honore,  che  cotanto  è  da  gli 
altri  ftimato,  è  un  gloriarfi,&  honorarlì  fopra  tutti 
gli  altri  :  conciofia  che  niuno  di  fimo  intelletto  rifiuti 
le  care  cofe;  fuori  che  coloro,i  quali  delle  più  care  di 
quelle  fti  mano  hauere  abondàza  &  douitia.  Per- 
laqual  cofà  ne  uantare  ci  debbiamo  de  noftri  beni , 
ne  farcene  beffe  :  che  l'uno  è  rimprouerare  a  gli  altri 
i  loro  difetti  j  &  l'altro  fchernirele  loro  virtù: ma 
dee  di  fé  ciafcuno  quanto  può  >  tacere  3  o  fé  la  opor- 
t unità  ci  sforza  a  pur  dir  di  noi  alcuna  cofà;  piaceuol 
coftume  è  di  dirne  il  vero  rimeflamente;  come  io  ti 
difsi  di  fopra.  Et  perciò  coloroyche  fi  dilettano  di 
piacere  alla  gente  fi  deono  attenere  ad  ogni  poter 
loro  da  quello ,  che  molti  hanno  in  coftume  di  fare  $ 
i  quali  fi  timorofaméte  moftrano  di  dire  le  loro  ope- 
nioni  fopra  qual  fi  fia  propofta ,  che  egli  è  un  morire 
a  ftento  il  fentirgli  >  maftimaméte  fé  eglino  fono  per 
altro  intendenti  huomini,&  faui .  Signor  ;  V.  S.  mi 
perdoni ,  fé  io  noi  faprò  cofi  dire  :  io  parlerò  da  per- 
dona materiale ,  come  io  fono  ;  &  feconda  il  mio  po- 
co fapere  groffamènte  :  &  fon  certo  che  la  S.V.  fi  fa- 
rà beffe  di  me  ;  ma  pure  per  ubidirla  :  &  tanto  pena- 
no^ tanto  ftentano ,  che  ogni  fottilifsima  quiftione 
fi  farebbe  diflìnita  con  molto  màco  parole  >  &  in  più 
brieue  tempo  5  percioche  mai  non  ne  vengono  a 

capo. 


Ili 

capo.  Tediofimedefimamentefbno,&  mentono 
con  gli  atti  nella  conuerfatione ,  &  ufanza  loro  alcu- 
nché fi  moftrano  infimi,&  uili  ;  &  eflendo  loro  ma- 
Tiifeftamente douuto il  primo  luogo , &il più  alto, 
tuttauia fi  pongono  nell'ultimo  grado;  &èuna  fa- 
tica incomparabile  afofpingerlioltra;peroche  trat- 
to tratto  fono  rinculati,  a  guifa  di  ronzinocene  aom- 
bri. Perche  concoftoro  cattiuo  partito  ha  la  bri- 
gata alle  mani ,  qualhora  fi  giugne  ad  alcuno  vfeio  ; 
percioche  eglino  per  cofa  del  mondo  nonvoglion 
paflare  auanti  ;  anzi  fi  attrauerfano,  Se  tornano  in- 
dietro ;  &  fi  con  le  mani,&  con  le  braccia  fi  fchermi- 
feono ,  &  difendono ,  che  ogni  terzo  parlo  è  necet 
fario  ingaggiar  battaglia  con  eflb  loro  ;  &  turbarne 
ogni  fbllazzo ,  &  talhora  la  bifogna ,  che  fi  tratta . 
Et  perciò  le  cirimonie  ,  lequali  noi  noniniamo , 
come  tu  odi ,  co  uocabolo  foreftiero  ;  fi  come  quel- 
la che  il  noftrale  non  riabbiamo;  peroche  i  noftri 
antichi  moftra,che  non  le  conofeeffero  ;  fi  che  non 
poterono  porre  loro  alcun  nome  ;  le  cirimonie 
dico  ,  fecondo  il  mio  giudicio  ,  poco  fi  feoftano 
dalle  bugie,&  da  fogni ,  per  la  loro  uanità  ;  fi  che  be- 
ne le  pofsiamo  accozzare  infieme  &  accoppiare  nel 
noftro  tra-ttato;  poi  che  ci  è  nata  occafione  di  dirne 
alcuna  cofa.  Secondo  che  un  buon  huomo  mi  ha 
più  volte  moftrato ,  quelle  fblennità,  che  i  cherici 
viàno  dintorno  a  gli  altari ,  &  ne  gli  uffici;  diuini,  & 
ueiio  Dio ,  &:  uerfò  le  cofe  facre ,  fi  chiamano  pro- 
priaméte  cirimonie:  ma  poi  che  gli  huomini  comin- 

ciaron 


ciaronda  principio  a  riuerirel'un  l'altro  con  artifi- 
ciofi  modi  fuori  del  conueneuole  ;  &  a  chiamarli  pa- 
droni ,  &  Signori  tra  loro,  inchinandoli ,  &  (torcen- 
done piegandofi,in  fegno  di  riuerenza  ;  &  fcopré- 
dofilatefta;&  nominandofi  con  titoli  ifquifiti  ;  & 
bafciandofi  le  mani,  come  feefsile  haueflero ,  a  gui- 
fa  di  facerdoti ,  facrate  ;  fu  alcuno ,  che  non  hauen- 
do  quefta  nuoua,&  ftolta  ufanza  anchoranome,  la 
chiamò  cirimonia;  credo  io  per  iftratio  :  fi  come  il 
bere,&  il  godere  fi  nominano  per  beffa  triomphare: 
laquale  vfanza  fenza  alcun  dubbio  a  noi  non  è  origi- 
nale; ma  foreiì:iera,&  barbara  ;&  da  poco  tempo 
in  qua ,  onde  che  fia  trapaflata  in  Italia  :  laquale  mi- 
fera  co  le  opei;s,&  con  gli  effetti  abbaflata,&  auilita, 
è  crefciuta  folamenté,&  honorata  nelle  parole  vane, 
&  ne  fuperflui  titoli.  Sono  adunque  le  cirimonie, 
fé  noi  uogliamo  hauer  rifguardo  alla  intention  di  co- 
loro ,  che  le  ufàno  ;  una  uana  fignification  di  honore 
&  di  riuerenza  uerfo  colui ,  a  cui  efsi  le  fanno  ;  pofta 
ne  fembianti ,  &  nelle  parole,dintorno  a  titoli,&  al- 
le proferte  :  dico  uana;  in  quanto  noi  honoriamo  in 
uifta  coloro,!  quali  in  niuna  riuerenza  riabbiamo;  & 
^al  uoka  gli  habbiamo  in  difpregio  ;  &  nondimeno 
per  non  ifcoftarci  dal  coftume  de  gli  altri,  diciamo 
loro  lo  Illmo  Signor  tale ,  &  lo  Eccmo  Signor  cotale  : 
&  fimilmente  ci  proferiamo  alle  uolte  a  tale  per  de- 
ditifsimi  feruidori ,  che  noi  ameremmo  di  difèruire 
più  tofto ,  che  feruire .  Sarebbono  adunque  le  ci- 
rimonie no  folobugie,fi  come  io  difsi;  maetiandio 

P        fcelera- 


U4 

fceleratezze,  &  tradimenti:  ma  percioche  quefte 
fopradette  parole,  &quefti  titoli  hanno  perduto  il 
loro  uigore ,  &  guafta,  come  il  ferro,  la  tempera  lo- 
ro per  lo  continuo  adoperarli,  che  noi  facciamo;  no 
fi  dee  hauer  di  loro  quella  fottile  confideratione,che 
fi  ha  delle  altre  parole  ;  ne  con  quel  rigore  intender- 
le :  &che  ciò  fia  uero  lo  dimoftra  manifeftamente 
quello ,  che  tutto  di  interuiene  a  ciafeuno;  percio- 
che le  noi  rifeontriamo  alcuno  mai  più  da  noi  non 
veduto,  alquale  per  qualche  accidente  ci  conuenga 
fauellare ,  fenza  altra  confideratione  hauer  de  fuoi 
meriti,  il  più  delle  uolteper  non  dir  poco,  diciamo 
troppo  5  &  chiamiamolo  gentilhuomo,  &  Signore 
atalhora,cheeglifarà,  calzolaio,  o  barbiere;  iblo 
che  egli  fi  a  alquàto  in  arnefe  :  Et  fi  come  anticame- 
re fi  foleuano  hauere  i  titoli  determinati  &  diftinti 
perpriuilegiodel  Papa,o  dello  mperadore;  iquai 
titoli  tacer  no  fi  poteuano  fenza  oltraggio  &  ingijj-  • 
ria  del  priuilegiato  ;  ne  per  lo  contrario  attribuire 
fenza  fcherno,a  chi  non  hauea  quel  cotal  priuilegio; 
coi!  hoggidi  fi  deono  più  liberalmente  uiàre  i  detti 
titoli,  &  le  altre  fignificationi  d'honore  a  titoli  forni- 
glianti  :  percioche  fufanza,  troppo  poflente  Signo- 
re ,  ne  ha  largamente  gli  huomini  del  noftro  tempo 
priuilegiati.  Quefta  ulànza  adunque  cofidi  fuori 
bella  &  apparifeente ,  è  di  dentro  del  tutto  uana;  & 
confitte  in  fembiàti  fenza  effetto ,  &  in  parole  fenza 
lignificato  :  ma  no  per  tanto  a  noi  no  è  lecito  di  mu- 
tarla 5  anzi  fiamo  aftretti ,  poi  che  ella  non  è  peccato 

noftro 


noftro ,  ma  del  lecofo ,  di  fecondarla  ;  ma  uuolfi  ciò 
fare  difcretaméte .  Per  laqual  cofa  è  da  hauer  co- 
fideratione  che  le  cirimonie  fi  fanno  o  per  utile,  o 
per  uanità ,  o  per  debito  :  Et  ogni  bugia ,  che  fi  dice 
per  vtilità  propria ,  è  fraude,&  peccato,  &  dishone- 
fta  colà  ;  come  che  mai  non  fi  menta  honeftamente  : 
&  quefto  peccato  commettono  i  lufinghieri  ;  i  quali 
fi  contrafanno  informa  damici  ;  fecondando  le  no- 
ftre  voglie ,  quali  che  elle  fi  fiano,  non  accio  che  noi 
vogliamo,  ma accioche  noi  facciamo  lorbene;  & 
non  per  piacerci ,  ma  per  ingannarci  :  &  quantunq; 
fi  fatto  vitio  fia  per  auentura  piaceuole  nella  danza, 
nondimeno  percioche  uerfo  di  fé  è  abomineuole,  & 
nociuo;nonfi  conuiene  a  gli  huomini  coftumati; 
peroche  non  è  lecito  porger  diletto  nocendo:  &fè 
le  cirimonie  fono,  come  noi  dicemmo,  bugie,&lu- 
finghe  falfe 5  quante  uolte  le  ufiamo  affine  di  guada- 
gno ,  tante  uolte  adoperiamo  come  difleali  &  mal- 
uagi  huomini  :  fi  che  per  fi  fatta  cagione  niuna  ciri- 
monia fi  dee  vfare .  Rettami  a  dire  di  quelle,  che 
fi  fanno  per  debito  ;  &  di  quelle  che  fi  fanno  per  ua- 
nità .  Le  prime  no  ifta  bene  in  alcun  modo  lafcia- 
re ,  che  non  fi  facciano  ;  percioche  chi  le  lafoia ,  non 
fòlo  fpiace ,  ma  egli  fa  ingiuria  ->  &  molte  uolte  è  oc- 
corfo ,  che  eglifi  è  uenuto  a  trar  fuori  le  Ipade  folo 
per  quefto ,  che  l'un  cittadino  non  ha  cofi  honorato 
l'altro  per  uia,come  fi  doueua  honorare  ;  percioche 
le  forze  della  ufanza  fono  grandifsime ,  come  io  dif- 
fi  j  &  uoglionfi  hauere  per  legge  in  fimili  affari .  Per 

P     2      laqual 


116 

laqual  cofà  chi  dice  Voi  ad  un  fblo,  p  ur  che  colui  no 
fia  d'infima  conditione  ;  di  niente  gli  è  cortefe  del 
fuo  :anzi  fé  gli  dicerie  Tu,  gli  torrebbe  di  quello  di 
lui ,  &  farebbegli  oltraggio  &  ingiuria ,  nominado- 
lo  con  quella  parola ,  con  laquale  è  ufanza  di  nomi- 
nare i  poltroni ,  &  i  contadini .  Et  fé  bene  altre  na- 
tioni ,  &  altri  fecoli  hebbero  in  ciò  altri  coftumi;  noi 
habbiamo  pur  quefti  ;  &  non  ci  ha  luogo  il  difputa- 
re  quale  delle  due  ufanze  fia  migliore  ;  ma  conden- 
ti ubidire  non  alla  buona,  ma  alla  moderna  ufanza; 
fi  come  noifìamo  ubidiéti  alle  leggi  etiandio  meno 
che  buone  per  fino ,  che  il  Comune ,  o  chi  ha  pode- 
it a  di  farlo ,  non  le  habbia  mutate .  La  onde  bifò- 
gna  che  noi  raccogliamo  diligentemente  gli  atti,  & 
le  parole,  con  lequai  Tufo  &  il  coftume  moderno 
fuole  &riceuere,  &falutare,  &  nominare  nella  ter- 
ra ,  oue  noi  dimoriamo ,  ciafcuna  maniera  d'huomi- 
ni  ;  &  quelle  in  comunicando  con  le  perfone  offer- 
ivamo .  Et  no  ottante  che  l'Ammiraglio,  fi  come  il 
coftume  de  fuoi  tempi  perauentura  portaua ,  fauel- 
lando  col  Re  Pietro  d'Aragona,  gli  di ceffe  molte 
uolte  Tu  ;  diremo  pur  noi  a  noftri  Re  Voftra  Mae- 
ftà ,  &  la  Serenità  V.  cofi  a  bocca,  come  per  lettere: 
^nzifi  come  egli  feruò  Tufo  del  fuo  fècolo;  cofi  deb- 
biamo noi  non  difubidire  a  quello  del  noftro .  Et 
quefte  nomino  io  cirimonie  debite ,  conciofia  che 
elle  non  procedono  dal  noftro  uolere,  ne  dal  noftro 
arbitrio  liberamente  $  ma  ci  fono  impofte  dalla  leg- 
gejcioè  dall'ufanza  comune:Et  nelle  cofe,che  niuna 

fceleratez- 


II7 

fceleratezza  hanno  in  fé,  ma  più  tofto  alcuna  appa- 
renza di  cortefia;  fi  uuole;  anzi  fi  conuiene  ubidire  . 
acoftumicomunij&non  disputare  ne  piatire  con- 
eflòloro.  Ec  quantunque  il  bafciare  per  fegno  di 
riuerenzafi  conuengadirittaméte  foto  alle  reliquie 
de  fanti  corpi ,  &  delle  altre  cofè  facre  ;  nondimeno 
fe  la  tua  contrada  harà  in  ufo  di  dire  nelle  dipartéze, 

5  ignore  io  ui  bafcio  la  mano  ;  o  io  fon  uoftro  ferui- 
dore  $  o  anchora  uoftro  fchiauo  in  catena  5  non  dei 
efler  tu  piufchifo  de  gli  altri,  anzi  Spartendo,  & 
fcriuendo,  dei  &  (aiutare,  fk  accommiatare  non  co- 
me la -ragione) -ma  come  fufanza  uuole,  che  tu  facci  j 

6  non  come  fi  fole.ua  ,  ofi  dòueua  fare;  ma  come  fi 
fa  :  &  non  dire  ;  Et  di  che  è  egli  Signore  ì  o  E  coftui 
forfè  diuenuto  mio  parrochiano  ?  che  io  li  debba 
coli  bafciar  le  mani  :  percioche  colui,  che  è  ufato  di 
fentirfi  dire  Signore  da  gli  altri  5  &  di  dire  egli  fimil- 
mente  Signore  a  gli  altri  ;  intende  che  tu  lofprezzi , 
&  che  tu  gli  dica  villania  ;  quando  tu  il  chiami  per  lo 
fuo  nome  ;  o  che  tu  gli  di  Meffere ,  o  gli  dai  del  Voi 
per  lo  capo .  Et  quefte  parole  di  Signoria,  &  di 
feruitù ,  &  le  altre  a  quefte  fomiglianti,  come  io  di 
foprati  difsi,  hanno  perduta  gran  parte  della  loro 
amarezza  ;  Se  fi  come  alcune  herbe  nell'acqua ,  fi  fo- 
no quafi  macerate  &  rammorbidite,  dimorado  nel- 
le bocche  de  gli  huomini  ;  fi  che  non  fi  deono  abo» 
minare ,  come  alcuni  rullici  &  zotichi  fanno  ;  i  quali 
vorrebbon,  che  altri  cominciaffe  le  lettere,  che  fi 
fcriuono  a  gl'Imperadori ,  &  a  i  Re,  a  quefto  modo; 


cioè  5 


u8 

cioè  ;  Se  tu ,  &  tuoi  figliuoli  fiate  fan! ,  bene  Ila  ;  an- 
ch'io fon  (ano  :  affermando  che  cotale  era  il  princi- 
pio delle  lettere  de  Latini  huomini  fcriuenti  al  Co- 
mune loro  di  Roma.  Alla  ragion  de  quali  chi 
andaffe  dietro  ;  fi  ricondurrebbe  paffo  paffo  il  feco- 
lo  a  uiuere  di  ghiande .  Sono  da  offeruare  etian- 
dio  in  quefte  cirimonie  debite  alcuni  ammaeftra- 
menti  5  accioche  altri  non  paia  ne  vano,  ne  fuperbo.- 
Et  prima,  fideehauer  rifguardoalpaefe,  doue 
l'huom  uiue ,  percioche  ogni  vfànza  non  è  buona  in 
ogni  paefe  :  &  forte  quello ,  che  s'uià  per  li  Napole- 
tani, la  città  de  quali  è  abondeuole  di  huomini  di 
granlegnaggio,  &  di  Baroni  d'alto  affare  j  non  fi 
confarebbe  per  auétura  ne  a  Lucchefi ,  ne  a  Fioren- 
tini ;  i  quali  per  lo  più  fono  mercatanti ,  &  fomplici 
gentiluomini  $  fenia  hauer  fra  loro  ne  Prencipi,  ne 
Marchefi,  ne  Barone  alcuno .  Si  che  le  maniere 
di  Napoli  (ignorili  &  pompofè  trappolate  a  Firen-. 
ze,  cornei  panni  del  grande  mefsi  indoffo  al  piccio- 
lo, farebbono  foprabondanti  &fuperflui$  ne  più  ne 
meno ,  come  i  modi  de  Fiorentini  alla  nobiltà  de 
Napoletani,  &  forfè  alla  loro  natura  fàrebbono  mi- 
feri  &  riftretti .  Ne  perche  i  gentilhuomini  Vini- 
tianifilufinghinofuor  di  modo  fun  l'altro  perca- 
gion  de  loro  vfficij ,  &  de  loro  fquittini  $  ftarebbe 
egli bene,chei buoni  huomini  di  Rouigo,oi  citta- 
dini d'Afolo  teneffero  quella  medefima  folennitàin 
riuerirfi  infieme  per  nonnulla  $  come  che  tutta  quel- 
la contrada,  s'io  no  m'inganno,  fia  alquanto  trafan- 

data 


119 

data  in  quelle  fi  fatte  ciancie ,  fi  come  fcioperata  ;  o 
forfè  hauendole  apprefe  da  Vinegia  loro  donna  im- 
peroche  ciafcuno  volentieri  fèguitai  ueftigij  delfuo 
Signore,anchora  fenza  faper  perche.  Oltre  acciò 
bifogna  hauere  rifguardo  al  tempo ,  all'età ,  alla  con- 
ditione  di  colui,  con  cui  vfiamo  le  cirimonie  ;  &  alla 
noftra  ;  &  con  gli  infaccendati  mozzarle  del  tuttofo 
almeno  accorciarle  più ,  che  fhuom  può  ;  &  più  to- 
fto  accennarle,  che  imprimerle  :  il  che  i  Cortigiani  di 
Roma  fanno  ottimamente  fare  :  ma  in  alcuni  altri 
luoghi  le  cirimonie  fono  di  grande  fconcio  alle  fac- 
cende &  di  molto  tedio .  Copriteui ,  dice  il  giudi- 
ce impacciato,alquale  manca  il  tempo  :  &  colui,fat- 
te  prima  alquante  riuerenze,  con  grande  ftropiccio 
di  piedi,rifpondendo  adagio,  dice  ;  Signor  mio  io 
fto  ben  cofi .  Ma  pur,  dice  il  giudice,  Copriteui  :  & 
quegli  torcendofi  due  &  tre  uolte  per  ciafoun  lato , 
spiegandoli  fino  in  terra,co  molta  grauità ,  rifpon- 
de  ;  Priego  V.  S.  che  mi  lafci  fare  il  debito  mio  :  & 
dura  quefta  battaglia  tanto  ;&  tanto  tempo  fi  con- 
fuma ,  che'l  giudice  in  poco  più  harebbe  potuto 
sbrigarfi  di  ogni  fua  faccéda  quella  matina .  Adun- 
que benché  fia  debito  di  ciafeun  minore  honorare  i 
giudici,  &  l'altre  perfone  di  qualche  grado  ;  nondi- 
meno doue  il  tempo  nolfbfferifce;  diuien  noiofo  at- 
to ;  &  deefi  fuggire,  o  modificare .  Ne  quelle  me- 
defime  cirimonie  fi  conuengono  a  giouani ,  fecon- 
do il  loro  eflere ,  che  a  gli  attempati ,  fra  loro  ;  ne  al- 
la gente  minuta ,  &  mezzana  fi  confanno  quelle,che 

i  grandi 


no 

i  grandi  vlano  l'un-con  l'altro .  Ne  gli  huomini  di 
grande  uirtù ,  &  eccellenza  fòglion  farne  molte  ;  ne 
amare ,  o  ricercare ,  che  molte  ne  fiano  fatte  loro  ;  fi 
come  quelli ,  che  male  poflòno  impiegar  in  cofe  va- 
ne il  péfiero .  Né  gli  artefici,  &  le  perfone  di  baf 
fa  conditione  fi  deono  curare  divfar  molto  folenni 
cirimonie  uerfò  i  grandi  huomini  ,  &  Signori  ;  che  le 
hanno  dalloro  a  fchifo  anzi  che  no  ;  percioche  dal- 
loro  pare,  che  efsiricerchino,&  affettino  più  tofto 
ubidienza ,  che  honore .  Et  per  quefto  erra  il  fèr- 
uidore  ,  che  proferifce  il  fuo  fèruigio  al  padrone; 
percioche  egli  fé  lo  reca  adonta;  &pargli,  che  il 
feruidore  uoglia  metter  dubbio  nella  fua  Signoria; 
quafi  allui  non  iftia  l'imporre  &  il  commandare. 

Quefta  maniera  di  cirimonie  fi  uuole  ufare  libe- 
ralmente ;  percioche  quello,  che  altri  fa  per  debito; 
è  riceuuto  per  pagamento  ;  &  poco  grado  fé  ne  fen- 
te  a  colui ,  chelfa  :  ma  chi  uà  alquanto  più  oltra ,  di 
quello ,  che  egli  è  tenuto  ;  pare ,  che  doni  del  fuo;  & 
è  amato ,  &  tenuto  magnifico .  Et  uammi  per  la 
memoria  di  hauere  vdito  dire,che  unfbléne  huomo 
greco  gran  uerfificato  re  fòle  uà  dire,  che  chi  fi  ca- 
rezzar le  perfone,  con  picciolo  capitale  fa  groffo 
guadagno.  Tu  farai  adunque  delle  cirimonie,co- 
me  il  farto  fa  de  panni;che  più  tofto  li  taglia  uantag- 
giati ,  che  fcarfi  ;  ma  non  però  fi,  che  douédo  taglia- 
re vna  calza ,  ne  riefca  un  facco ,  ne  un  mantello . 

Et  fé  tu  uferai  in  ciò  un  poco  di  conueneuole  lar- 
ghezza uerfò  coloro ,  che  fono  da  meno  di  te  ;  farai 

chiamato 


Ili 

chiamato  cortefe .  Et  fé  tu  farai  il  iòmigliate  uer- 
fo  i  maggiori  ;  farai  detto  coftumato  &  gentile  :  ma 
chi  folle  in  ciò  foprabondante  &  fcialacquatore ,  fa- 
rebbe biafimato ,  fi  come  nano ,  &  leggiere  ;  &  for- 
fè peggio  gli  auerrebbe  anchora ,  che  egli  farebbe 
hauuto  per  maluagio,&  per  lufinghiero  ;  &  come  io 
fento  dire  a  quelli  letterati,  per  adulatore  :  ilqual  tò- 
tip i  noftri  antichi  chiamarono,  fé  io  non  erro ,  piag- 
giare :  delqual  peccato  niuno  è  più  abomineuole,ne 
che  peggio  ftia  ad  un  gentilhuomo .  Et  quefta  è 
la  terza  maniera  di  cirimonie ,  la  qual  procede  pure 
dalla  noftra  volontà  &  non  dalla  ufanza .  Ricor- 
diamoci adunque,  chele  cirimonie,  come  io  difsi 
da  principio  ;  naturalmente  non  furono  neceflarie  5 
anzi  fi  poteua  ottimamente  fare  fenza  effe  ;  fi  come 
la  noftra  natione ,  non  ha  però  gra  tempo ,  quafi  del 
tutto  faceua  :  ma  le  altrui  malarie  hanno  ammalato 
ancho  noi  &  di  quefta  infermità,  &  di  moke  altre. 
Perlaqualcofa  vbidito  che  noi  habbiamo  all'ufm- 
za ,  tutto  il  rimanente  in  ciò  è  fuperfluità ,  &  una  co- 
tal  bugia  lecita  ;  anzi  pure  da  quello  innanzi  non  le- 
cita, ma  uietata;  &  perciò  ipiaceuole  coià,&  tedio- 
fa  a  gli  animi  nobili  ;  che  non  fi  pafcono  di  frafche, 
&  di  apparenze .  Et  fappi  che  io  non  confidatomi 
della  mia  poca  fcienza ,  (tendendo  quefto  prefente 
trattato,  ho  voluto  il  parere  di  più  ualenti  huomini 
fcientiati,  &  truouo,che  un  Re;  il  cui  nome  fu  Edi- 
po ,  effendo  ftato  cacciato  di fua terra,  andò  già  ad 
Athene  al  Re  Thefeo ,  per  campare  la  perfona,  che 

Q_      era 


122 

era  feguitato  da  fuoi  nimici  5  &  dinàzi  a  Thefeo  per- 
uenuto,fen  tendo  fauellare  una  Tua  figliuola, &  alla 
uoce  riconofcendola ,  percioche  cieco  era,nó  badò 
a  falutar  Thefeo  ;  ma  come  padre ,  fi  diede  a  carez- 
zare la  fanciulla;  &  rauedutofi  poi ,  uolle  di  ciò  con 
Thefeo  fcuiàrfi ,  pregandolo  gli  perdonalfe  :  il  buo- 
no^ fauio  Re  no  lo  lafciò  dire  ;  ma  diffe  egli  ;  Con- 
fortati Edipo  ;  percioche  io  non  honorola  vita  mia 
con  le  parole  d'altri 5  ma  con  le  opere  mie:  laqual 
fentenzafi  dee  hauere  a  mente:  &  come  che  molto 
piaccia  a  gli  huomini,che  altri  gli  honori ,  nondime- 
no, quando  fi  accorgono  dieflere  honorati  artata- 
mente j  lo  prendono  a  tedio;  &  più  oltre,  lo  hanno 
ancho  a  dispetto  ;  percioche  le  lufinghe ,  o  adustio- 
ni che  io  debba  dire ,  per  arrota  alle  altre  loro  catti- 
uit'à  &  magagne,  hanno  quefto  difetto  anchora,  che 
i  lusinghieri  moftrano  aperto  fegno  di  ftimare ,  che 
colui ,  cui  efsi  carezzano ,  fia  uano  &  arrogante , 
&  oltre  accio  tondo ,  &  di  grofla  pafta ,  &  femplice 
fi ,  che  ageuole  fia  cr  inuefcarlo  &  prenderlo .    Et  le 
cirimonie  uane,  &ifquifite ,  &foprabondanti  fono 
adulationi  poco  nafeofe  ;  anzi  palefi ,  &  conofeiute 
da  ciafeuno ,  in  modo  tale ,  che  coloro ,  che  le  fanno 
affine  di  guadagno ,  oltra  quello ,  che  io  difsi  di  fo- 
pra  della  loro  maluagità,  fono  etiandio  fpiaceuoli  & 
noiofi.      Ma  ci  è  un  altra  maniera  di  cirimoniole 
perfone  ;  lequali  di  ciò  fanno  arte,&  mercatantia;  Se 
tengonne  libro,&  ragione .  Alla  tal  maniera  di  per- 
fone un  ghigno  ;&  alla  cotale  un  rifo$&  il  più  gétile 

fedrà 


I2J 

fedrà  in  fu  la  feggiola  ;  &  il  meno  fu  la  panchetta  :  le- 
quai  cirimonie  credo,chefiano  ftate  trapportate  di 
Spagna  in  Italia  ;  ma  il  noftro  terreno  le  ha  male  ri- 
ceuute;  &  poco  ci  fono  allignate  ;  còciofia  che  que- 
fta  diftintione  di  nobiltà  cofi  appunto  a  noi  è  noio- 
sa; &  perciò  non  fi  dee  alcuno  far  giudice  a  dicide- 
re ,  chi  è  più  nobile ,  o  chi  meno .  Ne  vendere  il 
deono  le  cirimonie  &  le  carezze ,  a  guifa  che  le  me- 
retrici fanno  ;  fi  come  io  ho  ueduto  molti  Signori  fa- 
re nelle  Corti  loro ,  sforzandofi  di  confegnarle  a  gli 
fuenturati  feruidoriper  falario.  Et  ficuramente  co- 
loro, che  fi  dilettano  di  vfar  cirimonie  affai  fuora  del 
conueneuole ,  lo  fanno  per  leggierezza  &  per  vani- 
tà ;  come  huomini  di  poco  ualore  ;  &  percioche 
quefte  ciancie  s'imparano  di  fare  affai  ageuolmete  ; 
&  pure  hàno  un  poco  di  bella  moftra  ;  efsi  le  appré- 
dono  con  grande  ftudio  ;  ma  le  cole  graui  non  pof- 
fono  imparare  ;  come  deboli  a  tato  pefo  ;  &  vorreb- 
bono ,  che  la  conuerfatione  fi  fpendeffe  tutta  in  ciò; 
4ì  come  quelli ,  che  non  fanno  più  auanti  ;  &  che  lòt- 
to quel  poco  di  polita  buccia  niuno  fugo  hanno;  &  a 
toccarli  fono  vizzi,&  mucidi;  &  perciò  amerebbo- 
no  j  che  l'ufar  con  le  perfone  non  procedeffe  più  a- 
dentro ,  di  quella  prima  vifta  :  &  di  quefti  trouerai 
tu  gradifsimo  numero .  Alcuni  altri  fono ,  che  fo- 
prabondano  in  parole,&  in  atti  cortefi  ;  per  fupplire 
al  difetto  della  loro  cattiuità,  &  della  villana  &  ri— 
ftretta  natura  loro;  auifàndo  fé  eglino  foffero  fi  fcar- 
fi  &  faluatichi  con  le  parole ,  come  fono  co  le  opere, 

CL  *        gli 


124 

gli  huomini  nò  douergli  poter  fòfferire .  Et  nel  ve- 
ro cofi  è,  che  tu  trouerai,  che  per  l'ima  di  quefte  due 
cagioni  i  più  abondanodi  cirimonie  fuperflue,  & 
non  per  altroj  lequali  generalmente  noiano  il  più  de 
gli  huomini  j  percioche  per  loro  s'nnpedifce  altrui  il 
uiuere  a  Tuo  ienno  5  cioè  la  libertà  ;  laquale  ciafcuno 
appetifce  innanzi  ad  ogni  altra  cola .      D'altrui,  ne 
delle  altrui  cofe  non  fi  dee  dir  male  ;  tutto  che  paia , 
che  accio  fi  preftino  in  quel  punto  volétie  ri  le  orec- 
chie -,  m  ediante  la  inuidia  ,  che  noi  per  lo  più  portia- 
mo albene,&  all'honore  l'un  dell'altro  :  ma  poi  alla 
fine  ogniuno  fugge  il  bue  ,  che  cozza  5  &  le  pedone 
fchifano  i'amicitia  de  maldicenti  5  facendo  ragione , 
che  quello  ,  che  elsi  dicono  d'altri  a  noi  ;  quello  di- 
chino di  noi  ad  altri .      Et  alcuni ,  che  fi  oppongo- 
no ad  ogni  parola ,  &  quiftionano ,  &  contrattano  ; 
moftrano ,  che  male  conofcano  la  natura  de  gli  huo- 
mini 5  che  ciafcuno  ama  la  vittoria  3  &  lo  effer  uinto 
odia, non  meno  nelfauellare,  che  nello  adoperare: 
fenza  che  il  porfi  uolentieri  al  cotrario  ad  altri  è  ope- 
ra di  nimiflà,&:  non  d'am  icitia .  Per  laqual  cofa  co- 
lui ,  che  ama  di  effere  amicheuole  &  dolce  nel  con- 
uerfare ,  non  dee  hauer  cofi  prefto  il ,  Non  fu  cofi  ; 
&  lo ,  Anzi  jfta ,  come  vi  dico  io  ;  ne  il  metter  fu  de 
pegni  ;  anzi  fi  dee  sforzare  di  effere  arrendeuole  alle 
openioni  de  gli  altri  dintorno  a  quelle  cofe,  che  po- 
co rileuano  ;  percioche  la  uittoria  in  fi  fatti  cafi  tor- 
na in  danno  $  conciofia  che  uincendo  la  friuola  qui- 
ftione ,  fi  perde  affai  fpeflb  il  caro  amico  5  &  diuienfi 

tediofo 


I25 

tediofo  alle  peribne  fi ,  che  non  ofano  di  vfare  con 
effonoi  ;  per  non  eflere  ognihora  con  eflònoi  alla 
fchermaglia;&  chiamano  per  fopranome  M.Vin- 
ciguerra, o  Ser  Contraponi,  o  SerTuttefalle,  & 
talhora  il  Dottor  fottile .      Et  fé  pure  alcuna  volta 
auiene,  che  altri  difputiinuitato  dalla  compagnia; fi 
uuol  fare  per  dolce  modo  ;  &  non  fi  uuol  eflere  fi  in- 
gordo della  dolcezza  del  vincere ,  che  l'huomo  fé  la 
trangugi  5  ma  conuiene  lafciarne  a  ciafcuno  la  parte 
fua  :  &  torto ,  o  ragione  che  l'huomo  habbia;  fi  dee 
confentire  al  parere  de  più,  o  de  più  importuni;  & 
loro  lafciare  il  campo ,  fi  che  altri ,  &  no  tu ,  fi  a  que- 
gli, che  fi  dibatta, &  chefudi,  &  trafeli;  che  fono 
fconci  modi  &  fconueneuoli  adhuomini  coftumati; 
fi  che  fé  ne  acquifta  odio  &  malauoglienza  :  &  oltre 
accio  fono  ipiaceuoli  per  la  fconueneuolezza  loro, 
laquale  per  fé  ftefla  è  noiofa  a  gli  animi  ben  compo- 
rti; fi  come  noi  faremo  per  auentura  mcntione  poco 
appreflb  :  ma  il  più  della  géte  inuaghifce  fi  di  fé  ftef- 
fa ,  che  ella  mette  in  abbandono  il  piacere  altrui;  & 
permoftrarfi  fottili,  &intédenti,  &  fauij ,  configlia- 
no ,&  riprendono ,  &  disputano,  &  inritrofiicono 
a  ipada  tratta;  &a  niuna  fentenza  s'accordano;  fé 
none  alla  loro  medefima .      Il  proferire  il  tuo  con- 
figlio non  richiefto,  niuna  altra  cofa  è,  che  un  dire  di 
elfer  più  fauio  di  colui ,  cui  tu  configli  ;  anzi  vn  rim- 
prouerargli  il  fuo  poco  iapere ,  &  la  fu  a  ignoranza . 
Per  laqual  cofà  non  fi  dee  ciò  fare  con  ogni  cono- 
fcente;ma  folo  con  gli  amici  più  ftretti;  &  uerfo  le 

I  pedone 


Il6 

perfone,ilgouerno  &  regimento  dellequalì  à  noi 

appartiene  ;  o  veramente  quando  gran  pencolo  lò- 
praftefTe  ad  alcuno  etiandio  a  noi  ftraniero  :  ma  nel- 
la comune  manza  fi  dee  l'huomo  aftenere  di  tanto 
dar  configlio,&  di  tanto  metter  compenfb  alle  bifò- 
gne  altrui  :  nelquale  errore  cadono  molti ,  &  più 
fpeflòi  meno  intendenti  5  percioche  a  gli  huomini 
di  groffapafta poche  cofefi uolgonper  la  mente;  fi 
che  non  penano  guari  a  diliberarfi  ;  come  quelli,che 
pochi  partiti  da  effeminare  hanno  alle  mani  :  ma  co- 
me ciò  fia,chi  va  proferendo,^  feminando  il  fuo  co- 
figlio  ,  moftra  di  portar  openione ,  che  il  fenno  allui 
auanzi,  &  ad  altri  manchi.  Et  fermamente  fono  ai- 
eunuche  cofi  vagheggiano  queftaloro  fàuiezza,che 
il  non  feguire  i  loro  conforti  non  è  altro ,  che  vn  uo- 
lerfi  azzuffare  con  eflb  loro  :  &  dicono  ;  Bene  Ita  ,•  il 
configlio  de  poueri  non  è  accettato  :&  11  tale  vuol 
fare  a  fuo  fenno  :  &  II  tale  non  mi  afeoka  :  come  fé  il 
richiedere ,  che  altri  vbidifea  il  tuo  configlio ,  no  fia 
maggiore  arroganza,  che  non  è  il  voler  pur  feguire 
il  fuo  proprio .      Simil  peccato  a  quefto  commet- 
tono coloro ,  che  imprendono  a  correggere  i  difetti 
de  gli  huomini,  &  a  riprendergli  ;  &  d'ogni  colà  vo- 
gliono dar  fefttéza  finale  ,•  &  porre  a  ciafeuno  la  leg- 
ge in  mano .  La  tal  cofa  non  fi  vuol  fare  :  &  Voi  di- 
celle  latalparola:  &  Stoglieteui  dal  cofi  fare,  &  dal 
cofi  dire  :  Il  vino ,  che  noi  beete ,  non  ui  è  fàno  ,-  anzi 
uuole  effer  uermiglio:  &  Douerefte  tifare  del  tal  lat- 
touaro ,  Se  delle  cotali  pillole  :&  mai  non  finano  di 

riprendere, 


I27 
riprendere  ,  ne  di  correggere .   Et  lafciamo  ftare 

cheatalhorafi  affaticano  a  purgare  l'altrui  campo, 
che  il  loro  medefimo  è  tutto  pieno  di  pruni,  &  di  or- 
tica; ma  egli  è  troppo  gran  feccaggine  il  fentirgli . 
Etficomepochi,oniunoè,  cui  fofferafanimo  di 
fare  la  fua  uita  col  medico ,  o  col  confefl  ore ,  &  mol- 
to meno  col  giudice  del  maleficio  ;  cofi  non  fi  truo- 
ua  chi  fi  arrifchi  di  hauere  la  coftoro  domeftichezza; 
percioche  ciafcuno  ama  la  libertà ,  dellaquale  efsi  ci 
priuanoj  &  p arci  eflere  col  maeftro.  Per  laqual  co- 
fa  non  è  diletteuol  coftume  lo  effer  cofi  uogliofo  di 
correggere  &  di  ammaeftrare  altrui  ;  &  deefi  lancia- 
re ,  che  ciò  fi  faccia  da  maeftri ,  &  da  padri  ;  da  quali 
pure  perciò  i figliuoli,  &  i  difcepoli  fi  icantonano 
tanto  volétieri ,  quato  tu  fai ,  che  e  fanno .      Scher- 
nire non  fi  dee  mai  pertona,  quantunque  inimica; 
perche  maggior  fegno  di  difp regio  pare,  che  fi  fac- 
cia fchernendo,  che  ingiuriando  ;  conciofia  che  le 
ingiurie  fi  fanno  o  per  iftizza,  o  per  alcuna  cupidità; 
&  niuno  è,che  fi  adiri  con  cofa,  o  per  cofa ,  che  egli 
habbia  per  niente  ;  o  che  appetifca  quello ,  che  egli 
fprezza  del  tutto .  Si  che  dello  ingiuriato  fi  fa  alcu- 
n  a  ftima  ;  &  dello  fchernito  niuna ,  o  picciolifsima . 
Et  è  lo  fchernoun  prendere  la  vergogna,  che  noi 
facciamo  altrui,a  diletto,  fenza  prò  alcuno  di  noi . 

Per  laqual  cofa  fi  vuole  nella  ufanza  aftenerfi  di 
fchernire  neffuno  :  in  che  male  fanno  quelli ,  che 
rimprouerano  i  difetti  della  peribna  a  coloro ,  che 
gli  hanno ,  o  con  parole ,  come  fece  Metter  Forefe 

daRa- 


1x8 

da  Rabatta ,  delle  fattezze  dimaeftro  Giotto  riden- 
dofi  ;  o  con  atti  ,  come  molti  vfano ,  contrafacendo 
gli  fcilinguati,  o  zoppi ,  o  qualche  gobbo .      Simil- 
mente chi  fi  ride  d'alcuno  sformato ,  o  malfatto ,  o 
iparuto ,  o  picciolo  ;  o  di  fciocchezza,  che  altri  dica, 
fa  la  fefta ,  &  le  rifa  grandi .      E  t  chi  fi  diletta  di  fa- 
re arrofsire  altrui  :  i  quali  difpettofi  modi  fono  meri- 
tamente odiati .      Et  a  quefti  fono  affai  fomiglian- 
ti  i  beffardi  ;  cioè  coloro ,  che  fi  dilettano  di  far  bef- 
fe, &  di  uccellare  ciafcuno,  non  per  ifcherno,  ne 
per  disprezzo ,  ma  per  piaceuolezza .       Et  fappi 
che  niuna  differenza  è  da  fchernire  a  beffare  j  fé  non 
foffe  il  proponimento  &  la  intentione ,  che  f  uno  ha 
diuerfa  dall'altro  :  conciofia  che  le  beffe  fi  fanno  per' 
jbllazzo  5  &  gli  fcherni  per  iftratio  :  come  che  nel 
comune  fauellare ,  &  nel  dettare  fi  prenda  affai  fpef- 
fo  r un  vocabolo  per  f  altro  :  ma  chi  fchernifce ,  fèn- 
te  contento  della  vergogna  altrui  5  &  chi  beffa,pré- 
de  dello  altrui  errore  non  contento ,  ma  fòllazzo;  la 
doue  della  vergogna  di  colui  medefimo  perauentu- 
ra  prenderebbe  cruccio ,  &  dolore .    Et  come  che 
io  nella  mia  fanciullezza  poco  innanzi  procederi 
nella  grammatica;  pur  mi  voglio  ricordare,  che  Mi- 
tione ,  ilquale  amaua  cotanto  Efchine ,  che  egli  ftef- 
{o  hauea  di  ciò  marauiglia ,  nondimeno  prendea  tal- 
hora  fbllazzo  di  beffarlo  3  come  quando  e  dille  feco 
fteffo;  Iovò  fare  vna  beffa  a  cofìui.  Si  che  quella 
medefima  cofa  a  quella  medefima  perfona  fatta,  fe- 
condo la  intention  di  colui ,  che  la  fa ,  potrà  effere 

beffa, 


119 

beffa,&Tcherno  :  &  percioche  il  noftro  proponimé- 
tomalepuoefferpalefè  altrui^  none  vtilcofà  nella 
ufànza  il  fare  arte  cofi  dubbiofa,  &  fofpettofa;  & 
più  tofto  fi  vuol  fuggire ,  che  cercare  di  effer  tenuta 
beffardo  ;  perche  molte  tiolte  interuiene  in  quello  y 
come  nel  ruzzare ,  o  fcherzare  ;  che  l'uno  batte  per 
ci  ancia  ;  &  l'altro  riceue  la  battitura  per  villania;  & 
difcherzo  fanno  zuffa;  cofi  quegli,  che  è  beffato 
per  fòllazzo ,  &  per  dimeftichezza  ;  fi  reca  tal  uolta 
ciò  ad  onta,  &  a  dishonore;  &  prédene  fdegno  :  fèn^ 
za  che  la  beffa  è  inganno  ;  &  a  eiafcuno  naturalmen- 
te duole  di  errare ,  &  di  effere  inganato .  Si  che  per 
più  cagioni  pare ,  che  chi  procaccia  di  effer  ben  vo-: 
luto,  &hauuto  caro,  non  debba  troppo  farli  mae- 
ftro  di  beffe .  Vera  cofa  è  che  noi  non  pofsiamo  in: 
alcun  modo  menare  quefta  faticofa  vita  mortale  del 
tutto  fenza  fòllazzo ,  ne  fenza  ripofo  ;  &  perche  le 
beffe  ci  fono  cagione  di  fefta ,  &  di  rifo ,  &  per  con- 
feguentedi  ricreatione;  amiamo  coloro ,  che  fono 
piaceuoli,  &  beffardi,  &  follazzeuoli .    Perlaqual 
colà  pare ,  che  fia  da  dire  in  contrario  ;  cioè  che  pur 
fi  eonuenga  nella  ufanza  beffare  alle  uolte  ;  &  fimil- 
mente  motteggiale .  E t  fenza  fallo  coloro,  che  fan- 
no beffare  per  amicheuol  modo  &  dolce,  fono  più 
amabili ,  che  coloro,  che  noi  fanno,  ne  poffono  fare; 
ma  egli  è  di  meftiero  hauere  rifguardo  in  ciò  a  molte 
cole  ;  &  conciofia  che  la  intention  del  beffatore  è  di 
prendere  fòllazzo  dello  errore  di  colui ,  di  cui  egli  fa 
alcuna  ftima;  bifogna  che  l'errore,  nelquale  colui  fi 
c      r  R         fa  cade- 


fa  cadere;  fia  tale,  che  niuna  vergogna  notabile,  ne 
alcun  graue  danno  glie  ne  fegua:  altriméti  mal  fi  po- 
trebbono  conoscere  le  beffe  dalle  ingiurie. Et  fono 
anchora  di  quelle  perfone,  con  lequali,  per  lafprez,- 
za  loro,  in  niuna  guiia  fi  dee  motteggiare;  fi  come 
Biondello  potè  fapereda  Meffer  Philippo  Argenti 
nella  loggia  de  Cauiccioli*     Medefimamente  nò  fi 
dee  motteggiare  nelle  cofe  graui;  &  meno  nelle  ui- 
tuperofe  opere  ;  percioche  pare,  che  limonio , fe- 
condo il  prouerbio  del  comun  popolo ,  fi  rechi  la 
cattiuità  a  fcherzo  :  come  che  a  Madonna Philippa 
da  Prato  molto  giouafsino  le  piaceuoli  riipofte  dal- 
lei  fatte  intorno  alla  fua  dishoneftà .  Per  laqual  cola 
non  credo  io ,  che  Lupo  de  gli  Vberti  allegeriffe  la 
fua  vergogna  ;  anzi  la  aggrauò,  fcuiandofi  per  motti 
della  cattiuità,  &  della  viltà  dallui  dimoftrata;  che 
potendofi  tenere  nel  Caftello  di  Laterina,  uedédofi 
(leccare  intorno  &  chiuderfi,incontinente  il  diede, 
dicendo,  che  nullo  Lupo  era  ufo  di  ftar  rinchiufo. 
Perche  doue  non  ha  luogo  il  ridere,  quiui  fi  difdice 
il  motteggiare ,  &  il  cianciare .      Et  dei  oltre  accio 
fapere ,  che  alcuni  motti  fono ,  che  mordono  ;  &  al- 
cuni, che  non  mordono  :  De  primi  uoglio  che  ti  ba- 
tti ilfauio  ammaeftramento,  che  Lauretta  ne  diede; 
cioè  che  i  motti ,  come  la  pecora  morde,  deono  cofi 
mordere  l'uditore;  &  non  come  il  cane;  percioche 
fé  come  il  cane  mordefle  ;  il  motto  no  farebbe  mot- 
to, ma  villania  ;  &  le  leggi  quafi  in  ciafcuna  città  uo- 
gliono  ,  che  quegli,  che  dice  altrui  alcuna  graue 

villania, 


villania ,  fia  grauemente  punito  :  &  forfè  che  fi  con»- 
ueniua  ordinar  fimilmente  non  leggieri  difciplina  a 
chi  morderle  per  uiadi  motti  oltrail  conueneuole 
modo:  ma  gli  huomini  coftumati  deonofar  ragio* 
ne,  che  la  legge ,  che  diipone  fopra  le  villanie ,  fi  fte* 
da  etiandio  a  motti;&  di  rado,&  leggiermente  pun- 
gere altrui .  Et  oltre  a  tutto  quefto  fi  dei  tu  fapere» 
che  il  motto ,  come  che  morda,  o  non  morda, fé  no 
è  leggiadro,  sfottile  j  gli  vditori  niuno  diletto  ne 
prendono  ;  anzi  ne  fono  tediati  5  o  le  pur  ridono  ;  Il 
ridono  no  del  mòtto ,  ma  del  motteggiatore .  Et 
percioche  ni  una  altra  cofafono  i  motti,  che  inganni; 
&  lo  ingannare ,  fi  come  iottil  cola  &  artificiofa,non 
fi  puofare,fe  no  per  gli  huomini  di  acuto,&  di  pron- 
to auedimento  ;  &-  fpetiaknente  improuifo  5  perciò 
non  conuengono  alle  peribne  materiali ,  &  di  grot 
fb  intelletto  5  ne  pure  anchoraa  ciafeuno,  il  cui  in- 
gegno fiaabondeuole  &  buone :fi  come  perauentu- 
ra  non  conuennero  gra  fatto  a  Mefler  Giouan  Boc- 
caccio :  ma  fono  i  motti  lpetiale  prontezza  %  &  leg- 
giadria, &  toftano  mouimento  d'animo.  Per  laqual 
cofa  gli  huomini  difereti  no  guardano  in  ciò  alla  uo- 
lontà,  ma  alla  diipofition  loro  5  &  prouatoche  eslì 
hanno  una  &  due  uolte  le  forze  del  loro  ingegno  in 
uano,conofcendofi  accio  poco  deftri ,  lafciano  ila- 
re di  pur  uoler  in  fi  fatto  effercitio  adoperarli  5  ac— 
cioche  non  auenga  loro  quello,  che  auenne  al  Ca- 
ualiero  di  Madonna  Horretta.  Et  fé  tu  porrai  men- 
te alle  maniere  di  molti  5  tu  conofeerai  ageuolmente 

R     2  ciò 


ciò  che  io  ti  dico  eflfer  uero  ;  cioè  che  non  ifta  bene 
il  motteggiare  a  chiunque  uuole;  mafolaméte  a  chi 
può .  Et  vedrai  tale  hauere  ad  ogni  parola  apparec- 
chiato uno,  anzi  molti,  di  quei  vocaboli,che  noi  chia 
miamo  Bifticcichi,diniun  fentimento;  Et  tale  /cam- 
biar le  fillabe  ne  vocaboli  per  friuoli  modi ,  &  /cioc- 
chi .  Et  altri  dire  o  riipondere  altrimenti,  che  non  fi 
alpettaua  ,  fenza  alcuna  fottigliezza ,  o  vaghezza . 
Doue  è  il  Signore  ?  Doue  egli  ha  i  piedi .  Et  gli  fece 
vgner  le  mani  con  la  grafcia  di  fan  Giouan  Bocca- 
doro .  Et  doue  mi  manda  egli  ?  Ad  Arno .  Io  mi  vo- 
glio radere  ♦  E  farebbe  meglio  rodere .  Va  chiama 
il  Barbieri .  Et  perche  non  il  Barbadomani  ?  I  quali, 
come  tu  puoi  ageuolmente  conofere,fono  vili  mo- 
di &  plebei .  Cotali  furono  perai  più  le  piaceuo- 
lezze,&  i  motti  di  Dioneo .  Ma  della  più  bellezza 
tie  motti,  &  della  meno,  nonfia  noftra  cura  di  ra- 
gionare al  prefente  ;  conciofia  che  altri  trattati  ce  ne 
habbia,diitefi  da  troppo  migliori  dettatori  &  mae- 
stri ,  che  io  non  fono  :  &  anchora  percioche  i  motti 
hanno  incontinente  larga  &  certa  teftimoniàza  del- 
la loro  bellezza,  &  della  loro  fpiaceuolezza  :  fi  che 
poco  potrai  errare  in  ciò  ;  folo  che  tu  non  fij  fouer- 
chia  mente  abbagliato  dite  fteffo;  percioche  doue 
è  piaceuol  motto  y  iui  è  tantoflo  fefta  &  rifò  ,&  una 
cotale  marauiglia.  La  onde  fé  le  tue  piaceuolezze 
non  faranno  approuate  dalle  rifa  de  circonftanti ,  fi 
ti  rimarrai  tu  di  più  motteggiare;  percioche  il  difet- 
to fiapur  tuo ,  &  non  di  chi  t'afcolta$  conciofia  colà 

che 


che  gli  vditori  quafi  fblleticati  dalle  pronte ,  o  leg- 
giadre, o  fottili  rifpofte,o  propofte,  etiandio vo- 
lendo ,  nonpofTono  tenerle  rifa;  ma  ridono  mal  lor 
grado  ;  da  quali ,  fi  come  da  diritti,&  legitimi  giudi* 
ci  ,  non  fi  dee  Thuomo  appellare  a  le  medefimo  ;  ne 
più  riprouarfi .  Ne  per  far  ridere  altrui  fi  uuol  di* 
re  parole ,  ne  fare  atti  vili ,  ne  fconueneuoli ,  {torcen- 
do il  uifo ,  &  cótrafacendofi  -y  che  niuno  dee,per  pia- 
cere altrui,auilire  fé  medefimo  ;  che  è  arte  no  di  no- 
bile huomo,  ma  di  giocolare,  &  di  buffone.  Non 
fono  adunque  da  feguitare  i  volgari  modi  &  plebei 
di  Dioneo .  Madona  Aldruta  alzate  la  coda .  Ne 
fingerfi  matto ,  ne  dolce  di  fale  ;  ma  a  fuo  tempo  di- 
re alcuna  cofa  bella,  &  nuoua,  &  che  no  caggia  cofi 
nell'animo  a  ciaicuno ,  chi  può  ;  &  chi  non  può ,  ta- 
cerfirperciochequeftifono  mouimenti  dello'ntel- 
letto;  i  quali  fé  fono  auenenti  &  leggiadri,  fanno  fé* 
gno  &  teftimonianza  della  deftrezza  dell'animo ,  & 
de  coftumi  di  chi  gli  dice  ;  laqual  cofa  piace  fopra 
modo  a  gli  huomini,  &  rendeci  loro  cari  &  amabili: 
ma  fé  esfi  fono  al  contrario;  fanno  contrario  effetto  ; 
percioche  pare  che  l'afino  fcherzi;  o  che  alcuno  for- 
te graffo  &  naticuto  danzi,  o  falti  fpogliato  in  farfer- 
to.  Vnaltra  maniera  fi  truoua  di  follazzeuoli  me  - 
di  pure  pofta  nel  fauellare  ;  cioè  quando  la  piaceuo 
lezza  nò  confifte  in  motti ,  che  per  lo  più  fono  brie- 
ui;  ma  nel  fauellar  diftefo  &  cotinuato  :  ilquale  vuo- 
le effere  ordinato ,  &  bene  efpreffo ,  &  rapprefenta- 
te  i  modi ,  le  vfànze ,  gli  atti ,  &  i  coftumi  di  coloro , 

de  quali 


i*4 

de  quali  fi  parla  fi,  che  all'uditore  fia  auifò  no  di  vdir 

raccontare,ma  di  veder  c5  gliocchi  fare  quelle  cofè, 
che  tu  narri:  ilche  ottimaméte  feppono  fare  gli  huo- 
mini  ,  &  le  donne  del  Boccaccio  ;  come  che  pure  tal 
volta  3  fé  io  non  erro,  fi  contrafaceffero  più,  chea 
donna ,  o  a  gentilhuomo  non  fi  farebbe  conuenutoj 
a  guifa  di  coloro,  che  recitan  le  Comedie  :  &  a  voler 
<:io  fare ,  biiògna  hauer  quello  accidente,  o  nouella, 
ohiftoria,chetupiglia  dire  ,  bene  raccolta  nella 
mente,  &le  parole  pronte  &  apparecchiate  fi,che 
non  ti  conuenga  tratto  tratto  dire  $  Quella  cofa ,  & 
Quel  cotale ,  o  Quel  come  fi  chiama ,  o  Quel  lauo- 
rio;ne  Aiutatemelo  a  dire,&  Ricordatemi  come 
egli  ha  nome  ;  percioche  quefto  è  appunto  il  trotto 
del  Caualier  di  Madonna  Horretta .  Et  fé  tu  re- 
citerai vno  aueniméto,  nelquale  interuéghino  mol- 
ti ;  non  dei  dire,  Colui  dirle,  &  Colui  riipofè ,  per- 
cioche tutti  fiamo  Colui  ;  fi  che  chi  ode  facilmente 
erra .  Conuiene  adunque,che  chi  racconta ,  ponga 
i  nomi  ;  &  poi  nò  gli  fcambi .  E  t  oltre  accio  fi  dee 
l'huomo  guardare  di  non  dir  quelle  cofe ,  lequali  ta- 
ciute ,  la  nouella  farebbe  non  meno  piaceuole,  o  per 
auentura  anchora  più  piaceuole .  Il  tale ,  che  fu  fi- 
-giiuol  del  tale,che  ftaua  a  cafa  nella  via  del  Cocome- 
-rornol  conofcefte  voi  ?  Che  hebbe  per  moglie  quel- 
la de  Gianfigliazzi  ;  Vna  cotal  magretta ,  che  anda- 
na alla  meffa  in  San  Lorenzo?  Come  no?  anzi  non 
conofcefte  altri .:  Vn  bel  vecchio  diritto,che  porta- 
ua  la  Zazzera  :  no  uè  ne  ricordate  voi  ?  percioche ,  fé 

foife 


foffe  tutto  uno ,  che  il  cafo  foffe  auenuto  ad  unaltro, 
come  a  coftui  ;  tutta  quefta  lunga  quiftione  farebbe 
fiata  di  poco  frutto;  anzi  di  molto  tedio  a  coloro  > 
che  afcoltano,&  fono  vogliofi,  &  frettolofi  di  lenti- 
re  quello  aueniméto  $  &  tu  gli  harefti  fatto  indugia- 
re :  fi  come  per  auentura  fece  il  noftro  Dante  : 
„     Et  li  parenti  miei  furon  Lombardi , 
„     Et  Mantouan  per  patria  ambidui: 
percioche  niente  nleuaua  fé  la  madre  di  lui  foffe  fia- 
ta da  Gazuolo ,  o  ancho  da  Cremona.  Anzi  apparai 
io  già  da  vn  gran  Rhetorico  foreftiero  uno  affai  uti- 
le ammaeftramento  dintorno  a  quefto;  cioè ,  che  le 
nouelle  fi  deono  comporre,&  ordinare  prima  co  fo- 
pranomi;  &  poi  raccontare  co  nomi  ;  percioche 
quelli  fono  pofti  fecondo  le  qualità  delle  perfone;  & 
quefti  fecondo  l'appetito  de  padri ,  o  di  coloro,a  chi 
tocca .  Per  laqual  cofa  colui ,  che  in  penfando  ,  fu 
Madonna  Auaritia  ;  in  proferendo ,  farà  Meffer  Er- 
minio Grimaldi;  fe  tale  farà  la  generale  openione, 
che  la  tua  contrada  hara  di  lui ,  quale  a  Guglielmo 
Borfierifudettoeiferdi  Meffer  Erminio  in  Geno- 
ua .  Et  fé  nella  terra,  oue  tu  dimori,  nò  haueffe  per- 
fona  molto  conofciuta,  che  fi  confaceffe  al  tuo  Info- 
gno ,  fi  dei  tu  figurare  il  cafo  in  altro  paefe  3  &  il  no- 
me imporre ,  come  più  ti  piace .   Ver'a  cofa  è ,  che 
con  maggior  piacere  fi  fuole  afcokare ,  &  più  hauer 
dinanzi  a  gli  occhi  quello ,  che  fi  dice  effere  auenu- 
to alle  perione ,  che  noi  conofciamo  ;  fé  l'auenimen- 
to  è  tale,che  fi  confaccia  a  loro  coftumi,  che  quel'o, 

che  è 


che  è  interuenuto  a  gli  ftrani,  &  non  conofoiutf  da 
noi  :  &  la  ragione  è  quefta  ;  che  lapédo  noi,che  quel 
tale  fiiol  far  cofi,;  crediamo ,  che  egli  cofi  habbia  fat- 
to 5  &  riconofciamolo,come  prefente  ;  doue  de  gli 
ftrani  non  auien  cofi .      Le  parole  fi  nel  fauellare 
diftefo,  come  ne  gli  altri  ragionamenti ,  vogliono 
efier chiare  fi,  che  ciafcuno  della  brigata  le  pofla 
ageuolméte  intendere;  &  oltre  accio  belle  inquan- 
to al  fuono,&  inquanto  al  fignificato  ;  perciochefo 
tu  harai  da  dire  l'una  di  quelle  due  ;  dirai  più  tolto  il 
Ventre ,  che  l'Epa;  &  doue  il  tuo  linguaggio  lo  fo- 
ftenga,  dirai  più  tofto  la  Pancia,  che  il  Ventre,  o  il 
Corpo  ;  percioche  cofi  farai  inteiò  ;  &  non  frantelo  $ 
fi  come  noi  Fiorentini  diciamo  ;  &  di  niuna  bruttu- 
ra farai  louenire  all'uditore .     Laqual  cola  volen- 
do l'ottimo  Poeta  noftro  fchifare ,  fi  come  io  credo, 
in  quefta  parola  ftefla,  procacciò  di  trouare  altro 
vocabolo  ;  non  guardando,perche  alquanto  gli  có- 
uenilfe  fcoftarfi  per  préderlo  di  altro  luogo;&  difle: 
y>     Ricorditi,  che  fece  il  peccar  noftro 
,,     Prender  Dio  per  {camparne 
„     Human  a  carne  al  tuo  virginal  chioftro . 
Et  come  che  Dante  fornaio  poeta  altresì  poco  a  co- 
fi  fatti  ammaeftramenti  ponefle  m  ente  ;  io  non  len- 
to perciò ,  che  di  lui  fi  dica  per  quefta  cagione  bene 
alcuno  :  &  certo  io  non  ti  configgerei ,  che  tu  lo  vo- 
lefsifare  tuomaeftro  in  quefta  arte  dello  effer  gra- 
tiofo;  conciofia  cofa  che  egli  fteflb  non  fu  5  anzi  in 
alcuna  Chronica  trouo  cofi  fcritto  di  lui  : 

Quello 


*J7 

5,  Quello  Dante  per  Tuo  fapere  fu  alquato  prefun- 

„  tuofc ,  &  ichifo ,  &  fdegnofo ,  &  quafi  a  guifa  di 
5,  Philofopho,  mal  gratiofo  :  non  ben  lapeua  con- 
„  uerfàre  co  laici .  M  a  tornado  alla  noftra  ma  ce- 
lia, dico,  che  le  parole  vogliono  elfere  chiare;  ilche 
auerrà  ;  fé  tu  faprai  fcegliere ,  quelle,  che  fono  origi- 
nali di  tua  terra,  che  non  fiano  perciò  antiche  tanto, 
che  elle  fiano  diuenute  rance ,  &  viete;  &  come  lo- 
gori veftimenti,  dipofte ,  o  tralafciate.  Si  come 
Spaldo,  &  Epa,  &  Vopo,  &  Sezzaio  &  Primaio  :  Ec 
oltre  accio  le  le  parole ,  che  tu  harai  per  le  mani ,  fa- 
ranno non  di  doppio  intendimento ,  ma  femplici; 
percioche  di  quelle  accozzate  infieme  fi  compone 
quel  fauellare,cheha  nome  Enigma;  &  in  più  chia- 
ro volgare  fi  chiama  Gergo . 
5,  Io  vidi  vn  che  da  fette  paffatoi 
3,  Fu'da  vn  canto  all'altro  trapalato . 
Anchora  vogliono  efler  le  parole  il  più  che  fi  può, 
appropriate  a  quello,  che  altri  uuol  dimoftrare  ;  & 
meno  che  fi  può,  comuni  ad  altre  cofe;  percioche 
cofi  pare,che  le  cofeiftevTe  fi  rechino  in  mezzo;  & 
che  elle  fi  inoltrino  non  con  le  parole ,  ma  con  eifo  il 
dito  :  &percio  più  acconciamente  diremo  Ricono- 
sciuto alle  Fattezze,  che  alla  Figura,  o  allalmagine: 
&  meglio  rapprefentò  Dante  la  colà  detta  ;  quando 
„  ediife:  Che  li  peli 

„  F  an  cofi  Cigolar  le  fue  bilancie  ; 
che  fé  egli  hauelfe  detto  o  Gridare,  o  Stridere,  o 
Far  romore  :&  più  Angolare  è  il  dire  il  Ribrezzo 

S        della 


della  quartana ,  che  fé  noi  dtcesfimo  il  Freddo:  &  la 
carne  fòuerchio  graffa  Stucca  ;  che  fé  noi  dicefsimo 
Satia:  &  Sciorinarci  panni;  &  non Ilpandere :  &  i 
Moncherini;  &  non  le  Braccia  mozze ;&  all'orlo 
dell'acqua  d'un  foffo 
55     Stan  li  ranocchi  pur  col  mulo  fuori; 
&  non  con  la  Bocca:  i  quali  tutti  fono  vocaboli  di 
{ingoiare  fignificatione  :  &  fimilmente  il  Viuagna 
della  tela  più  tolto,  chel'Eftremità.    Et  fo  io  bene, 
che  fé  alcun  foreftiero  per  mia  Iciagura  s'abbatteffe 
a  quefto  trattato  ;  egli  li  farebbe  beffe  di  me  ;  &  di- 
rcbbe5che  io  t'infegnafsi  di  fauellare  in  gergo ,  o  ne- 
ro in  cifera  ;  conciolia  che  quelli  vocaboli  fi  ano  per 
lo  più  cofi  noftrani,  che  alcuna  altra  natione  non  gli 
via  ;  &  viari  da  altri  ,  non  gl'intende .  Et  chi  è  colui, 
che  lappia  ciò  che  Date  fi  voleffe  dire  in  quel  verlb? 
„     Già  veggra  per  Mezzul  perdere,  oLulla*. 
certo  io  credo  che  neffuno  altro,  che  noi  Fiorentini: 
ma  nondimeno  ,  fecondo  che  a  me  è  ftato  detto  5  le 
alcun  fallo  ha  pure  in  quel  tefto  di  Dante  ;  egli  non 
l'ha  nelle  parole  ;  ma  5  fé  egli  errò  ;  più  tolto  errò  in 
ciò  5  che  egli,fi  come  huomo  alquanto  ritrofo,  im- 
prele  a  dire  cola  malageuole  ad  ifprimere  con  pa- 
role; &  perauentura  pocopiaceuole  ad  vdire;  che 
perche  egli  la  ilprimeffe  male .    Niun  può  te  adun- 
que ben  fauellare  con  chi  no  intende  il  linguaggio , . 
nelquale  egli  fauella;  ne  perche  il  Tedefco  non  fap- 
pia  latino,  debbiam  noi  per  quefto  gualcarla  noftra 
loquela  5  in  faitellando.con  effolui ;  ne  contrafarci  a- 
;     .  guifa 


guifa  di  Maftro  Brufaldo  ;  fi  come  foglion  fare  alcu- 
nché per  la  loro  fciocchezzafi  sformano  di  fauellar 
del  linguaggio  di  colui ,  con  cui  fauellano  ;  quale  e- 
gli  fi  fia  ;  &  dicono  ogni  cofa  a  rouefcio  :  &  ipeflb  a- 
uiene,che  lo  Spagniuolo  parlerà  Italiano  con  lo  Ita- 
liano ;  &  lo  Italiano  fauellerà  per  pompa,  &  per  leg- 
giadria con  elfolui  Spagniuolo  :  &  nondimeno  affai 
più  ageuol  cofa  è  il  conofeere,  che  amendue  fauel- 
lano foreftiero ,  che  il  tener  le  rifa  delle  nuoue  Icioc- 
chezze  ,  che  loro  efeono  di  bocca .  Fauelleremo  a- 
dunque  noi  nell'altrui  linguaggio ,  qualhora  ci  farà 
meftiero  di  effere  intefi  per  alcuna  noftra  necefsità; 
ma  nella  comune  vfanza  fauelleremo  pure  nel  no- 
ftro ,  etiandio  men  buono  più  tofto ,  che  nell'altrui 
migliore  5  percioche  più  acconciamente  favellerà 
vn Lombardo  nella  fua  lingua,  quale  s'è  la  più  dif- 
forme, che  egli  non  parlerà  Thoicano,  o  d'altro  lin- 
guaggio ;  pure  perciò ,  che  egli  non  harà  mai  per  le 
mani ,  per  molto  che  egli  fi  affatichi ,  fi  bene  i  pro- 
pri) &  particolari  vocaboli ,  come  habbiamo  noi 
Thofcani .  Et  fe'pure  alcuno  vorrà  hauer  rifguardo 
a  coloro,  co  quali  fauellerà;  &  perciò  aftenerfi  da 
vocaboli  Angolari ,  de  quali  io  ti  ragionaua;  &  in 
luogo  di  quelli  vfare  i  generali  Se  comuni  ;  i  coftur 
ragionaméti  {arano  perciò  di  molto  minor  piaceuo-: 
lezza .  Dee  oltre  accio  ciafcun  gétilhuomo  fug- 
gir di  dire  le  parole  meno  che  honefte:  Et  la  hone-ftà- 
de  vocaboli  confitte  o  nel  fuono  &  nella  voce  loro , 
o  nel  loro  fignificato,conciofiacofa  che  alcuni  nomi 

Si        venahi- 


14° 

venghino  a  dire  colà  honefta  ,  &  nondimeno  fi 
fente  rifonare  nella  voce  ifteffa  alcuna  dishoneftà;fi 
come  rinculare  ;  laqual  parola,  ciò  non  oftante ,  fi 
via  tutto  di  da  ciafcuno  :  ma  le  alcuno  o  huomo ,  o 
femina  diceffe  perfimil  modo,  &  a  quel  medefimo 
ragguaglio  il  farfi  innazi ,  che  fi  dice  il  farfi  indietro; 
allhora  apparirebbe  la  dishoneftà  di  cotal parola: ma 
il  noftro  gufto  per  la  vlànza  fente  quafi  il  vino  di 
wt£.<fotìflLS  quefta  voce,  &  non  la  muffa. 
•fede,  Se  turn  35  Le  mani  alzò  con  amendue  le  Fiche  r 
WkW*u44te*  diffe  il  noftro  Dante  :  ma  non  ardifcono  di  cofi  dire 
*M4,tih>-  lenoftre  donne  -y  anzi  per  ifchifare  quellaparola  fo- 
fpetta ,  dicono  più  tofto  le  caftagne  ;  come  che  pure 
alcune  poco  accorte  nominino  affai  Ipeffo  difaue- 
dutaméte  quello,chele  altri  nominarle  loro  in  pruo- 
ua ,  elle  arrofsirebbono,-  facendo  mentione  per  via 
di beftemmia  di  quello,  onde  elle  fono  femine:& 
perciò  quelle ,  che  fono ,  o  uoglionò  effere  ben  co- 
turnate, procurino  di  guardarli  no  Iblo  dalle  disho- 
nefte  cole  j  ma  anchora  dalle  parole  ;  &  no  tanto  da 
quelle ,  che  fono  ;  ma  etiandio  da  quelle ,  che  poffo- 
no  effere,  o  anchora  parere  o  dishonefte,  o  feoncie 
&  lorde:  come  alcuni  affermano  effere  quelle  pur 
dì  Dante: 
5>  S  e  non  ch'ai  vifo ,  &  di  fo tto  mi  venta  : 

o  pur  quelle: 
„  Però  ne  dite,  ond'èpreflb pertugio: 

&  vn  di  quelli  lpiriti  diffe  : 
„  Vien  dietro  a  noi ,  che  trouerai  labuca . 

Et  dei 


I4i 

Et  dei  fapere  che,  comeche  due,o  più  parole 
venghino  tal  uolta  a  dire  vna  medellma  cofa;  nondi- 
meno l'una  farà  più  honefta>  &  l'altra  meno  *  fi  come 
è  a  dire  Con  lui  giacque  ;  &  Dellafua  perfona  gli  fo  « 
disfece;  perciochequeftaftefla  fentenza  detta  con 
altri  vocaboli  farebbe  dishonefta  cofa  ad  vdire  :  Et 
più  acconciamente  dirai  il  Vago  della  Luna ,  che  tu 
no  direfti  il  Drudo,*  auegnache  amendue  quefti  vo- 
caboli importino  lo  Amate  :  Etpiucóueneuol  par- 
lare pare  a  dire  la  Fanciulla,  &  l'Amica,  che  la  Con- 
cubina di  Titone  :  &  più  diceuole  è  a  dóna,&  ancho 
ad  huomo  coftumato,  nominare  le  Meretrici ,  fe- 
rrine di  mondo  ,•  come  la  Belcolore  diffe  più  nel  fa- 
uellare  vergognofa ,  che  nello  adoperare  ;  che  a  dire 
il  comune  loro  nome  : 

Thaide  è  la  Puttana .  Et  come  il  Boccaccio  difle  •  la 
potéza  delle  Meretrici,&de  Ragazzi-  che  fé  cofi  ha 
ueffe  nominato  dall'arte  loro  i  mafchi,  come  nomi- 
nò le  femine  ;  farebbe  ftato  fcocio ,  &  vergognofo  il 
fuo  fauellare .      Anzi  non  foìo  fi  dee  altri  guardare 
dalle  parole  dishonefte,  &  dalle  lorde;  ma  etiandio 
dalle  vili  ;  &  ipetialmente  colà ,  do  uè  di  cofe  alte  & 
nobili  fi  fauelli:  &  per  quefta  cagione  forie  meritò 
alcun  biafimo  la  noftra  Beatrice ,  quando  difle  : 
„     L'alto  fato  di  Dio  farebbe  rotto  ; 
„     Se  Lethe  fi  paflafle  •  &  tal  viuanda 
„     Foffe  guftata  fenza alcuno  Scotto 
„     Di  pentimento . 

che  per  auifo  mio  no  iftette  bene  il  baffo  vocabolo 

delle 


Iti 

delle  tauerne  in  cofi  nobile  ragionameto .    Ne  dee 
dire  alcuno  la  Lucerna  del  mòdo,in  luogo  del  Sole  : 
percioche  cotal  vocabolo  rapprefenta  altrui  il  puz- 
zo dell  olio ,  &  della  cucina  :  ne  alcuno  confi  derato 
huomo  direbbe,  che  San  Domenico  fu  il  Drudo 
della  T  neologia;  &nó  racconterebbe  chei  Sati  glo- 
riofi  haueffero  dette  cofi  vili  parole,come  è  a  dire  : 
„     Et  lafcia  pur  Grattar ,  doue  è  la  Rogna . 
che  fono  imbrattate  della  feccia  del  volgar  popolo  m> 
fi  come  ciafeuno  può  ageuolmente  conofeere . 
Adunque  ne  diftefi  ragionamenti  fi  vogliono  haue- 
relefopradette  confiderationi ,  &  alcune  altre ;le- 
quali  tu  potrai  più  adagio  apprendere  da  tuoi  mae- 
ftri ,  &  da  quella  arte,  che  elsi  fogliono  chiamare 
Rhetorica .      Et  ne  gli  altri  bifogna  che  tu  ti  auez- 
zi  ad  ufare  le  parole  gentili ,  &  modefte ,  &  dolci  fi , 
che  niuno  amaro  fapore  habbiano  :  &  innanzi  dirai 
Io  non  feppi  dire,  che  Voi  non  m'intendete:  &  Pen- 
fiamo  vn  poco ,  fé  cofi  è ,  come  noi  diciamo  più  to- 
lto ,  che  dire  Voi  errate ,  o  E  non  è  uero ,  o  Voi  non 
lafapete;  peroche  cortefe ,  &  amabile  vfanza  è  lo 
fcolpare  altrui ,  etiandio  in  quello,  che  tu  intendi  d'- 
incolparlo :  anzi  lì  dee  far  comune  l'error  proprio 
dello  amico  5  &  prenderne  prima  una  parte  per  fe  j 
&  poi  biafirnarlo ,  o  riprenderlo .  Noi  errammo  la 
via  5  &  Noi  non  ci  ricordammo  hieri  di  cofi  faréjco- 
meche  lo  {memorato  fia  pur  colui  {òlo,&  non  tu  ;  & 
quellojche  Reftagnone  diffe  a,  fuoi  compagni  non 
„  iftette  bene .  Voi,  fé  le  voftre  parole  no  me  tono  -, 

perche 


perche  non  fi  dee  recare  in  dubbio  là  fede  altruiran- 
zi  fé  alcuno  ti  promife  alcuna  cofa  ;  &  no  te  la  atten- 
ne ;  nò  ifta  bene ,  che  tu  dichi  Voi  mi  mancafte  del- 
la voftra  fede  ;  fàluo  fé  tu  non  fofsi  conftretto  da  ak 
cuna  necefsità,per  faluezza  del  tuo  honore,a  coli  di- 
re :  ma  fé  egli  ti  harà  ingannato  ;  dirai  Voi  non  vi  ri- 
cordarle di  cofi  fare  :  &  fé  egli  non  fé  ne  ricordò;di- 
rai  più  tofto,  Voi  non  potette  ;  oNon  vi  tornò  a 
mente  ;  che  Voi  vi  dimenticafte  ;  o  Voi  non  vi  cura- . 
fte  di  attenermi  la  prometta:  percioche  quelle  fi  fat- 
te parole  nanna  alcuna  puntura ,  &  alcun  veneno  di 
doglienza  &  di  villania  5  fi  che  coloro  ,  che  consuma- 
no di  fpeffe  volte  dire  corali  rriotti,fono  riputati  per- 
fone  aipere,&  ruuide  j  &  cofi  è  fuggito  il  loro  còfor- 
tio,  come  fi  fugge  di  rimefcolarfi  tra  pruni,&  tra  tri- 
boli.      Et  perche  io  ho  conofeiute  di  quelle  perfo- 
ne,  che  hanno  vna  cattiua  vfanza,&ipiaceuole,  cioè 
che  cofi  fono  vogliofi  &  golofi  di  dire ,  che  non  pre- 
dono  il  fentimento;  ma  lo  trapattano,  &  corrongli 
dinanzi,a  guifa  di  veltro,  che  non  affanni  ;  perciò  nò 
mi  guarderò  io  di  dirti  quello,  che  potrebbe  parer 
iouerchio  a  ricordare ,  come  cola  troppo  manifefta; 
&  ciò  è  5  Che  tu  non  dei  giamai  fauellare ,  che  non 
habbi prima  formato  nell'animo  quello,  che  tu  dei 
dire  ;  che  cofi  faranno  i  tuoi  ragionamenti  parto,  & 
non  ifeonciatura  :  che  bene  mi  comporteranno  i 
foreftieri  quefta  parola,  fé  mai  alcuno  di  loro  fi  cu- 
rerà di  legger  quefte  ciancie.      Et  fé  tu  non  ti  farai 
beffe  del  mio  ammaeftramentOj  non  ti  auerjrà  mai 

di  dire 


144 

di  dire  ben  venga  MefTere  Agoftinoatale,che  ba- 
ra nome  Agnolo  5  o  Bernardo;  &  non  harai  a  dire , 
Ricordatemi  il  nome  voft.ro  :&  no  ti  harai  a  ridire; 
ne  a  direj  Io  non  difsi  bene  :  ne  Domin  ch'io  lo  dica: 
ne  a  fcilinguare,  obalbotire lungo  fpatio,  per  rinue- 
nire  unaparola  :  maeftro  Arrigo  :  no  .-maeftro  Ara- 
bico ;0  ne  che  lo  dilsi  :  maeftro  Agabito:  che  fono  a 
chi  t  afcolta  tratti  di  corda .     La  voce  no  vnole  e£ 
fer  ne  roca,  neafpera .      Et  non  fi  dee  ftridere;  ne 
per  rilb ,  o  per  altro  accidente  cigolare,come  le  car- 
rucole fanno .      Ne  métre  chefhuomo  sbadiglia, 
pur  fauellare .  Ben  fai ,  che  noi  no  ci  pofsiamo  for- 
nire ,  ne  di  fpedita  lingua,  ne  di  buona  voce,  a  no* 
ftrofenno .      Chi  è  o  Scilinguato , o  roco ,  non  vo- 
glia fanpreeflere  quegli,  che  cinguetti;  ma  correg- 
gere il  difetto  della  lingua  col  lilentio ,  &  co  le  orec- 
chie: &aneho  fi  può  co  iftudio  ibernare  il  vitio  del- 
la natura .      Non  ifta  bene  alzar  la  voce  a  guifa  di 
bàditore ;  ne  ancho  fi  dee  fauellare  fi  piano ,  che  chi 
afcolta  non  oda .     Et  fé  tu  non  farai  flato  vdito  la 
prima  volta  ;  no  dei  dire  la  feconda  anchora  più  pia- 
no: ne  ancho  dei  gridare;  accioche  tu  non  dimoftri 
d'imbizzarrire;  perciò  che  tifìa  conuenuto  replica- 
re quello, che  tu  haueui  detto .      Le  parole  uoglio- 
no  efière  ordinate  fecondo  che  richiede  l'ufo  del  fa- 
uellar comune, &  non  auiluppate  ,&  intralciate  in 
qua&  in  là;  come  molti  hanno  vfanzadifareper 
leggiadria;  il  fauellar  de  quali  fi  raffomiglia  più  a 
notaio,  che  legga  involgare  loinftrumento ,  che 

egli 


egli  dettò  latino;  che  ad  huom  ,  che  ragioni  in  fuo 
linguaggio  :  come  è  a  dire  : 
„     Imagini  di  ben  feguendo  falle  :       & 
„     Del  fiorir  quefte  inanzi  tempo  tempie  : 
i  quali  modi  alle  volte  conuegono  a  chi  fa  verfi  ;  ma 
a  chi  fauella  fi  difdicono  fempre  ;      Et  bhogna,  che 
l'huomo  non  folo  fi  difeofti  in  ragionando  dal  veri- 
ficare ,  ma  etiandio  dalla  pompa  dello  arringare;  al- 
trimenti faràfpiaceuole  &  tediofo  ad  vdire;come 
che  per  auentura  maggior  maeftria  dimoftri  il  fer- 
monare ,  che  il  fauellare  ;  ma  ciò  fi  dee  riferuare  a 
fuo  luogo  :  Che  chi  va  per  via,  non  dee  ballare,  ma 
caminare;  con  tutto  che  ogniuno  nò  fappia  danza- 
re ,  &  andar  fippia  ogniuno  ;  ma  conuienfi  alle  noz- 
ze,  &  nò  p  er  le  ftrade .     T u  ti  guarderai  adunque 
di  fauellar  pò  m  polo . 

„  Credefi  per  molti  philofophanti  :  &  tale  è  tutto  il 
Filocolo  ,&  gli  altri  trattati  del  noftro  M.Giouan 
Boccaccio  fuori  che  la  maggior  opera,  &  anchora 
più  di  quella  forfè  il  Corbaccio .  Nò  voglio  per- 
cioche  tu  ti  auezzi  a  fauellare  fi  baflamente,come  la 
feccia  del  popolo  minuto,&  come  la  Lauadaia,&  la 
Trecca  ;  ma  come  i  gè tilh uomini  ;  laqual  cola  come 
fi  poffa  fare  ti  ho  in  parte  inoltrato  di  fopra,cioè  le  tu 
nòfauellerai  di  materia  ne  vile,ne  friuola,ne  lòzza,ne 
abomineuole  ;  Et  fé  tu  faprai  fcegliere  fra  le  parole 
del  tuo  linguaggio  le  più  pure ,  &  le  più  proprie ,  & 
quelle,  che  miglior  fuono,  &  miglior  fignificatione 
harano;  fenza  alcuna  ramemoratione  di  cofa  brutta, 

T         ne  laida 


nelaida,  ne  balìa;  &  quelle  accozzate,  non  am- 
maliandole a  cafo ,  ne  con  troppo  fcoperto  ftudio 
mettendole  in  filza .  Et  oltre  accio  fé  tu  procacce- 
rai di  compartire  difcretamente  le  cote,  che  tua  di- 
re harai .  Et  guarderati  di  congiugnere  le  cofe  dif- 
formi tra  fé:  come; 

„  Tullio ,  &  Lino ,  &  Seneca  morale  :  o  pure  : 
5,     L'uno  era  Padouano,  &  l'altro  Laico. 

Et  fé  tu  non  parlerai  fi  lento  ,  come  fuoglia- 
to  ;  ne  fi  ingordamente ,  come  affamato;  ma  come 
temperatohuomo  dee  fare .    Et  fé  tu  proferirai  le 
lettere,&  le fillabe  con  vna  conueneuole  dolcezza, 
non  a  guifa  di  maeftro,  che  infegni  leggere, &  com- 
pitare a  fanciulli  :ne  ancho  le  mafticherai,  ne  in- 
ghiottiraile  appiccate  ,  &  irnpiaftricciate  infieme 
1  Vna  co  l'altra .  Se  tu  harai  aduque  a  memoria  que- 
lli ,  &  altri  fi  fatti  ammaeftramenti  ;  il  tuo  fauellare 
farà  volentieri ,  &  con  piacere  afcoltato  dalle  perfo- 
ne;  &  manterrai  il  grado ,  &  la  degniti ,  che  fi  con- 
uiene  agentilhuomo  bene  alleuato ,  &  coftumato . 
Sono  anchora  molti,  che  non  fanno  reftar  di  di- 
re ;  &  come  naue  ipinta  dalla  prima  fuga ,  per  calar 
vela,non  s'arrefta;  coli  coftoro  rapportati  da  vn 
certo  impeto  (corrono;  &  mancata  la  materia  del 
loro  ragionamento,  non  finifcono  perciò;  anzi  o  ri- 
dicono le  cofe  già  dette,o  fauellano  a  voto.     Et  al- 
cuni altri  tanta  ingordigia  hanno  di  fauellare,  che 
non  lafciano  dire  altrui .  Et  come  noi  veggiamo  tal 
volta  fu  per  l'aie  de  Contadini  l'un  pollo  torre  la  {pi- 
ca di 


.«47 

d  di  becco  all'altro  ;  cofi  cauano  coftoro  1  ragiona- 
menti di  bocca  a  colui,  che  gli  cominciò  ;  &  dicono 
efsi .  Et  deliramente  che  eglino  fanno  venir  uoglia 
altrui  di  azzurTarfi  c5  eflbloro;percioche  fé  tu  guar- 
di bene,  niuna  cofa  muoue  l'huomo  più  tofto  ad  ira, 
che  quando  improuifo  gli  è  guafto  la  fua  uoglia,&  il 
fuo  piacere,  etiandio  minimo  ;  fi  come  quado  tu  ha- 
rai  aperto  la  bocca  per  isbadigliare  ;  &  alcuno  te  la 
tura  con  mano  ;  o  quado  tu  hai  alzato  il  braccio  per 
trarre  la  pietra:  &  egli  t'è  fubitamente  tenuto  da  co- 
lui ,  che  t'è  di  dietro .  Cofi  adunque  come  quefti 
modi ,  &  moki  altri  a  quefti  fomiglianti ,  che  tendo- 
no ad  impedir  la  uoglia  &  6 appetito  altrui,  anchora 
per  via  di  fcherzo  &  per  ciancia,  fono ipiaceuoli,  & 
debbonfi  fuggire  ;  cofi  nel  fauellare ,  fi  dee  più  tofto 
ageuolare  il  difiderio  altrui ,  che  impedirlo .  Per 
laqual  cofa  fé  alcuno  farà  tutto  in  affetto  di  raccon- 
tare vn  fatto  ;  non  ifta  bene  di  guardargliele,  ne  di 
dire,che  tu  lo  fai  :  o  fé  egli  anderà  per  entro  la  fua  hi- 
ftoriafpargendo  alcuna  bugiuzza ,  no  fi  uuole  ritn- 
prouerargliele ,  ne  con  le  parole ,  ne  co  gli  atti,crol- 
landoilcapo,  o  torcendo  gli  occhi  ;  fi  come  molti 
fòglion  fare,  affermado  fé  non  potere  in  modo  alcu- 
no lòftener  l'amaritudine  della  bugia  :  ma  egli  non  è 
quefta  la  cagione  di  ciò  3  anzi  è  l'agrume  &  lo  aloe 
della  loro  ruftica  natura  &  afpera,  che  fi  gli  rende 
venenofi,&  amari  nel  confortio  de  gli  huomini ,  che 
ciafeuno  gli  rifiuta .  Similmente  il  rompere  altrui 
le  parole  in  bocca  è  noiofb  coftume ,  &  fpiace  non 

T     2     altri- 


148 

altrimenti, che  quando  fhuomo  è  moflb  a  correre, 
&  altri  lo  ritiene .  Ne  quando  altri  fauella  ,  fi 
conuiene  di  fare  fi ,  che  egli  fia  lafciato,  &  abbando- 
nato dagli  vditori,  moftrando  loro  alcuna  no uità,& 
riuolgendo  la  loro  attentione  altroue  :  che  non  ifta 
bene  ad  alcuno  licentiar  coloro ,  che  altri,&  nò  egli 
inuitò.  Et  vuoili  ftare  attento ,  quado  fhuom  fa- 
uella 5  accioche  non  ti  conuenga  dire  tratto  tratto, 
Eh  ?  o,  Come  ?  ilqual  vezzo  fògliono  hauere  molti  : 
Et  non  è  ciominore  fconcio  a  chi  fauella,  che  lo  in- 
toppare ne  falsi ,  a  chi  va .  Tutti  quefti  modi ,  & 
generalmente  ciò ,  che  può  ritenere,  &  ciò,  che  fi 
può  attrauerfare  al  corfo  delle  parole  di  colui ,  che 
ragiona ,  fi  vuol  fuggire .  E  t  le  alcuno  farà  pigro 
nelfauellare;nonfivuol  parlargli  innanzi,  nepre- 
ftargli  le  parole  ;  comechetu  ne  habbidouitia,  & 
egli  difetto;  che  molti  lo  hanno  per  male  ;  &  fpetial- 
mente  quelli ,  che  fi  perfuadono  di  effere  buoni  par- 
latori 5  percioche  è  loro  auilò ,  che  tu  non  gli  habbi 
per  quello ,  che  efsi  fi  tengono  ;  &  che  tu  gli  vogli 
ìouenire  nella  loro  arte  medefima;  cornei  merca- 
tanti fi  recano  ad  onta ,  che  altri  proferilca  loro  de- 
nari ;  quafi  eglino  non  ne  riabbiano;  &  fiano  poue- 
ri ,  &  bilògnofi  dell'altrui .  Et  fappi ,  che  a  ciafcu- 
no  pare  di  faper  ben  dire;  comeche  alcuno  per  mo- 
destia lo  nieghi .  Et  non  fò  io  indo  uinare  donde 
ciò  proceda,  che  chi  meno  fa,  più  ragioni  :  dallaqual 
cofa,  cioè  dal  troppo fauellare,  conuiene  che  gli 
huominicoftumati fi  guardino;  &fpetialmentepo- 

co  fa- 


H9 

co Tapendo;  non folo  perche  egli  è  gran  fatto,  che 
alcuno  parli  molto,  lenza  errar  molto;  ma  perche 
anchora  pare ,  che  colui ,  che  fauella,  fòpraftia  in  un 
certo  modo  a  coloro ,  che  odono;  come  maeftro  a 
difcepoli;  &  perciò  non  ifta  bene  di  appropriarti 
maggior  parte  di  quefta  maggioranza,  che  non  ci 
fi  couiene  :  Et  in  tale  peccato  cadono  no  pure  mol- 
ti huomini  ;  ma  molte  nationi  fauellatrici ,  &  lacca- 
trici fi ,  che  guai,  a  quella  orecchia ,  che  elle  alfanna- 
no .  Ma  come  tf  fouerchio  dire  reca  faftidio  ;  cofi 
reca  il  fouerchio  tacere  odio  ;  percioche  il  tacerli 
colà ,  doue  gli  altri  parlano  a  uicenda ,  pare  un  non 
voler  metter  fu  la  fua  parte  dello  fcotto  ;  &  perche  il 
fauellare  è  vno  aprir  l'animo  tuo  a  chi  t  ode  ;  il  tace- 
re per  lo  contrario  pare  vn  uolerfi  dimorare  fcono- 
fciuto .  Perlaqual  cofa  come  que  popoli ,  che  han- 
no vlanza  di  molto  bere  alle  loro  felle  &  d'inebriar- 
fi ,  foglion  cacciar  uia  coloro ,  che  non  beono  ;  cofi 
fono  quelli  cofi  fatti  mutoli  mal  uolentieri  ueduti 
nelle  liete  &  amicheuoli  brigate .  Adunque  pia- 
cfeuol collume  è  il  fauellare,  &  lo  ftar  cheto  ciafou- 
no*,  quando  la  volta  uiene  allui .  Secondo  che  rac- 
conta una  molto  antica  Chronica,  egli  fu  già  nelle 
parti  della  Morea  un  buono  huomo  fcultore,ilquale 
per  la  fua  chiara  fama ,  fi  come  io  credo,  fu  chiamato 
per  fopranome ,  maeftro  Chiarilsimo .  Coftui  ef 
fendo  già  di  anni  pieno ,  diftefe  certo  fuo  trattato  j 
&  in  quello  raccolfe  tutti  gli  ammaellramenti  dell'-, 
arte  fua;  fi  come  colui ,  che  ottimamente  gli  fapea; 

dimo- 


150 

dimoftrando,comeniij(urarfi  doueflero  le-membra 
humane,  fi  ciafcuno  da  le ,  fi  l'uno  per  rilpetto  all'al- 
i  trojaccioche  conueneuolmente  foflero  infra  fé  ri- 
Ipondéti  :  ilqual  fuo  volume  egli  chiamò  il  Regolo  : 
volendo  fignificare,  che  fecondo  quello  fi  doueffe- 
ro  dirizzare  &  regolare  le  ftatue ,  che  per  lo  innanzi 
fi  farebbono  per  gli  altri  maeftri  :  come  le  traui,  & 
le  pietre ,  &  le  mura  fi  mifurano  con  eflb  il  Regolo  : 
ma  conciofia  che  il  dire  è  molto  più  ageuol  cofà,che 
il  fare  &  l'operare;  &  oltre  accio  la  maggior  parte 
de  gli  huomini ,  mafsimamente  di  noi  laici  &  idioti, 
habbia  fempre  i  fèntimenti  più  prefti,  che  lo  ntelleo 
to  ;  &  confeguentemente  meglio  apprendiamo  le 
cote  Angolari  &  gli  effempi,che  le  generali  &  i  fillc— 
gifmijlaqual  parola  dee  voler  dire  in  più  aperto  uol- 
gare  le  ragioni;  perciò  hauendo  il  fopradetto  ualen- 
t'ìiuomo  rifguardo  alla  natura  de  gli  artefici  male  at- 
ta agli  ammaeftramenti  generali  ;  &  per  moftrare 
anchopiu  chiaramente  la  fua  eccellenza  ;  prouedu- 
tofi  di  vn  fine  marmo ,  co  lunga  fatica  ne  formò  una 
ftatuacofi  regolata  in  ogni  fuo  membro  ,&  in  cia- 
lcunafua  parte,  come  gli  ammaeftramenti  del  fuo 
trattato  diuifàuano  :  &  come  il  libro  hauea  nomina- 
to ,  cofi  nominò  la  ftatua;  pur  Regolo  chiamandola. 
Ora  fofle  piacer  di  Dio,  che  a  me  ueniflè  fatto  al- 
meno in  parte  l'ima  fola  delle  due  colè ,  che  il  fopra- 
detto nobile  Scultore  &maeftro  feppe  fare  perfet- 
tamente; cioè  di  raccozzare  in  quello  volume  quali 
le  debite  mifure  dell'arte ,  dellaquale  io  tratto  :  per- 

cioche 


151 

cloche  l'altra  ;  di  fare  il  fecóndo  Regolo ,  ciò  è  di  te- 
nere &  offeruare  ne  miei  coftumi  le  fopradette 
mifure ,  componendone  quafi  uifibile  eflempio ,  & 
materiale  ftatua  ;  non  poflb  io  guari  hoggimai  fare  : 
conciofia  che  nelle  cofe  appartenenti  alle  maniere, 
&  coftumi  de  gli  huomini  non  bafti  hauer  la  fcientia 
&  la  regola  ;  ma  conuenga  oltre  accio ,  per  metterle 
ad  effetto,hauer  etiandio  l'ufo  ;  ilquale  no  fi  può  ac- 
quiftare  in  un  momento ,  ne  in  brieue  fpatio  di  tem- 
po :  ma  conuienfi  fare  in  molti  &  molti  anni ,  &  a  me 
ne  auanzano,  come  tu  vedi,  hoggimai  pochi  $  ma 
non  per  tanto  no  dei  tu  preftare  meno  di  fede  a  que- 
ftiammaeftramenti;  che  bene  può  l'huomo  infegna- 
re  ad  altri  quella  uia ,  per  laquale  caminando  egli 
fteffo  errò  :  anzi  perauentura  coloro ,  che  fi  fmarri- 
rono ,  hanno  meglio  ritenuto  nella  memoria  i  fallaci 
fentieri,  Se  dubbiofi ,  che  chi  fi  tenne  pure  per  la  di- 
ritta .    Et  fé  nella  mia  fanciullezza ,  quando  gli  ani- 
mi fono  teneri  &  arrendeuoli ,  coloro  ,  a  quali  cale- 
uadime,  haueffero  faputo  piegare  i  miei  coftumi 
forfè  alquanto  naturalmente  duri  &  rozzi ,  &  am- 
mollirgli, &  polirgli  ;  io  farei  per  auentura  tale  diue- 
nuto ,  quale  io  hora  procuro  di  render  te,ilquale  mi 
dei  eiTere  non  meno,che  figliuol  caro:  che  quantun- 
que le  forze  della  natura  fiano  grandi,  nondimeno 
ella  pure  è  affai  fpelfo  vinta,  &  corretta  dall'ufanza  : 
ma  vuolfi  tofto  incominciare  a  farfele  incontro ,  &  a 
rintuzzarla  prima,  che  ella  prenda  fòuerchio pote- 
re 3  &  baldanza  :  ma  le  piuperfonenol  fanno  ;  anzi 

dietro 


152 

dietro  all'appetito  filiate,  &  ferina  contralto  feguetì . 
dolo  douunque  elfo  le  torca;  credono  di  vbidire  alla 
natura  j  quafi  la  ragione  nonfia  ne  gli  huomini  natila 
ral  cola  :  anzi  ha  ella ,  fi  come  donna  &  maeftra ,  po- 
tere di  mutar  le  corrotte  vlanze,  &  di  fòuenire ,  fk  di 
folleuare  la  natura,  oue  che  ella  inchini ,  o  caggia  al- 
cuna uolta  :  ma  noi  non  la  afcoltiamo  per  lo  più  -,  & 
cofiperlopiufiamo  limili  a  coloro,  a  chi  Dio  non 
la  diede  ;  ciò  è  alle  beftie  :  nellequali  nódimeno  ado- 
pera pure  alcuna  cofa  non  la  loro  ragione ,  che  niu- 
na  ne  hanno  per  fé  medefime,ma  la  noftra  ;  come  tu 
puoi  vedere, che i  caualli fanno; che  molte  uo Ite, 
anzi  tempre  farebbon  per  natura  faluatichi  ;  &  il  lo-^ 
ro  maeftro  gli  rende  manfueti ,  &  oltre  accio  quafi 
dotti,&  coftumati:  percioche  molti  ne  andrebbono 
con  duro  trotto  ;&egli  infegna  loro  di  andare  con 
fòaue  paflb  ;  &  di  ftare ,  &  di  correre  ;  &  di  girare,& 
difàltare  infegna  egli  fimilmenteamolti$&  efsilo 
apprendono ,  come  tu  fai  che  e  fanno .    Ora  fé  il  ca- 
uallo,ilcane,  gli  vccelli,&  molti  altri  animali  anr 
chora  più  fieri  di  quelli  fi  fottomettono  alla  altrui 
ragione ,  &  vbidifconla  ;  &  imparano  quello ,  che  la 
loro  natura  non  fapea;  anzi  ripugnaua  ;  &  diuengo- 
no  quafi  uirtuofi  &  prudenti ,  quanto  la  loro  condi- 
tone foftiene,  non  per  natura,  ma  per  coftume; 
quanto  fi  dee  credere,  che  noi  diuerremmo  miglio- 
ri per  gli  ammaeftramenti  della  noftra  ragione  me- 
defima  ;  fe  noi  le  delsimo  orecchie  ?  ma  i  fenfi  ama- 
no &  appetirono  il  diletto  prefente ,  quale  egli  fi 

fia;& 


fia  ;  &  la  noia  hanno  in  odio,&  indugianla  ;  &  perciò 
fchifano  ancho  la  ragione;  &  par  loro  amara;  cocio- 
fia  che  ella  apparecchi  loro  innanzi  non  il  piacere, 
molte  volte  nociuo  ;  ma  il  bene  Tempre  faticofo,& 
di  amaro  fapore  al  gufto  anchora  corrotto  ;  perciò- 
che  mentre  noi  viuiamo  fecondo  il  fènibjfi  fiamo 
noi  fimili  al  pouerello  infermo  ;  cui  ogni  cibo ,  qua- 
tunque  dilicato  &  foaue  ,  pare  agro  ,  o  fallo  ;  & 
duoli!  della  Temente ,  o  del  cuoco ,  che  niuna  colpa 
hanno  di  ciò  ;  imperoche  egli  fente  pure  la  Tua  pro- 
pria amaritudine  5  inche  egli  ha  la  lingua  rinuolta, 
con  laquale  il  gufta  ;  &  non  quella  del  cibo  :  cofi  la 
^l  ragione ,  che  per  fé  è  dolce ,  pare  amara  a  noi  per  lo 
noftro  fapore ,  &  non  per  quello  di  lei  ;  &  perciò ,  fi 
come  teneri  &  vezzoiì,  rifiutiamo  di  aflaggiarlaj  & 
ricopriamo  la  noftra  viltà  col  dire,  che  la  natura  n5 
ha  fprone ,  o  freno ,  che  la  poffa  ne  fpingere,  ne  rite- 
nere :  &  certo  fé  i  buoi ,  o  gli  afini,  o  forfè  i  porci  fa- 
uellaffero  ;  io  credo ,  che  non  potrebbon  proferire 
granfatto  più  feoncia,  ne  più  fcòueneuole  fentenza, 
di  quefta .  Noi  ci  faremmo  pur  fanciulli ,  &  ne  gli 
anni  maturi,  &  nella  vltima  vecchiezza;  &cofi  va- 
neggeremmo canuti,  come  noi  facciamo  bambini  $ 
fe  non  fofle  la  ragione ,  che  infieme  con  l'età  crefee 
in  noi  ;  &  crefciuta,ne  rende  quafi  di  beftie  huomi- 
ni  :  fi  che  ella  ha  pure  fopra  i  fenfi,&  fopra  l'appetito 
forza  &  potere  :  &  è  noftra  cattiuità,  &  non  fuo  di- 
fetto ;  fe  noi  trafandiamo  nella  vita ,  &  ne  coftumi . 
Non  è  adunque  vero ,  che  incontro  alla  natura  non 

V      habbia 


habbia  freno  ne  maeftro;  anzi  uè  ne  ha  due,  che 
l'uno  è  il  coftume,  &  l'altro  è  la  ragione  :  ma ,  come 
io  ti  ho  detto  poco  di  fòpra ,  ella  non  può  di  fcoftu- 
mato  far  coftumato  fenza  l'ufanza;  laquale  è  quafi 
parto  &  portato  del  tépo .      Perlaqualcofa  fi  vuo- 
le tofto  incominciare  ad  afcoltarla^non  folamente 
perche  cofi  ha  l'huomo  più  lungo  fpatio  di  auezzarfi 
ad  effere  quale  ella  infegna  ;  &  a  diuenire  fuo  dome- 
ftico ,  &  ad  effer  de  fuoi  ;  ma  anchora  peroche  la  te- 
nera età,fi  come  pura,  più  ageuolmente  fi  tigne  d'o- 
gni colore  ;  &  ancho  perche  quelle  cofe,allequali 
altri  fi  auezza  prima,fogliono  fempre  piacer  più .  Et 
per  quefta  cagione  fi  dice  ,  che  Diodato  fommo 
maeftro  di  proferir  le  Comedie  volle  eflere  tuttauia 
il  primo  a  proferire  egli  la  fua,  comeche  de  gli  altri, 
che  doueflero  dire  innanzi  allui,  no  foffe  da  far  mol- 
ta ftima;  ma  non  volea,  che  la  voce  fuatrouaflele 
orecchie  altrui  auezze  ad  altro  fiiono,  quantunque 
verfo  di  fé  peggior  del  fuo .   Poiché  io  non  poflò 
accordare  l'opera  con  le  parole  per  quelle  cagioni , 
che  io  ti  ho  dette,come  il  maeftro  Chiarifsimo  kccj 
ilquale  feppe  cofi  fare ,  come  infegnare  ;  affai  mi  fia 
l'hauer  detto  in  qualche  parte  quello,  che  fi  dee  fare; 
poiché  in  nell'una  parte  no  vaglio  a  farlo  io:  ma  per- 
ciò che  in  vedendo  il  buio,fi  conofce  quale  è  la  luce  5 
&  in  vdendo  il  filentio ,  fi  fi  impara  che  fia  il  fuono;  fi 
potrai  tu  mirando  le  mie  poco  aggradeuoli,  &  quafi 
ofcure  maniere,  fcorgere  quale  fia  la  luce  de  piace- 
uoli  &  laudeuoli  coftumi:  al  trattamento  de  quali , 

che 


M5 

che  tolto  hoggimai  harà  fuo  fine  ,  ritornado  ;  dicia- 
mo, che  i  modi  piaceuoli  fono  quelli,  cheporgon 
diletto,  o  almeno  non  recano  noia  ad  alcuno  de  feti- 
timenti ,  ne  all'appetito ,  ne  alla  imagination  di  co- 
loro, co  quali  noi  vfiarao  :  &  di  quelli  riabbiamo  noi 
fauellato  fino  ad  hora.  Ma  tu  dei  oltre  accio  làpere, 
che  gli  huo  mini  fono  molto  vaghi  della  bellezza,  & 
della  mifura ,  &  della  conueneuolezza,  &  per  lo  co- 
trario  delle  fozzecolè  ,  &  contrafatte,  &  difformi 
fono  fchifi  :  &  quello  è  Ipetial  noftro  priuilegio;  che 
gli  altri  animali  non  fanno  conofcere,che  ila  ne  bel- 
lezza, ne  mifura  alcuna  ,&  perciò  come  cole  norr 
comuni  con  le  beftie ,  ma  proprie  noftre ,  debbiam 
noi  apprezzarle  per  fé  medefime  &  hauerle  care  aA 
fai  j  &  coloro  uiè  più,  che  maggior  fentimento  na- 
no d'huomo  ;  fi  come  quelli ,  che  più  acconci  fono  a 
conofcerle .  Et  comeche  malageuolmente  ilpri- 
mere  appunto  fi  polfa ,  che  cola  bellezza  fia  $  nondi- 
meno accioche  tu  pure  habbi  qualche  contrafegno 
dell'elfer  di  lei  ;  voglio  che  lappi ,  che  doue  ha  con- 
ueneuole  mifura  fra  le  parti  verfo  di  le,  &  fra  le  parti, 
e'1  tutto  ;  quiui  è  la  bellezza  :  &  quella  colà  verame- 
te  bella  fi  può  chiamare,in  cui  la  detta  mifura  fi  truo- 
uà.  Et  per  quello  che  io  altre  volte  ne  intefi  da  un 
dotto  &  fcientiato  huomo ,  uuole  elfere  la  bellezza 
vno  quanto  fi  può  il  più  :&  la  bruttezza  per  lo  con- 
trario è  molti  :  fi  come  tu  vedi ,  che  fono  i  vifi  delle 
belle,&  delle  leggiadre  giouanijpercioche  le  fattez- 
ze di  ciafcuna  di  loro  paion  create  pure  per  uno 

V     2      ftelfo 


ì5<? 

fteflb  vifo  ;  ilche  nelle  bru  tte  non  adiuiene  ;  percio- 
che  hauédo  elle  gli  occhi  perauencura  molto  grofsi, 
&  rileuati ,  e'1  nafo  picciolo ,  &  le  guance  paffute,  & 
la  bocca  piatta ,  e'1  mento  in  fuori,  &  la  pelle  bruna; 
pare ,  che  quel  uifo  non  fia  di  una  fola  donna  ;  ma  fia 
comporto  di  vifi  di  molte ,  &  fatto  di  pezzi  :  Et  tro- 
uafene  di  quelle,  i  membri  dellequali fono  belhfsimi 
a  riguardare  ciafcuno  per  fé;  ma  tutti  infieme  fono 
fpiaceuoli ,  &  fozzi  ;  non  per  altro ,  fé  non  che  fono 
fattezze  di  più  belle  donne ,  &  non  di  quefta  una  ;  fi 
che  pare,  che  ella  le  habbia  prefe  in  preftaza  da  que- 
lla ,  &  da  quell'altra .  E  t  perauentura  che  quel  di- 
pintore ,  che  hebbe  ignude  dinanzi  a  fé  le  Fanciulle 
calabrefi ,  niuna  altra  cofa  fece ,  che  riconofcere  in 
molte  i  membri,  che  elle  haueano  quafi  accattato 
chi  uno,  &  chi  unaltrodauna  fòla;  allaquale  fatto 
reftituire  da  ciafcuna  il  fuo,  lei  fi  pofe  a  ritrarre;  ima- 
ginando  che  tale ,  &  coi!  unita  doueffe  effere  la  bel- 
lezza di  Venere .  Ne  uoglio  io  che  tu  ti  penfi ,  che 
ciò  auenga  de  vifi,  &  delle  membra,  o  de  corpi  fola- 
mente  ,  anzi  interuiene  &  nel  fauellare ,  &  nelfope- 
rare  ne  più  ne  meno.  Che  fé  tu  uedefsi  una  nobile 
donna  &  ornata  pofta  a  lauar  fuoi  ftouigli  nel  riga- 
gnolo della  uia  publica  ;  comeche  per  altro  no  ti  ca- 
lette di  lei,  fi  ti  difpiacerebbe  ella  in  cio,che  ella  no  fi 
moftrerebbepurevna,mapiu;  percioche  lo  effer 
fuo  farebbe  di  monda,&  di  nobile  donna;  &  l'ope- 
rare farebbe  di  uile ,  &  di  lorda  femina  :  ne  perciò  ti 
verrebbe  di  lei  ne  odore,ne  fapore  afpero;ne  fuono, 

ne 


**7 

ne  colore  alcuno  fpiaceuole  :  ne  altramente  farebbe 

noia  al  tuo  appetito;ma  dilpiacerebbeti  per  fé  quel- 
lo fconcio  &  fconueneuol  modo ,  &  diuifo  atto . 

Conuiéti  adunque  guardare  etiandio  da  quefte 
difordinate,&  fconueneuoli  maniere ,  con  pari  Au- 
dio, anzi  con  maggiore,  che  da  quelle,dellequali  io 
t'ho  fin  qui  detto  ;  percioche  egli  è  più  malageuole 
a  conofcer ,  quando  altri  erra  in  quefte ,  che  quan- 
do fi  erra  in  quelle;  conciofia  che  più  ageuole  cofà 
fi  veggia  effere  il  fentire ,  che  lo'ntendere  :  ma  non- 
dimeno può  bene  fpeflb  auenire ,  che  quello ,  che 
fpiace  a  fenfi,  fpiaccia etiandio  allo'ntelletto;  ma  no 
per  la  medefima  cagione  5  come  io  ti  disfi  di  fopra  j 
moftrandoti  che  f huomo  fi  dee  veftire  all'ufanza, 
che  fi  vedono  gli  altri  5  acciochenon  moftridi  ri- 
prendergli, &  di  correggerli  5  laqual  cofa  è  di  noia 
allo  appetito  della  più  gente ,  che  ama  di  effer  loda- 
ta ;  ma  ella  dispiace  etiandio  al  giudicio  degli  huo- 
mini  intendenti  ;  percioche  i  panni ,  che  fono  d'un- 
altro  millefimo  5  non  fi  accordano  con  la  perfona , 
che  è  pur  di  quefto .  Et  fimilmente  fono  Ipiace- 
uoli  coloniche  fi  veftono  al  Rigattiere;  che  moftra 
che  il  farsetto  fi  uoglia  azzuffar  co  calzari;  fi  male  gli 
ftanno  i  panni  indoflb .  Si  che  molte  di  quelle  co- 
fe ,  che  fi  fono  dette  di  fopra,  o  perauétura  tutte  di- 
rittaméte  fi  poflbno  qui  replicare  :  còciofiacofa  che 
in  quelle  non  fi  fia  quefta  mifura  feruata ,  dellaquale 
noi  al  prefence  fauelliamo  ;  ne  recato  in  vno ,  &  ac- 
cordato infieme  il  tempo ,  e'1  luogo ,  &  l'opera,  &  la 

perfona 


i,8 

pedona;  come  fi  conueniadifare;perciochela  me- 
te de  gli  huomini  lo  aggradisce,  ^prendene piace- 
re &  diletto:  ma  holle  volute  piutofto  accozzare, 
&  diuifàre  fotto  quella  quafi  infegna  de  fenfi,  &  del- 
lo appetito,  che  affegnarle  allo'ntelletto  ;  accioche 
ciafcuno  le  pofla  riconofcere  più  ageuolmente  ;  có- 
ciofiache  il  fentire  &  1  appetire  fia  co&.ageuole 
a  fare  a  ciafcuno;  ma  intendere  non  pò  ffacofi  ge- 
neralmente ogniuno  ;  &  maggiormente  quefto,  che 
noi  chiamiamo  bellezza ,  &  leggiadria ,  o  auenétez- 
za  •      Non  fi  dee  adunque  l'hùomo  contentare  di 
fare  le  cofe  buone  ;  ma  dee  ftudiare  di  farle  ancho 
leggiadre  :  Et  non  è  altro  leggiadria,  che  vna  cotale 
quafi  luce ,  che  rifplende  dalla  conueneuolezza  del- 
le coie,  che  fono  ben  compofte,&  ben  diuifàte  l'ima 
con  f  altra,&  tutte  infieme  ;  fenza  laqual  mifùra  etia- 
dio  il  bene  non  è  bello;  6?  la  bellezza  non  è  piaceuo- 
le  :  E t  fi  cóme  le  viuande  quantunque  Zane  &  {aiuti- 
fere,  non  piacerebbono  a  gl'inuitati;  ieelle  oniun 
fàpore  haueflero,o  lo  haueffero  cattiuo ;  cofi  fono 
alcuna  voltai  coftumi delle  perfone;  comecheper 
fé  ftefsiin  niuna  cofa  nociui,  nondimeno  fciocchi,& 
amari  ;  fé  altri  non  gli  condifce  di  vna  cotale  dolcez- 
za ,  la  quale  fi  chiama ,  fi  come  io  credo ,  grada ,  & 
leggiadria .   Per  laqual  cofà  ciafoun  vitio  per  k  len- 
za altra  cagione  conuien  che  dispiaccia  altrui  ;  con- 
ciofiacheiyitijfianocoiè  fconcie,&  fconueneuoli 
fi ,  che  gli  animi  temperati  &  comporti  fentono  del- 
la loro  fconùeneuolezza  dilpiacere  &  noia  •      Per- 
che 


che  innanzi  ad  ogni  altra  cola  conuiene  a  chi  ama  di 
efler  piaceuole  in  conuerfando  con  la  gente ,  il  fug- 
gire i  uitij  ;  &  più  i  più  fòz.z.i  :  come  luiTuria,  auaritia, 
crudeltà,  &  gli  altri;  de  quali  alcuni  fono  vili;  come 
lo  eflere  golofo ,  &lo  inebriarli  :  alcuni  laidi;  come 
lo  eflere  luffuriofo:  alcuni  federati;  come  lo  eflere 
micidiale  :  &  Umilmente  gli  altri;  ciafeuno  infe  ftef- 
fo ,  &  per  la  fua  proprietà  è  fchifato  dalle  perfone , 
chi  più ,  &  chi  meno  ;  ma  tutti  generalmente',  fi  co- 
me difordinate  cole,  rendono  l'huomo  nelfulàr  con 
gli  altri  fpiaceuole  ;  come  io  ti  moftrai  ancho  di  fo- 
pra  :  ma  perche  io  non  prefi  a  inoltrarti  i  peccati,ma 
gli  errori  de  glihuomini;  non  dee  efler  mia  prefen- 
te  cura  il  trattar  della  natura  de  viti) ,  &  delle  virtù; 
ma  folamenté  de  gli  acconci ,  &  de  gli  Iconci  modi , 
che  noi  limo  con  l'altro  :  vfiamo  uno  de  quali  Icon- 
ci modi  fu  quello  del  Conte  Ricciardo ,  del  quale  io 
t'ho  difopra  narrato;  che  come  difforme,  &  male 
accordato  con  gli  altri  coftumi  di  lui  belli  &  mifura- 
ti-,  quel  valorolò  Vefcouo,  come  buono  &  ammae- 
ndato cantore  fìiole  le  falfe  voci,  tàtofto  hebbe  kn- 
tito.      Conuienfi  adunque  alle  coftumate  perfone 
hauer  rifguardo  a  quella  mifura ,  che  io  ti  ho  detto , 
nello  andare ,  nello  ftare ,  nel  federe ,  ne  gli  atti,  nel 
portamento ,  &  nel  veftire ,  &  nelle  parole,  &  nel  fi- 
lentio ,  &  nel  pofare ,  &  nelfoperare .      Perche  n5 
fi  dee  l'huomo  ornare  a  guifa  di  femina  ;  accioche 
1  ornamento  non  fia  vno ,  &  la  perlòna  un  altro  ;  co- 
me io  veggo  fare  ad  alcuni ,  che  hanno  i  capelli ,  & 

iabar- 


l6o 

la  barba  Inanellata  col  fèrro  caldo ,  e'1  vifo ,  &  la  go- 
la^ le  mani  cotanto  (trebbiate ,  &  cotanto  (Im- 
picciate, che  fi  difdirebbe  ad  ogni  feminettà*,  anzi 
ad  ogni  meretrice,  quale  ha  più  fretta  di  spacciare 
lafuamercatantia,  &  di  venderla  a  prezzo.      Non 
fi  vuole  ne  putire ,  ne  olire  ;  accioche  il  gentile  non 
renda  odore  dipoltroniero,ne  del  mafchio  venga 
odore  di  femina ,  o  di  meretrice .      Ne  perciò  (ti- 
mo io ,  che  alla  tua  età  fi  difdichino  alcuni  odoruzzi 
(empiici  di  acque  (tillate.      I  tuoi  panni  cóuien  che 
fìano  fecondo  il  coftume  de  gli  altri  di  tuo  tempo,  o 
di  tua  conditione  ;  per  le  cagioni ,  che  io  ho  dette  di 
foprajche  noi  nò  habbiamo  potere  di  mutar  le  ufàn- 
ze  a  noftro  fenno  ;  ma  il  tempo  le  crea  ;  &  confuma- 
le altresì  il  tempo.    Puofèi  bene  ciafcuno  appro- 
priare fuianza  comune .      Che  (è  tu  harai  perauen- 
tura  le  gambe  molto  lunghe ,  &  le  robe  fi  vfino  cor- 
te ;  potrai  far  la  tua  roba  non  delle  più,  ma  delle  me- 
no corte:  Et  fe  alcuno  le  hauefleo  troppo  (òttili  o 
groffe  fuor  di  modo ,  o  forfè  torte  ;  non  dee  farfi  le 
calze  di  colori  molto  accefi ,  ne  molto  vaghi  ;  per 
non  inuitare  altrui  a  mirare  il  fuo  difetto .      Niuna 
tua  uefta  uuole  eifere  molto  molto  leggiadra,  ne 
molto  molto  fregiata;  accioche  non  fi  dica ,  che  tu 
porti  le  calze  di  Ganimede,  oche  tu  ti  fij  merlo  il 
far(ètto  di  Cupido  ;  ma  quale  ella  fi  fia,  vuole  eflere 
affettata  alla  perfòna,  &(tarti  bene;  accioche  non 
paia,che  tu  habbi  indoflb  i  panni  d'unaltro  :  &  (òpra 
tutto  cófarfi  alla  tua  còditione  ;  accioche  il  Cherico 

nonfia 


I6l 

non  Ga  veft ito  da  foldato  ;  &  il  foldato  da  giocolare. 
Effendo  Caftruccio  in  Roma  con  Lodouico  il  Ba- 
llerò in  molta  gloria  &  triompho ,  Duca  di  Lucca,& 
diPiftoia,&  Conte  di  Palazzo,  &  Senator  di  Ro- 
ma, &  Signore  &  Maeftro  della  corte  del  detto  Ba- 
llerò ,  per  leggiadria  &  grandigia  fi  fece  vna  roba  di 
feiamito  cremesì  ;  &dinàzi  al  petto  vn  motto  a  let- 
tere d'oro;  egli  e  come  dio  vvole:  &nelle 
ipalle  di  dietro fimililettere,chediceano,  e  sarà 
come  dio  vorrà.  Quella  roba  credo  io ,  che 
tu  fi-elfo  conofehi  che  fi  farebbe  più  cófatta  al  trom- 
betto di  Caftruccio,  che  ella  non  fi  confece  allui . 
Et  quantunque  i  Re  fiano  fciolti  da  ogni  legge;  non 
faprei  iotuttauia  lodare  il  Re  Manfredi  in  ciò,  che 
egli  fèmpre  fi  vefti  di  drappi  verdi .  Debbiamo 
adunque  procacciare ,  che  la  vefta  bene  ftia  non  fo- 
lo  al  doiTo ,  ma  anchora  al  grado  di  chi  la  porta  :  Et 
oltre  accio ,  che  ella  fi  conuenga  etiandio  alla  con- 
trada ,  oue  noi  dimoriamo  ;  conciofia  colà  che  fi  co- 
me in  altri  paefi  fono  altre  mifure;  &  nondimeno  il 
vendere ,  &.  il  comperare,  &  il  mercatantare  ha  luo- 
go in  ciafeuna  terra;  cofi fono  indiuerlè  contrade 
diuerfe  vfanze  ;  &  pure  in  ogni  paefe  può  l'huomo 
vfare ,  &  ripararvi  acconciamente .  Le  penne,che 
i  Napoletani,  &  gli  Spagniuoli  vfano  di  portare  in 
capo  ;  &  le  pompe ,  &  i  ricami  male  hàno  luogo  tra 
le  robe  de  gli  huomini  graui ,  &  tra  gli  habiti  citta- 
dini ;  &  molto  meno  le  armi,  &  le  maglie:  fi  che 
quello ,  che  in  Verona  perauentura  conuerrebbe,  fi 

X         difdirà 


i6z 

difdiràin  Vinegia;  perciò  che  quefti  cofi  fregiati,  & 
cofi  impennati ,  &  armati  non  iftanno  bene  in  quel- 
la Veneranda  Città  pacifica ,  &  moderata  ;  anzi  pa- 
iono quafi  ortica,  o  lappole  fra  le  herbe  dolci, & 
domeniche  de  gli  horti;&  perciò  fono  poco  rice- 
uuti  nelle  nobili  brigate  ;  fi  come  difformi  dalloro . 
%i  No  dee  l'huomo  nobile  correre  per  via,ne  trop- 

*"    pò  affrettarfi  ;  che  ciò  conuiene  a  palafreniere,&  no 
a  gentilhuomo  :  fenza  che  l'huomo  s'affanna,  &  fu- 
da ,  &  anfà;  lequali  cofe  fono  difdiceuoli  a  cofi  fatte 
perfone .  Ne  perciò  fi  dee  andare  fi  lento,ne  fi  co- 
tegnofo,come  remina  ;  o  come  lpola.  Et  in  caminà- 
do  troppo  dimenarfi  difconuiene.      Ne  le  mani  fi 
uogliono  tenere  fpenzolate,ne  fcagliare  le  braccia  5 
ne  gittarle ,  fi  che  paia ,  che  l'huom  fonimi  le  biade 
nel  campo .      Ne  affiflare  gli  occhi  altrui  nel  vifo  ; 
come  fé  egli  vi  haueffe  alcuna  marauiglia .      Sono 
akuni,che  in  andando  leuano  il  pie  tanto  alto,come 
cauallo ,  che  habbia  lo  fpauento  ;  &:  pare ,  che  tirino 
le  gambe  fuori  d'uno  ftaio .      Altri  percuote  il  pie- 
de in  terra  fi  forte,  che  poco  maggiore  è  ilromore 
delle  earra  ;    Tale  gitta  l'uno  de  piedi  in  fuori .    Et 
tale  brandifce  la  gamba.  Chi  fi  china  ad  ogni  parlo 
a  tirar  fu  le  calze .  Et  chi  fcuote  le  groppe,&  pauo- 
neggiafi;  lequai  cofe  {piacciono  non  come  molto , 
ma  come  poco  auenenti .   Che  fe  il  tuo  palafreno 
porta  perauentura  la  bocca  aperta,  omoftra  la  lin- 
gua; comeche  ciò  alla  bontà  di  lui  non  rilieui  nulla  ; 
al  preno  fi  monterebbe  affai;  &  trouereftine  molto 

meno; 


163 

meno  ;  non  perche  egli  fofle  perciò  men  forte  j  ma 
perche  egli  men  leggiadro  ne  farebbe .  Et  fé  la  leg- 
giadria s'apprezza  ne  gli  animali ,  &  ancho  nelle  co- 
te ,  che  anima  non  hanno ,  ne  fornimento,  come  noi 
veggiamo  ;  che  due  caie  ugualméte  buone, &'agiate 
non  hanno  perciò  vguale  prezzo  5  fé  funa  hauerà 
conueneuoli  mifure,&  l'altra  le  habbia  fconueneuo- 
li  ;  quanto  fi  dee  ella  maggiormente  procacciare ,  & 
apprezzar  ne  gli  huomini  ?  Non  ifta  bene  grat  « 
tarfi,  fedendo  a  tauola;  Et  uuolfi  in  quel  tempo 
guardar  l'huomo  più  che  e  può ,  di  fputare ,  &  fé  pu- 
re fi  fa  ;  facciafi  per  acconcio  modo  $  Io  ho  più  uol- 
te  vdito,che  fi  fono  trouate  delle  nationi  cofi  fòbrie, 
che  non  ifputauano  giam  ai .  Ben  pofsiamo  noi  te- 
nercene per  brieue  fpatio .  Debbiamo  etiandio 
guardarci  di  prendere  il  cibo  fi  ingordamente,  che 
perciò  fi  generi  finghiozzo ,  o  altro  fpiaceuole  atto  5 
come  fa  chi  s'affretta  fi ,  che  conuenga  che  egli  anfi, 
&  foffi  con  noia  di  tutta  la  brigata .  Non  ifta  me- 
defimamentebeneafregarfii  denti  conia  touagli- 
uola;&  meno  col  dito 5  che  fono  atti  difformi. 

Ne  rifoiacquarfi  la  bocca,  &  fputare  il  vino  fta 
bene  in  palefe .  Ne  in  leuandofi  da  tauola  portar 
lo  ftecco  in  bocca ,  a  guifà  d'vccello ,  che  faccia  fuo 
nidojofopra  l'orecchia,  come  barbiere  ,  è  gentil 
coftume .  Et  chi  porta  legato  al  collo  lo  ftuzzica 
denti ,  erra  fonza  fallo; che  oltra  che  quello  è  uno 
ftrano  arnefe  a  ueder  trar  di  fono  ad  vn  gétilhuomo; 
&  ci  fa  fouenire  di  quefti  cauadenti,  che  noi  veggia- 

_     X     2  mo 


i<?4 

mo  falir  fu  per  le  panche  ;  egli  moftra  ancho ,  che  al- 
tri fia  molto  apparecchiato  &  proueduto  per  li  fer- 
uigi  della  gola  ;&  non  lo  io  ben  dire  perche  quefti 
cotali  non  portino  altresì  il  cucchiaio  legato  al  col- 
lo .  Non  fi  conuiene  ancho  lo  abbandonarti  fo- 
pra  la  menfa .  Ne  lo  empierli  di  viuàda  amendue 
i  lati  della  bocca  fi,  che  le  guancie  ne  gonfijno. 

Et  non  fi  uuol  fare  atto  alcuno ,  per  lo  quale  al- 
tri moftri ,  che  gli  fia  grandemente  piaciuta  la  vi- 
uanda,o'lvino,  che  fono  collumi  da  tauernieri,  & 
da  Cinciglioni .  Inuitar  coloro ,  che  fono  a  tauo- 
la,&dire;  Voi  non  mangiate  llamane;  o  Voi  non 
hauete  cofa,  che  vi  piaccia  ;  o  Alfaggiate  di  quello , 
o  di  quell'altro;  non  mi  pare  laudeuol  collume; 
tutto  che  il  più  delle  perfone  lo  habbia  per  fami  - 
gliare ,  &  per  domeftico  :  perche  quantunque  ciò 
facendo  moftrino ,  che  loro  caglia  di  colui ,  cui  efsi 
inuitano  ;  fono  etiandio  molte  uolte  cagione,che 
quegli  defini  con  poca  libertà;  percioche  gli  pare, 
che  li  fia  pollo  mente;  &  vergognali.  Ilprefen- 
tare  alcuna  cofa  del  piattello ,  che  fi  ha  dinanzi,  non 
credo  che  ftia  bene  ;  fé  non  foffe  molto  maggior  di 
grado  colui ,  che  prefènta;  fi  che  il  prefentato  ne  ri- 
ceua  honore  ;  percioche  tra  gli  vguali  dì  conditione 
pare ,  che  colui ,  che  dona ,  fi  faccia  in  vn  certo  mo- 
do maggior  dell'altro,  &  talhora  quello,  che  altri 
dona,  non  piace  a  colui,  a  chi  è  donato;  lènza  che 
moflra ,  che  il  conuito  non  fia  abondeuole  d'intro- 
mefsi,  o  non  fia  ben  diuifato;  quado  all'uno  auanza; 

&  affai- 


dall'altro  mancai  potrebbe  il  Signor  della  cafa 
prenderlo!!  ad  onta:  nondimeno  in  ciò  fi  dee  fare, 
come  fi  fa  5  &  non  come  è  bene  di  fare  :  &  vuolfi  più 
tofto  errare  co  gli  altri  in  queftì  fi  fatti  coiìumi ,  che 
far  bene  fòlo .  Ma  cheche  in  ciò  fi  conuenga,  non 
dei  tu  rifiutar  quello,  che  ti  è  porto;  che  pare,  che 
tu  fprezzi,  o  che  tu  riprenda  colui ,  chel  ti  porge . 

Lo  inuitare  a  bere ,  laqual  vfànz.a,  fi  come  no  no- 
ftra ,  noi  nominiamo  con  vocabolo  foreftiero  ;  ciò  è 
far  Brindifi;  è  uerfo  di  fé biafimeuole;  &  nelle  noftre 
contrade  non  è  anchora  venuto  in  vfo;  fi  che  egli  no 
fi  dee  fare.  Et  Te  altri  inuìtarà  te;  potrai  ageuol- 
mente  non  accettar  lo'nuito  :  &  dire ,  che  tu  ti  arre- 
di per  vinto ,  ringratiandolo  ;  o  pure  aflaggiando  il 
vino  percortefia,fenz,a  altramente  bere.  Et  quan- 
tunque quefto  Brindifi,  fecondo  che  io  ho  fentito 
affermare  a  più  letterati  huomini ,  fia  antica  ufanza 
fiata  nelle  parti  di  Grecia;  &  comeche  efsi  lodino 
molto  vn  buono  huomo  di  quel  tempo ,  che  hebbe 
nome  Socrate  ;  percioche  egli  durò  a  bere  tutta 
vna  notte ,  quanto  la  fu  lunga ,  a  gara  con  vn  'altro 
buono  huomo,  che  fi  faceua  chiamare  Ariftophane  ; 
&  la  marina  vegnéte  infu  l'alba  fece  vna  fottìi  mifura 
per  Geometria,che  nulla  errò  ;  fi  che  ben  moftraua  > 
che'l  vino  no  gli  hauea  fatto  noia;  &  tuttoché  affer- 
mino oltre  accio ,  che  cofi  come  lo  arrifchiarfi  fpef- 
fe  volte  ne  pericoli  della  morte  fa  fhuomo  fraco ,  & 
ficuro;cofi  lo  auezzarfi  a  pericoli  della  fcoftumatez.- 
za  rende  altrui  téperato  &  coftumato  ;  &  percioche 

il  bere 


Ì66 

il  bere  del  vino  a  quel  modo  per  gara  abondeuol- 
mente  &  fouerchio  è  gran  battaglia  alle  forze  del 
beuitore  5  vogliono,  che  ciò  fi  faccia  per  vna  cotal 
pruoua  della  noftra  fermezza  5  &  per  auezzarci  a 
refiftere  alle  forti  técationi,&  a  vincerlercio  no  ofta- 
te  a  me  pare  il  cótrario  5  &  iftimo,che  le  loro  ragioni 
fieno  affai  friuole .    Et  trouiamo,  che  gli  huomini 
letterati  per  pompa  di  loro  parlare  fanno  bene  fpef 
fo,che  il  torto  vince,  &  che  la  ragion  perde.    Si 
che  no  diamo  loro  fede  in  quefto  :  &  ancho  potreb- 
be effere,che  eglino  in  ciò  volefsinofcufare,  £<  rico- 
prire il  peccato  della  loro  terra  corrotta  di  quefto 
vitio;  conciofia  che  il  riprenderla  parea  forfè  peri- 
colofo  $  &  temeano  y  non  perauentura  aueniffe  lo- 
ro quello  ,  che  era  auenuto  al  medefimo  Socrate 
per  lo  fuo  ibuerchio  andare  biafimando  cialcuno  \ 
percioche  per  inuidia  gli  furono  appofti  molti  arti- 
coli diherefia,  &  altri  villani  peccati:  onde  fu  con- 
dannato nella perfona;  comeche  falbamente:  che  di 
vero  fu  buono  &:  catholico ,  fecondo  la  loro  faHà 
Idolatria:  ma  certo  perche  egli  beeffe  cotanto  vino 
quella  notte,neffuna  lode  meritò  ;  percioche  più  ne 
harebbe  beuuto,  o  tenuto  vn  tino .  Et  fé  niuna  no- 
ia no  gli  fece ,  ciò  fu  più  tofto  virtù  di  robufto  eiela- 
bro ,  che  continenza  di  coftumato  huomo ,    Et  che 
che  fi  dichino  le  antiche  Chroniche  fopra  cio,io  rin- 
gratio  Dio ,  che  con  molte  altre  peftilenze,  che  ci 
fono  venute  d  oltra  monti ,  non  è  fino  a  qui  perue- 
nuta  a  noi  quella  pefsima ,  di  prender  non  fidamen- 
te in 


I6j 
te  iii  giuoco,  maetiandio  in  pregio  lo  inebriarli . 
Ne  crederò  io  mai ,  che  la  temperanza  fi  debba  ap- 
prendere da  fi  fatto  maèftro ,  qtiale  è  il  vino ,  &  Te- 
brezza  .      11  Sinifcalco  da  fé  non  dee  inuitare  i  fo- 
reftieri  ;  ne  ritenergli  a  mangiar  col  fuo  Signore  :  E  t 
niuno  auedtito  huomo  farà,  che  fi  ponga  atauola 
per  fuo  inulto  :  ma  fono  alle  volte  i  famigliari  fi  pro- 
fontuofi ,  che  quello ,  che  tocca  al  padrone ,  voglio- 
no fare  pure  efsi .   Lequali  cole  fono  dette  da  noi  in 
quefto  luogo  più  per  incidenza ,  che  perche  l'ordi- 
ne ,  che  noi  pigliammo  da  principio  lo  richiegga . 

Non  fi  dee  alcuno  fpogliare  ,  &  {penalmente 
fcahare  in  publico  ;  cioè  la  doue  honefta  brigata  fia 
che  non  fi  confa  quello  atto  co  quel  luogo .   Et  po- 
trebbe ancho  auenire, che  quelle  parti  del  corpo, 
che  fi  ricuoprono ,  fi  fcopriifero  con  vergogna  di 
lui ,  &  dì  chi  le  vederle .      Ne  pettinarfi ,  ne  lauarfi 
le  mani  fi  vuole  tra  le  perfòne  :  che  fono  cofe  da  fare 
nella  camera,  &  non  in  palefe  5  faluo  (io  dico  del  la- 
uar  le  mani)  quando  fi  vuole  ire  a  tauola  ;  percioche 
allhora  fi  conuien  lauarfele  in  palefe;  quantunque  tu 
niunbifognonehauefsi  j  affinchè  chi  intigne  teco 
nelmedefimo  piattello ,  il  fappia  certo .      Non  fi 
vuol  medefimamente  comparir  con  la  cuffia  della 
notte  in  capo .      Ne  allacciaci  ancho  le  calze  in 
prefenza  della  gente .      Sono  alcuni ,  che  hanno 
per  vezzo  di  torcer  tratto  tratto  la  bocca,  o  gli  oc- 
chi,  o  di  gonfiar  le  gote ,  &  di  foffiare ,  o  di  fare  col 
vifo  fimili  diuerfi  atti  fconci  :  coftoro  conuiene1 

del 


i68 

del  tuttoché  fé  ne  rimanghino;perciochela  Dea 
Pallade ,  fecondamente  che  già  mi  fu  detto  da  certi 
letterati ,  fi  dilettò  un  tempo  di  fonare  la  Cornamu- 
fa  3  &  era  di  ciò  folenne  maeftra .  Auenne ,  che  fo- 
nando ella  vn  giorno  a  fuo  diletto  fopra  una  fonte,!! 
fpecchiò  nell'acqua  ;  &  auedutafi  de  nuoui  atti ,  che 
fonando  le  conueniua  fare  col  vifo  ;  fé  ne  vergognò; 
&  gittò  uia  quella  Cornamufa .    Et  nel  vero  fece 
bene  ;  percioche  non  è  Stormento  da  femine ,  anzi 
difconuiene  parimente  a  mafchi  j  fé  non  foffero  co- 
tali  huomini  di  vile  conditione,  chel  fanno  a  prez- 
zo ,  &  per  arte .   Et  quello  che  io  dico  de  gli  iconci 
atti  del  vifo;  ha  fimilméte  luogo  in  tutte  le  membra. 
Che  non  ifta  bene  ne  moftrar  la  lingua  :  Ne  trop- 
po ftuzzicarfi  la  barba  ;  come  molti  hanno  per  vfan- 
za  di  fare .      Ne  ftropicciar  le  mani  f  una  con  l'al- 
tra .      Ne  gittar  fofpiri,  &  metter,  guai .      Ne  tre- 
mare, o  rifcuoteriì  ;  il  che  medefimamente  foglio- 
nò  fare  alcuni .      Ne  proftenderfi ,  &  proftenden- 
dofi  gridare  per  dolcezza,  oime,  oime;  come  vil- 
lano ,  che  fi  detti  al  pagliaio .      Et  chi  fa  ftrepito 
con  la  bocca  per  fegno  di  marauiglia ,  &  talhora  di 
difprezzo;  fi  contrafa  cofa  laida;  fi  come  tu  puoi  ve- 
dere .  Et  le  cofè  contrafatte  non  fono  troppo  lungi 
dalle  uere .      Non  fi  voglion  fare  corali  rifa  fcioc- 
che  ;  ne  ancho  graffe ,  o  difformi .      Ne  rider  per 
vfanza;  &  non  per  bifogno .      Ne  de  tuoi  medefì- 
mi  motti  voglio  che  tu  ti  rida  ;  che  è  un  lodarti  da  te 
fteffo .   Egli  tocca  di  ridere  a  chi  ode ,  &  non  a  chi 


/ 


dice. 


\6$ 

dice .  Ne  voglio  io  che  tu  ti  facci  a  credere >  che, 
percioche  ciafcuna  di  quefte  cofe ,  è  vn  picciolo  er- 
rore ,  tutte  infieme  fiano  vn  picciolo  errore,  anzi  fe 
n'è  fatto  &  compofto  di  molti  piccioli  vn  grande  $ 
come  io  difsi  da  principio  :  &  quanto  minori  fono, 
tanto  più  è  dimeftiero,  che  altri  u'affifi  l'occhio; 
percioche  efsi  non  fi  fcorgono^  ageuolmente  ;  ma 
fottentrano  nell'ufanza ,  che  altri  non  fe  ne  auede  : 
&  come  le  ipele  minute  per  lo  cótinuare  occultarne 
tecòfumanolohauere;cofi  quefti  leggieri  peccati 
di  nafcofto  guadano  col  numero,&  co  la  moltitudi- 
ne loro  la  bella  &  buona  creaza .  Perche  no  è  da  far- 
fene  beffe .  Vuolfi  ancho  por  méte,come  l'huom 
muoue  il  corpo;  mafsimamenteinfauellando;  per- 
cioche egli  auiene  affai  fpeiTo ,  che  altri  è  fi  attento 
a  quello ,  che  egli  ragiona,  che  poco  gli  cale  d'altro 
Et  chi  dimena  il  capo.Et  chi  ftraluna  gliocchij&l'un 
ciglio  lieua  a  mezzo  la  fronte ,  &  l'altro  china  fino  al 
méto.  Et  tale  torce  la  bocca.  Et  alcuni  altri  Iputano 
addoffo ,  &  nel  vifo  a  coloro ,  co  quali  ragionano . 
Tfouanfi  ancho  di  quelli ,  che  muouono  fi  fattamén- 
te le  mani,  come  le  efsi  ti  voleffero  cacciar  le  mo- 
fche  ;  che  fono  difformi  maniere,&  ipiaceuoli .  Et 
io  vdij  già  raccontare  (  che  molto  ho  vfato  conper- 
fone  fcientiate ,  come  tu  fai  )  che  vn  ualente  huomo, 
ilquale  fu  nominato  Pindaro ,  foleua  dire ,  che  tutto 
quello,  che  ha  in  fefoaue  fapore,  &  acconcio,  fu 
condito  per  mano  della  Leggiadria,  &  della  Auené- 
tezza .      Ora  che  debbo  io  dire  di  quelli,  che  efco- 

Y         no 


170 

no  dello  Scrittoio  fra  la  géte  con  la  penna  nell'orec- 
chio? Et  di  chi  porta  il  fazzoletto  in  bocca? 
O  di  chi  l'una  delle  gambe  mette  infulatauola? 
Et  di  chi  fi  fputa  infu  le  dita?  &di  altre  innume- 
rabili fciocchezze  ?  le  quali  ne  fi  potrebbon  tutte 
raccorre  ,  ne  io  intendo  di  mettermi  alla  pruoua: 
anzi  faranno  perauentura  molti ,  che  diranno ,  que- 
fte  medefime ,  che  io  ho  dette,  effere  fouerchie . 


IL     FINE. 


Imprefle  in  Vinegia  ad  inftantia  di  M.Erafmo 
Gemini,  co  Priuilegij  del  Sommo  Pontefice  ,  & 
dello  llluftrifsimo  Senato  Veneto,  &  di  tutti  glialtri 
Prencipi,  Rep.Dominij,&  Stati,  &  Signori,  nel- 
le cui  terre  Libri  fi  ftampano ,  che  niuno  pof- 
fa  quefte  Rime  &  Profe  imprimere  , 
ne  impreffe  vendere  ne  loro  luo- 
ghi ,  fotto  le  pene  che  in  det 
ti  Priuilegij  fi  conten- 
gono^ non  co- 
loro a  qua- 
li dal 
medefimo 
MefierErafmo  efpref- 
famente  (ara  ciò  permeilo. 


±1